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Proposte di riforma della 180. Critici gli operatori sociali

Sta procedendo presso il comitato ristretto della commissione Affari sociali della Camera, fortemente criticata dalle associazioni di settore.

di Benedetta Verrini

Sta procedendo presso il comitato ristretto della commissione Affari sociali della Camera l?iter della cosiddetta riforma della legge 180, che in campo di malattie mentali ha decretato la chiusura dei manicomi. La proposta (C.174), presentata da Maria Burani Procaccini (Forza Italia), è stata fortemente criticata dalle associazioni del settore e da molti psichiatri che tentano di salvaguardare la tradizione basagliana della cura e della presa in carico dei malati mentali. In più battute riveduta e corretta, ora viene trattata congiuntamente ad altre proposte (C. 152 Cè, C. 844 Cento, C. 2998 Moroni, C. 4420 Lucchese) in un tentativo di coordinamento. Le prime anticipazioni sui contenuti non hanno però rassicurato le associazioni e le cooperative sociali impegnate nel settore. “è una proposta che mi trova assolutamente contraria”, commenta Ardea Moretti, responsabile dell?area psichiatria della cooperativa Itaca di Pordenone. “Perché nega il riconoscimento base del diritto di cittadinanza della persona con sofferenza mentale. Perché accentua lo stigma, il rifiuto del ?matto?, quello cronico, quello da nascondere”. Inoltre il testo in discussione “dà spazio agli interessi privati di cliniche, università, strutture accreditate senza che siano previsti controlli” prosegue la Moretti. “Non definisce un obbligo di ripartizione specifica dei fondi della sanità a favore della salute mentale, promettendo sussidi e compensi ai familiari, senza collegarli a una progettualità individuale: certo la sofferenza della famiglia viene riconosciuta, ma sembra essere valutata in relazione al costo di un posto letto”. Infine, la riforma in discussione “non riconosce quello che la società civile ha prodotto, riportando la cooperazione sociale a un mero contenitore alternativo”.


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