Formazione

Protestano disabili e medici. La sanità zoppa

Handicap ignorato, dicono le associazioni. medici di base contro le mutue e la cisl boccia le politiche sociali

di Giampaolo Cerri

Il superministro Tremonti la chiama finanza creativa. Per alcuni è un modo moderno di intendere la scienza delle finanze e la contabilità di Stato. Per altri, un uso disinvolto, spregiudicato, se non virtuale dei conti pubblici. Il Dpef, presentato recentemente dal governo, rientra a pieno titolo in questa nuova stagione della finanza pubblica italiana. L?esecutivo ha scoperto le carte dopo uno stillicidio di anticipazioni. I ministri del gabinetto Berlusconi, confermando la critica di Giuliano Ferrara sulla difficoltà di comunicazione di questo governo, hanno fatto la corsa a dire la loro, suscitando un vespaio a ogni anticipazione. Chi vede nero e comincia a metter le mani avanti in vista della Finanziaria 2003, che nella cornice del Dpef dovrà inserirsi, sono le associazioni che si occupano di disabilità. «Chiediamo di aumentare le risorse disponibili per la pensione dei disabili», dice la Fish, l a Federazione italiana per il superamento dell?handicap. I disabili al di sotto dei 60 anni percepiscono poco più di 220 euro al mese «e non possono neppure ottenere l?elevazione del minimo pensionistico al ?milione di lire?», dice la Fish ricordando un cavallo di battaglia elettorale del Cavaliere. Situazione che si fa drammatica se si prendono in esame i non autosufficienti: «Se ricoverati, hanno bisogno di assistenza sociale e sanitaria per un costo medio di circa 3mila euro al mese e le Asl, violando la legge, cercano di scaricare parte di tale costo sulle spalle degli utenti stessi o dei loro familiari». Dall?assistenziale al sanitario. L?idea di tornare alle casse mutue private, anticipata dal ministro della salute, Girolamo Sirchia, ha generato una protesta generalizzata. «Gli incomprensibili provvedimenti annunciati», commenta Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale, «sono da considerarsi ?sospetti? per il fatto che contraddicono i principi basilari di qualunque modello sanitario moderno che si prefigga l?obbiettivo di garantire le cure agli anziani, ai malati cronici e alle fasce bisognose della popolazione che, per definizione, incluso nel modello Usa, sono a carico dello Stato e non dei privati». Stoccate anche sulle politiche sociali. Il brutto è che provengono da un sindacato, la Cisl, non pregiudizialmente ostile all?esecutivo, tanto da mettersi al tavolo del Patto per l?Italia, sottoscrivendolo pure. «Le politiche sociali sono la cenerentola nelle politiche programmatiche di questo governo», dice il segretario confederale Graziano Treré, «il grande assente nel Dpef è il sistema di interventi e servizi sociali». Il rischio reale, afferma Treré, «è lo svuotamento del significato e della portata finanziaria del provvedimento: ci troviamo ancora di fronte a mere enunciazioni di principio, e per di più molto ambiziose, dietro alle quali però non è chiaro quale sia il vero impegno, quello finanziario, che il governo intende assumere».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA