Welfare

Promemoria al governo. Impresa sociale istruzioni per l’uso

Pochi articoli di legge, modifica del codice civile e un sistema di monitoraggio. Li propone la fondazione Nova Spes a Maroni. Ne parla Luigi Cappugi

di Giampaolo Cerri

Un promemoria per il governo, quello consegnato giovedì 20 giugno scorso nelle mani del ministro del Welfare, Roberto Maroni dalla Fondazione Nova Spes di Roma. Un centro di ricerca autorevole, che indaga «la globalità dell?uomo» attraverso scienza, economia, comunicazione e religione e di cui fanno parte eccellenti studiosi di varie discipline (vedi box in alto). Il convegno e la produzione di ricerca nel non profit «sono un valore aggiunto rispetto a un lavoro ultraventennale», spiega l?economista Luigi Cappugi, docente alla Luiss e all?Università di Viterbo nonché consigliere di Andreotti, nel suo ultimo governo. È uno degli autori del progetto di riforma del Codice civile con il quale si vuol introdurre nell?ordinamento l?impresa sociale. Un pacchetto di proposte messo a punto con Stefano Zamagni e altri studiosi e che il governo, chiamato a riempire di contenuto la legge delega, potrebbe anche utilizzare. La prima proposta è appunto la riforma. Lineare: appena una ventina di articoli che vanno a modificare alcuni capi e sezioni del Codice, quelli che disciplinano l?impresa commerciale. Modifiche che servono a introdurre, al capo X appunto, l?impresa non profit. Il fatto che si proponga di modificare il Codice anziché prevedere una norma ad hoc, «significa aumentare il carattere strutturale dell?innovazione: accanto all?impresa commerciale, c?è quella sociale», spiega Cappugi. L?articolato si ricollega ovviamente ai criteri generali della delega governativa sulla quale le varie anime del Terzo settore italiano hanno ritrovato unità nella primavera scorsa, dopo una fase di serrato confronto a fine 2001. Uno dei punti contesi riguardava la partecipazione degli utenti. «In questa idea di impresa sociale c?è tutto lo spazio per rappresentare gli utenti e, più generalmente, i portatori di interesse». Si tratta infatti di prevedere «l?obbligatorietà del bilancio sociale, accanto a quello economico, nel quale trovi rappresentanza la domanda sociale cui l?impresa cerca di dare risposte». Cappugi parla di un consiglio di stakeholder, «qualcosa di simile al consiglio generale delle società per azioni tedesche, in cui si approvi l?attività stessa dell?impresa». Naturalmente il bilancio sociale dovrà contenere tutti riferimenti dell?azione svolta, «all?insegna della trasparenza». Altro cardine della proposta, il monitoraggio: un progetto di analisi specifica della legge e delle sue applicazioni. «Si tratta di formalizzare una figura giuridica nuova e di valutarne le ricadute in termini di sviluppo», chiarisce Cappugi, «oltre tutto siamo in presenza di una legge che definisce programmi di intervento per produrre benefici economici e sociali, una norma operativa, e quindi il monitoraggio di efficienza e di costi diventa assolutamente indispensabile». Una valutazione di impatto macro e microeconomico per apportare correttivi in progress. Non è una novità assoluta: la Società italiana di monitoraggio, presieduta dalla stesso Cappugi, ha realizzato, per conto del Senato, uno studio, questa volta ex post, sulla ?Tremonti 1?: «Né il padre di quella legge né Visco, suo successore, ebbero a eccepire su quel lavoro» .


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