Non profit
Progetto di ricerca-intervento contro il bullismo e la violenza a scuola
Presentato a Padova presso il Centro Congressi di Villa Ottoboni, nellambito della Relazione Nessuno è minore sulla condizione dellinfanzia e delladolescenza nel Veneto per lanno 2006
(12 dicembre 2006)
Il progetto di ricerca e intervento è stato presentato a Padova presso il Centro Congressi di Villa Ottoboni, nell?ambito della Relazione ?Nessuno è minore? sulla condizione dell?infanzia e dell?adolescenza nel Veneto per l?anno 2006 dell’Osservatorio regionale veneto per l’infanzia e l’adolescenza.
Il fenomeno del “bullismo” rappresenta una problematica che, da tempo, continua ad essere di viva attualità, tanto che quasi quotidianamente la stampa riporta casi di maltrattamento o di ricatto agiti da ragazzi a danno dei loro pari. Teatro del bullismo è spesso la scuola, dove la prevaricazione può manifestarsi attraverso aggressione fisica, offese verbali, umiliazioni, minacce, fino all?esclusione dal gruppo, sempre con l?intento di ferire e di recare un danno materiale o psicologico al compagno o alla compagna. Ciò che caratterizza il bullismo è infatti l?intenzionalità, la continuità nel tempo del comportamento prevaricatorio e la difficoltà della vittima a reagire e a difendersi.
Gli insegnanti sono tra i testimoni di questa realtà, per cui la scuola può divenire un osservatorio
?privilegiato? rispetto ai problemi che molti ragazzi e ragazze presentano ? già in età prescolare
e nei primi anni della scuola dell?obbligo ? nella relazione coi compagni.
A partire da tale dato l?Istituto regionale di ricerca educativa del Veneto (Irrev), in collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione e della Regione del Veneto, ha organizzato il progetto di ricerca-intervento contro il bullismo e la violenza a scuola. La collaborazione con il Ministero è avvenuta negli anni scolastici 1999-2001, quando il progetto è stato sperimentato nel ciclo primario di istruzione ed avviato nel secondo ciclo. La collaborazione con la Regione del Veneto, Assessorato cultura, identità veneta, istruzione, è avvenuta negli anni scolastici 2001-2003 con il completamento della sperimentazione nel ciclo secondario di istruzione.
Il lavoro è partito da indagini preliminari svolte in alcune scuole del Veneto, che confermavano i dati nazionali (secondo i dati di allora, circa il 40% degli alunni di scuola primaria, il 25% degli alunni di secondaria di I° e il 15% degli studenti degli istituti tecnici e professionali si dichiarava vittima di prepotenze ripetute) relativamente alla rilevanza del fenomeno, alla presenza più evidente nelle ultime classi della scuola primaria, alle modalità più indirette e sottili mediante cui il bullismo si esprime in funzione dell?età, alla differenza qualitativa tra maschi e femmine, alla prevalenza dei luoghi in cui avvengono gli episodi di prepotenza.
Risultati preoccupanti, che hanno indotto l?Irrev ad affrontare tale intricata problematica a partire da una conoscenza quantitativa del fenomeno a livello regionale, cercando contemporaneamente di individuare e sperimentare percorsi didattici utili a contrastare quei comportamenti aggressivi e prevaricatori che si manifestano in età evolutiva, soprattutto in ambito scolastico.
Gli esiti sperimentali hanno complessivamente evidenziato come gli interventi scolastici antibullismo possono condurre a risultati incoraggianti anche in progetti estesi e di più ampia portata, come quello attuato dall?Irre del Veneto che, rispetto a proposte precedenti, ha operato
non con un?unica scuola ma con una rete di scuole. A seguito del lavoro effettuato in ambedue i cicli scolastici si è potuto infatti registrare un miglioramento della situazione sia dal punto di vista dell?incidenza del bullismo che dal punto di vista del clima delle classi coinvolte, rivelatesi generalmente più sensibili alla problematica e più disponibili ad attivare situazioni di comunicazione e di aiuto per i ragazzi in difficoltà.
L?idea chiave del progetto è stata quella di considerare il fenomeno del bullismo non come problema di un singolo o di una coppia ? vittima/prevaricatore ? ma dell?intero gruppo classe.
Se il comportamento prepotente, come emerge dagli studi, è un modo di muoversi, comunicare, creare rapporti di potere nell?ambiente che può essere incoraggiato o scoraggiato dal tipo di reazione degli altri componenti del gruppo, allora è importante chiedersi come mai un soggetto in un determinato contesto abbia un comportamento violento e quali siano le condizioni che ne sostengono o scoraggiano l?azione. Si tratta in altre parole di passare da un intervento fatto prevalentemente sulla singola persona, che viene vista come negativa se non potenzialmente patologica, ad un percorso educativo con l?intero gruppo per aiutare a riflettere sui comportamenti e le loro conseguenze, stimolare il senso di responsabilità e di aiuto reciproco, migliorare la capacità di affrontare e risolvere i problemi e i conflitti.
La proposta alle scuole adottata dall?Irrev ha introdotto nella scuola figure nuove per l?Italia, quali l?operatore amico e il mediatore di conflitti, cioè gruppi di studenti che una volta scelti e formati concordano un progetto per favorire lo stare insieme, evitare che qualcuno venga emarginato, cercare soluzioni condivise ai conflitti e provano per un tempo definito, circa due mesi, a metterlo in pratica. Si è capita innanzitutto l?importanza che la formazione aveva per gli allievi coinvolti; in una scuola come quella italiana che per lo più inserisce gli obiettivi sociali all?interno della valutazione senza attrezzare percorsi specifici, quasi si trattasse di doti naturali o di buona volontà, nel corso di due anni tutti gli alunni di una stessa classe potevano fare un?esperienza forte di scambio e confronto sulla relazione interpersonale e sul significato dell?aiuto reciproco e avere poi uno spazio di piccolo gruppo per pensare e sperimentare come muoversi nella classe.
In questa proposta è interessante anche il ruolo dell?insegnante che, senza illudersi di poter tutto capire e controllare, fa un passo indietro e, pur restando come punto di riferimento, lascia che il gruppo di studenti pensi e provi iniziative loro. Questo ha permesso di attivare una grande ricchezza di attività, diversa da classe a classe e da gruppo a gruppo, dal teatro ai giochi, a progetti di modifica degli spazi comuni, ma anche il semplice parlarsi.
Formarsi a scuola vuol dire stare bene con se stessi e con gli altri, crescere in una comunità senza disagi e preoccupazioni. All?interno del mondo della scuola va perciò trovato il modo e lo spazio per accompagnare i giovani nel loro processo di maturazione, creando un ambiente favorevole e attento alle esigenze di ciascuno cosicché nessuno, all?interno della rete scolastica, debba sentirsi abbandonato a se stesso, evento che risulterebbe una sconfitta per tutto il sistema educativo; per questo motivo, vanno costruiti con metodo, intelligenza e grande sensibilità, gli strumenti che consentano alla scuola di affrontare questa sfida importante ed impegnativa.
Il particolare fenomeno del bullismo ci fa riflettere e ci aiuta a capire che il successo scolastico non può essere l?unico obiettivo a cui può guardare un?agenzia educativa come la scuola. Gli atti di sopruso, di prevaricazione e prepotenza tra pari rimandano a molteplici necessità: innanzitutto a sensibilizzare gli adulti alla conoscenza e alla capacità di interpretare i segnali di tale specifico disagio, in secondo luogo a formare gli insegnanti affinché sappiano rispondere ai bisogni emergenti con un?opportuna metodologia, infine a valorizzare le capacità di aiuto tra pari e le competenze sociali di alunne ed alunni.
Per un approfondimento, vedi: Lazzarin M.G., Zambianchi E., Pratiche didattiche per prevenire il bullismo a scuola, Milano, Franco Angeli, 2004.
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