Volontariato
Progetto FAO in 6 paesi mediorientali apre nuove opportunit
1,8 milioni di dollari investiti, Egitto, Iran, Giordania, Libano, Siria e Palestina coinvolti, l'Italia finanziatrice tramite il Fondo Speciale per la Sicurezza Alimentare della Fao
di Paolo Manzo
Grazie ad un progetto della FAO, che promuove l?impiego di tecniche di lotta integrata (IPM l?acronimo inglese), potrebbero presto aprirsi nuove opportunità commerciali verso i mercati esteri per i prodotti ortofrutticoli della regione mediorientale.
Il progetto FAO ?Lotta Integrata per le colture orticole della regione mediorientale? introduce pratiche agronomiche innovative che fanno un uso minimo di pesticidi e fitofarmaci. Il progetto, di due anni nella fase pilota, è di circa 1,8 milioni di dollari e coinvolge sei paesi: Egitto, Iran, Giordania, Libano, Siria e Territori Palestinesi ed è finanziato dal governo italiano mediante il Fondo Speciale per la Sicurezza Alimentare della FAO.
L?agricoltura, il settore dominante della regione, è severamente penalizzata dalla ricorrente siccità. Le precipitazioni sono scarse e sono presenti preoccupanti fenomeni di desertificazione. Il tentativo di aumentare la produzione per l?esportazione ha spesso portato ad un?intensificazione delle colture e ad un uso eccessivo di input tra i quali i pesticidi sintetici.
Queste pratiche non sono servite, perché le norme più restrittive sui livelli massimi consentiti di residui da pesticidi varate dall’Unione Europea hanno precluso a questi prodotti l?accesso ai mercati esteri. Un uso indiscriminato di sostanze anticrittogamiche oltre a causare gravi scompensi all?intero agro-ecosistema, ha anche prodotto in alcuni casi effetti contrari a quelli desiderati, causando recidive e parassiti resistenti ai trattamenti.
Si stima che ogni anno siano almeno tre milioni i casi di avvelenamento da pesticidi, e circa 220 mila le morti che possono farsi risalire ad essi, con l?incidenza maggiore nei paesi in via di sviluppo ed in transizione.
Le scuole sul campo
Il progetto FAO ha utilizzato come veicolo di divulgazione le “scuole sul campo”, un efficace mezzo per vincere la riluttanza dei contadini verso nuovi sistemi, nella convinzione che l?uso di pesticidi sia l?unica soluzione per combattere parassiti e fitopatologie.
Le scuole sul campo rappresentano un modo attivo di coinvolgere direttamente gli agricoltori e le comunità locali. Divisi in gruppi che variano da 15 a 25 persone, i contadini in Siria, in Iran, in Libano, così come negli altri paesi, hanno avuto la possibilità di apprendere dall?osservazione diretta e verificare nel corso di un?intera stagione produttiva l?efficacia dell’impiego di tecniche agronomiche alternative all?uso dei pesticidi per la lotta ai principali insetti nocivi, parassiti e malattie.
Hanno imparato a distinguere tra insetti dannosi ed altri utili ed a limitare al minimo concimi chimici e fitofarmaci di sintesi. Hanno sperimentato di persona l?impiego di antagonisti naturali e di metodi che hanno aiutato a proteggere le colture nel rispetto degli equilibri naturali, a tutela della salute degli operatori e dei consumatori.
La strategia IPM ha implicato anche l?eliminazione dei pesticidi obsoleti ed un controllo attento della qualità, della quantità e dell?appropriatezza dell?uso di sostanze insetticide ed anticrittogamiche riuscendo a ridurre il numero dei trattamenti.
Produzione non solo più sostenibile ma anche più redditizia
?In Siria ? dice l?esperto FAO che coordina il progetto, l?agronomo italiano Alfredo Impiglia ? un decreto del governo ha stabilito una certificazione biologica per le mele ed i pomodori prodotti nell?ambito del progetto. I prodotti con il logo IPM potranno trovare compratori locali ed europei con maggiore facilità, con un profitto maggiore per gli agricoltori?, aggiunge.
In Iran – dove sono state organizzate oltre sessanta scuole sul campo per i coltivatori di pistacchio, uva da tavola, cetriolo e melo – si sta esplorando il modo per esportare questi prodotti in Europa con l?assistenza della Ambasciata d?Italia a Teheran.
Proprio per analizzare i successi raggiunti dal progetto a due anni dal suo avvio, e valutare la possibilità di estenderlo, si svolgerà domani presso la FAO un seminario a cui oltre agli esperti FAO del programma IPM ed ai responsabili regionali del progetto, parteciperanno anche il Vice Direttore Generale della FAO del Dipartimento di Cooperazione Tecnica, Tesfai Tecle, rappresentanti dei paesi coinvolti, del Ministero delle Politiche Agricole italiano e della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.