I progressi nella lotta contro l’Aids nelle nazioni povere rischiano di essere vanificati a causa del venir meno del sostegno dei Paesi donatori. La denuncia è di Medici senza frontiere (Msf) che, in vista del summit Onu sull’Aids, a giugno a New York, avverte: «La diminuzione del supporto da parte dei donatori impedisce che avvengano cambiamenti vitali, e cio’ proprio mentre Paesi duramente colpiti dalla pandemia stanno mettendo in atto miglioramenti nei loro protocolli di cure allo scopo di ridurre i decessi».
Secondo il rapporto «esiste un chiaro impegno da parte dei Paesi per dare un’ambiziosa risposta all’Aids, cambiando le proprie linee guida al fine di curare i pazienti prima e con farmaci di migliore qualità».
Per Tido von Schoen-Angerer, responsabile della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di Msf, “a causa della diminuzione dei fondi, alcuni di essi non sono in grado di tradurre le nuove linee guida in azioni concrete: cio’ ci ricorda quanto questi progressi siano in realta’ fragili”.
Il rapporto di Msf ‘Getting ahead of the wave’ fornisce una panoramica dell’attuale risposta alla pandemia, guardando alle politiche messe in atto in 16 Stati che insieme costituiscono il 52% del bacino di Hiv/Aids a livello globale. Di questi, 12 hanno modificato i propri protocolli di cura per prendersi in carico i pazienti il prima possibile, mentre 14 hanno cambiato le linee guida per passare a farmaci meglio tollerati. Entrambe queste politiche fanno parte delle piu’ recenti raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Oms).
All’inizio di giugno i governi si riuniranno a Palazzo di Vetro con l’obiettivo di impegnarsi nel piano d’azione per la lotta all’Aids dei prossimi 10 anni. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon ha chiesto ai governi di arrivare a curare almeno 13 milioni di persone entro il 2015, mentre altri hanno parlato di 15 milioni di persone.
Tuttavia, hanno riferito da Msf, «durante gli incontri a porte chiuse Stati Uniti e alcuni governi europei, tra cui il Regno Unito, si sono opposti. Solo se tutti i governi assumeranno un impegno comune, si potra’ mettere in atto una risposta globale contro la pandemia».
Oggi «dieci milioni di persone hanno urgente bisogno di cure – ha sottolineato l’esperto di Msf – abbiamo imparato molto negli scorsi decenni su come fornire le cure al maggior numero di persone e il piu’ rapidamente possibile. Con le giuste politiche potremmo triplicare il numero di pazienti trattati senza triplicare i costi. Ma se i governi donatori non sostengono un obiettivo di cura, inviano il chiaro messaggio che non intendono nemmeno affrontare la pandemia».
Msf ha iniziato a fornire terapie antiretrovirali nel 2000; oggi li fornisce a piu’ di 170.000 sieropositivi in 19 Paesi di Africa e Asia.
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