Formazione

Prostituzione: una bella storia da Genova

Un gruppo di famiglie genovesi "adotta" 40 prostitute nigeriane

di Gabriella Meroni

Una comunita’ di cattolici africani nel cuore antico di Genova, 40 prostitute nigeriane e senegalesi e un prete genovese. Sono i protagonisti di una storia di ‘redenzione’, tra canti, danze, pianti e pentimenti. ”Alla base c’e’ una grande solidarieta’ – spiega padre Tommasi – valore fondamentale per il mondo africano che noi in occidente stiamo perdendo”. Dopo un lungo e difficile percorso le prostitute pentite sono state adottate dalle famiglie della comunita’ e in molti casi ospitate direttamente nelle loro case, insieme con i bambini e gli anziani. Padre Giovanni Tommasi, da 25 anni impegnato nelle parrochie del gigantesco e multirazziale centro storico di Genova, e’ il regista del progetto ‘spezzare le catene’, destinato ad aiutare le prostitute. ”Dopo tanto tempo ho appena scoperto una questione cruciale – ha spiegato oggi alla presentazione di un convegno promosso dall’Arcivescovo di Genova – cioe’ che difficilmente una ragazza africana persevera nella sua decisione di abbandonare la strada al di fuori di una comunita’ di connazionali. Se non si inserisce in un gruppo di africani che conducono una vita ordinata e normale non vi riuscira”’. Tommasi ha ricevuto l’impulso decisivo da una comunita’ cattolica africana nata nel centro storico di Genova per iniziativa di senegalesi, nigeriani, congolesi e camerunensi. Oggi conta quasi duecento persone. ”Si incontrano due volte la settimana per pregare e stare insieme – ha spiegato Tommasi – spesso danzano e cantano”. ”La solidarieta’ all’interno del gruppo e’ molto forte – ha detto Tommasi – e nasce dal profondo della cultura africana, una societa’ che vive un’economia di comunione. La partecipazione alla vita di tutti e’ essenziale infatti in un villaggio africano”. Ricreato sull’altra sponda del Mediterraneo, il villaggio da’ buoni frutti. ”Ho scoperto questo elemento essenziale a contatto con loro – ha aggiunto il sacerdote – gli africani non vivono soli, hanno un forte senso di comunita’. L’anziano non e’ mai abbandonato, il debole e’ aiutato da tutti, il bambino e’ un bene prezioso su cui vigili l’intera comunita”’. Con la collaborazione del sacerdote, di alcune strutture della diocesi e dei programmi sociali della Provincia di Genova, le prostitute sono state allontanate dalla strada e avvicinate alle famiglie. Una quarantina di loro ha abbandonato la strada: ”le famiglie – ha sottolineato Tommasi – si sono sentite in obbligo di ospitarle nelle loro case, tra bambini e anziani”. L’iniziativa ha bisogno di aiuti economici per proseguire. ”Una ragazza che lascia la strada il giorno dopo ha fame, alla fine del mese deve pagare l’affitto – ha spiegato il sacerdote – poi servono i permessi di soggiorno, quelli di lavoro. Ho speso piu’ di un milione alla settimana e devo ringraziare l’ Arcivescovo di Genova che in prima persona ha dato il suo aiuto”. Colpito dalla religiosita’ delle prostitute, che portano in borsa la bibbia o il crocifisso, Tommasi ha assistito a una sorta di rito di conversione: ”alle riunioni della comunita’ – ha spiegato – cantavano e danzavano, invocavano e urlavano, partecipando con tutto il loro corpo e con l’anima all’inno di preghiera. Alla fine, dopo diversi incontri, sono state toccate nel cuore, hanno pianto e si sono pentite”. La protezione dell’arcidiocesi si e’ allungata fino ai paesi d’origine per sventare due casi di ritorsione nei confronti delle famiglie delle prostitute pentite. Intanto padre Tommasi segue le due corali gospel create da alcune ragazze ‘redente’, cosi’ brave che potrebbero presto trovare una strada autonoma.


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