Welfare

Protesta contro la morte di Jimmy Mubenga

Originario dell'Angola, Mubenga era deceduto il 12 ottobre durante un rimpatrio aereo forzato

di Redazione

E’ passato un mese dalla morte di Jimmy Mubenga, deceduto in circostanze mai chiarite nel corso di un rimpatrio forzato effettuato sul volo di linea della British Airways che collega Londra a Luanda.

Per rafforzare le pressioni sulle autorità britanniche, domani i familiari di Mubenga e rappresentanti della società civile inglese organizzano una marcia di protesta che dall’Ambasciata angolana si concluderà davanti all’Home Office, il ministero degli Affari interni. I parenti della vittima consegneranno una lettera al Segretario di Stato per chiedere chiarimenti sull’uso sproporzionato della forza durante il rimpatrio. Un’altra lettera verrà consegnata all’ambasciatore dell’Angola per un appoggio formale della autorità del paese africano in questa vicenda.

Jimmy Mubenga è morto il 12 ottobre scorso. Poco dopo le 20, i passeggeri del volo Londra-Luanda si sono ritrovati a bordo dell’aereo con quattro persone piazzati in fondo al velivolo, Mubenga e tre uomini dell’agenzia di sicurezza privata G4S. Secondo la ricostruzione effettuata dal Guardian, il cittadino angolano tentava di resistere per evitare il suo rimpatrio. Ma qualcosa è andato storto. Dopo un’ultima telefonata concessa alla moglie e ulteriori proteste, la voce di Mubenga si è prima affievolita, per poi ridursi al silenzio.

“Si poteva sentire il tipo urlare nella coda dell’aereo” hanno raccontato al Guardian i testimoni della scena. “Diceva: ‘Stanno per uccidermi’. All’inizio la sua voce era forte, man mano però è diventata sempre meno potente». Mubenga si è lamentato più volte di non riuscire a respirare, mentre i tre agenti di sicurezza lo mantenevano bloccato contro il sedile. «Gli agenti di sicurezza hanno misurato la sua pressione, al collo e al polso. E da quel momento sono apparsi preoccupati».

L’aereo, che si apprestava a decollare, ha fatto retromarcia ed è tornato alla porta di imbarco. Una squadra di medici è salita a bordo per rianimare Jimmy, per poi trasferirlo all’ospedale. Una corsa disperata che si è conclusa con la registrazione del decesso di Jimmy Mubenga. Una prima autopsia, effettuata di fretta e senza la presenza di un avvocato della famiglia della vittima, non era riuscita a determinare le cause della morte.

Mentre un’inchiesta ufficiale è stata aperta e affidata a Scotland Yard, la morte di Mubenga è diventato un caso politico. Il deputato laburista Keith Vaz ha denunciato un “incidente costernante” e il liberal-democratico Tom Brake ha chiesto un dibattito parlamentare sulle condizioni di espulsioni degli immigrati in situazione irregolare.

Sul banco degli imputati, c’è la società G4S che compie i rimpatri forzati per conto del ministero dell’interno. Un rapporto dell’Ong Medical justice recapitato al governo nel mese di marzo sugli abusi compiuti dalle scorte private denunciava un uso sproporzionato della forza.

Ogni anno, la Gran Bretagna espelle 10 mila sans papiers sui voli commerciali diretti in Iraq, Afghanistan, Nigeria e Repubblica democratica del Congo.

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