Welfare
Progetto Indulto, assunti a quota 75
Il programma dell'agenzia del ministero dell'Interno ha avviato anche 952 tirocini. "Il progetto si conclude ad aprile 2009", dice la coordinatrice, "obiettivo 2mila tirocini e il 10-30% di assun
Al 17 marzo 2008, 75 assunti, quasi 20 in più del mese precedente. I tirocini avviati, 952, spalmati su 14 città di 12 regioni italiane. Questi i risultati di un anno e mezzo di “Progetto Indulto”, il programma di reinserimento a cui il ministero dell’Interno ha destinato ben 11,5 milioni di Euro del suo bilancio. Una macchina, quella del ministero, che dopo i primi difficili e lenti passi sta finalmente vedendo crescere i propri numeri, dando man forte ai beneficiari dell’indulto nel trovare un paracadute sociale una volta fuori dalle mura carcerarie.
Delle 75 assunzioni, ecco la divisione regionale: capofila il Veneto, a quota 24. Poi Piemonte 17, Toscana 12, Emilia Romagna 7, Lazio 5, Sardegna e Sicilia 3 a testa. In coda, Puglia e Lombardia, con soli 2 nuovi posti di lavoro assegnati. Per quanto riguarda i tirocini attivati, il primato spetta alla Sicilia, con 192, seguita da Puglia con 175 e Lazio 137. In coda, anche questa volta, la Lombardia con 24. “Ogni regione ha dinamiche proprie”, spiega Giovanna Gorini, coordinatrice nazionale di Progetto Indulto, “ad esempio, in Veneto il passaggio da tirocinio ad assunzione ha avuto un’incidenza molto alta, vicina al 50%: 24 assunti su 51 tirocini avviati. In Sicilia, invece, siamo partiti più tardi ma la quota di tirocini è sempre più elevata, segno del forte interessamento di aziende e cooperazione sociale”. Perchè tali discrepanze? “Al nord, abbiamo avuto più difficoltà a intercettare i detenuti, e i motivi possono essere vari”, continua la coordinatrice, “tra questi la maggior offerta di lavoro in generale, e il fatto che molte carceri sono per detenuti “di passaggio”, ovvero che non vivono direttamente lì e, una volta liberi, sono tornati al loro luogo d’origne. Un ulteriore motivo, ad esempio in Lombardia, è che altri enti istituzionali hanno promosso propri progetti di reinserimento lavorativo”.
In totale, oggi quasi il 10% dei tirocini non rimane unicamente un esperienza in più che “fa curriculum” ma si trasforma in un lavoro vero. “Dei 75, il 50% è assunto a tempo indeterminato, l’altrà metà a tempo determinato di minimo un anno, e l’azienda che li assume riceve un bonus una tantum di mille euro.”, precisa Gorini, ” La quota di assunzione compresa tra il 10 e il 3’% e quella che ci siamo prefissati come obiettivo interno di Italia Lavoro, mentre per i tirocini da attivare siamo a metà, avendone previsti ufficialmente 2mila”. Le mansioni? “Manutenzione del verde, pulizie industriali, riciclaggio per rifiuti sono le attività che vanno per la maggiore”.
Tra i datori di lavoro, il profit fa la sua parte: “Sia come tirocini avviati che come assunzioni, siamo al 40% di aziende e 60% di cooperazione sociale”. Un dato quasi a sorpresa. vista l’attuale timidezza nell’avvicinarsi al mondo carcerario da parte delle imprese. “La fiducia c’è e viene ricambiata. La quota di interruzioni di tirocini è del 15%, inferiore a quella nazionale generale. Quando succede, si punta a trovare un’altra occasione per l’ex detenuto”. Un altro obiettivo iniziale del progetto era attivare reti territoriali. “Tramite collegamenti di vari attori sociali e non, la persona non è mai lasciata a sé stessa da quando viene intercettata”.
Gran parte dei beneficiari del progetto è di sesso maschile, “circa il 91%, mentre l’età media è attorno ai 40 anni, con un picco del 20% tra i 40 e i 50”, aggiunge la coordinatrice. Pochi, infine, gli stranieri, meno dell’uno per cento.
Iniziato il 10 ottobre 2006, la conclusione del progetto ministeriale era inizialmente prevista per il 9 aprile 2008. “Ma è già arrivato il rinnovo per sei mesi, a cui sicuramente se ne aggiungeranno altri sei, fino ad arrivare, quindi, al 9 aprile 2009. Tempo in più per raggiungere gli obiettivi prefissati”.
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