Volontariato

Protezione civile, cabina di regia cercasi

Intervista a Fausto Casini, presidente nazionale di Anpas

di Stefano Arduini

«Il sistema ha retto bene, con due nei: la mancanza di prevenzione degli enti locali e l’incapacità del dipartimento di indicare con precisione le competenze» Dal 6 aprile ad oggi ogni settimana a L’Aquila hanno portato centinaia di volontari, oltre a decine di mezzi, 8 cucine da campo e 3 postazioni mediche avanzate. Oltre alla sala operativa di Firenze attiva 24 ore al giorno. Una mobilitazione post emergenza, che quelli di Anpas preparano con una formazione specifica che dura tutto l’anno e che registra il suo momento clou in occasione del Meeting della solidarietà. L’appuntamento che quest’anno celebra la decima edizione e che dal 20 al 24 maggio vedrà coinvolti ad Enna oltre 700 volontari (info su www.meeting-anpas2009.eu), molti dei quali li ritroveremo quest’estate in Abruzzo. Per Fausto Casini, presidente nazionale delle Pubbliche assistenze, sarà quello il momento per stilare un primo bilancio sulla gestione del terremoto. Un bilancio, come anticipa a Vita, fatto di luci e di ombre.
Vita: A oltre un mese dal sisma, che voto si merita il dipartimento di Bertolaso?
Fausto Casini: Più di così non si poteva fare. Almeno nella fase post emergenziale. Il dipartimento ha potuto contare su una serie di professionalità e competenze che un ente come il mio, fra gli altri, ha costruito in anni di esperienza. Ciò detto occorre tener presenti almeno altri due elementi critici.
Vita: A cosa si riferisce?
Casini: L’Aquila, che ha subito un terremoto di media – non di grande – potenza, si è fatta trovare impreparata. I luoghi di governo dell’emergenza, la prefettura e l’ospedale, erano inagibili. Con la confusione che ne è derivata. Poi mancavano i piani di rischio e i luoghi di ammassamento. Queste sono responsabilità dei vari livelli istituzionali. La Regione per alcuni aspetti di pianificazione urbanistica, poi, a seguire, la Provincia e il Comune. Tanto più che noi oggi non siamo qui a piangere decine di bambini e ragazzi delle scuole perché il terremoto è capitato di notte.
Vita: Come affrontare in futuro questo nodo?
Casini: Insieme alle Misericordie, come Consulta del volontariato presso il Forum del terzo settore stiamo predisponendo un censimento attraverso un questionario per sapere da ogni amministratore pubblico che cosa ha fatto per prepararsi a un’emergenza. Il timore che ho è che si utilizzi il paravento della mancanza di risorse per non prendere nemmeno quelle precauzioni che sarebbero a costo zero.
Vita: Può fare qualche esempio?
Casini: Il primo punto è individuare un luogo che, in caso di emergenza, possa accogliere la protezione civile. Poi occorre che ogni amministrazione abbia a disposizione un elenco delle persone a rischio, penso ai disabili o agli anziani, ma debba anche avere ben presenti quali sono le residenze collettive da soccorrere in via preliminare. Si tratta di piccoli accorgimenti, ma assolutamente necessari.
Vita: Lei ha parlato di due criticità, quale è la seconda?
Casini: Il sistema fatica ancora a individuare gli ambiti di competenza dei vari attori. Da una parte infatti ci sono gli enti di protezione civile, noi, le Misericordie, la Croce rossa, gli Alpini e altri, dall’altra le colonne delle Regioni. La domanda a cui il dipartimento in questi anni non è riuscito a rispondere è: secondo quali criteri vengono impegnate le risorse e viene organizzato il sistema di allertamento?
Vita: Che tipo di difficoltà crea la mancanza di chiarezza?
Casini: Il problema è che non si sa più chi fa cosa in casi in cui tutti vogliono fare tutto. Invece i ruoli andrebbero differenziati. Per superare l’ostacolo si potrebbe introdurre un sistema di convenzioni fra gli enti e il dipartimento di Bertolaso in cui siano ben precisate le competenze e il flusso dei finanziamenti che il governo impegnerebbe a seconda della tipologia di evento. In questo modo lo Stato avrebbe già in casa i diversi piani di intervento in base alle necessità.
Vita: Quante volte vi siete sentiti con Bertolaso in queste settimane?
Casini: Io e lui personalmente siamo incontrati una volta a inizio maggio, ma la nostra centrale di Firenze è sempre stata in contatto col dipartimento.
Vita: Che disponibilità avete trovato rispetto all’ipotesi dei convenzionamenti?
Casini: Non è facile. Ci stiamo ragionando insieme, vedremo.
Vita: Così facendo, però, le Regioni dovrebbero fare un passo indietro…
Casini: A loro spetterebbe il compito principale di lavorare sulla pianificazione e sulla messa in sicurezza del territorio, lasciando la gestione dell’emergenza alle grandi centrali nazionali dell’intervento.
Vita: Ad Enna approverete anche il bilancio. Come si chiude il 2008 per Anpas?
Casini: Con un disavanzo di esercizio di poco più di 38mila euro. A fronte di 2.149.334,68 euro di uscite e 2.111.116,74 di entrate. Ma naturalmente il bilancio economico non tiene conto delle attività dei volontari che invece si ritrovano nel bilancio sociale.


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