Anniversari

Progetto Arca, da 30 anni una storia che cambia le storie

A pochi giorni del trentennale dall’apertura del primo centro di accoglienza - era il 15 novembre 1994 - la Fondazione ha presentato in un convegno a Palazzo Marino un’indagine di Bva Doxa su rinunce e desideri delle persone più fragili che frequentano i Market solidali. Un’occasione per ribadire, anche con un’immagine, un concetto che il presidente Alberto Sinigallia sintetizza così: «Per raggiungere l’integrazione, l’unica strada è la casa»

di Antonietta Nembri

Un convegno nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, ma soprattutto un momento a metà strada tra un flashmob e una foto di gruppo in piazza Scala per celebrare il proprio trentennale e allo stesso tempo ribadire un principio: “L’unica strada è la casa”

Il flashmob in piazza Scala

E così Fondazione Progetto Arca ha invitato tutti i presenti, assessore al Welfare e salute compreso, Lamberto Bertolé a prendere una coperta e posare insieme a tutti gli amici, i sostenitore e i volontari della fondazione davanti a un grande cartellone, prima di dare il via a un convegno che ha sì celebrato i 30 anni dalla nascita di Progetto Arca a Milano, ma allo stesso tempo ha analizzato l’oggi, grazie a un’indagine di Bva Doxa sui frequentatori dei Market solidali per guardare avanti perché come ha ricordato Costantina Regazzo, direttrice dei servizi della fondazione «occorre studiare i bisogni dell’altro, prestare attenzione, non essere autoreferenziali. Fare attenzione al contesto, nel senso del “con-te-sto”, facendo una rete di comunità». 

A sinistra l’assessore Lamberto Bertolè con i volontari e gli amici di Progetto Arca

La data ufficiale del compleanno di Progetto Arca è il 15 novembre, giorno in cui nel 1994 la neonata allora associazione aprì in via Ascanio Sforza il primo centro di accoglienza per otto persone senza dimora con dipendenze. Un luogo protetto che faceva da ponte tra la strada e il percorso abitativo. 

Il convegno

A tracciare il percorso di questi tre decenni di storia la vicepresidente Laura Nurzia nel corso del convegno “30 anni di Progetto Arca. Una storia che cambia le storie” che ha fatto il punto su quanto fatto e quanto ancora c’è da fare, partendo dai risultati della ricerca sulla povertà condotta a livello nazionale. 
Aprendo l’incontro Alberto ha voluto ringraziare i 180 dipendenti della fondazione e i 600 volontari «persone che a fine giornata si sentono arricchiti, perché il bene produce un  grande bene».

Da parte sua l’assessore Bertolé ha voluto ricordare come Progetto Arca sia un partner «prezioso nell’ambito del sistema cittadino di contrasto alla grave marginalità perché da trent’anni è al nostro fianco per costruire risposte sempre più adeguate ai bisogni delle persone in condizioni di fragilità». E ricordando come dai dati Istat emerga un aumento delle disuguaglianze e come tra i poveri assoluti ci siano sempre più famiglie con minori ha messo sull’avviso: «Il rischio è un’ipoteca sul futuro per la povertà educativa».

Il pubblico presente in Sala Alessi

L’assessore ha poi ricordato l’alleanza «a tutto tondo sulla povertà in cui l’assistenza materiale non è fine a se stessa, ma occasione per costruire relazioni nella direzione di un riscatto sociale». Infine ha richiamato la grande sfida della casa nella logica dell’housing first «vanno aumentati gli appartamenti da utilizzare in questa logica», ha concluso Bertolé richiamando un recente finanziamento ottenuto da Comune e Terzo settore per dare stabilità a un progetto unitario».   

Trent’anni di storia

In questi 30 anni sono cambiate alcune cose come il fatto nel 2009 Progetto Arca è diventata Fondazione mentre l’impegno per e con le persone fragili è cresciuto: ogni giorno viene offerto un aiuto concreto a persone senza dimora, famiglie in emergenza economica e abitativa, persone con problemi di dipendenza, migranti in fuga da guerre e povertà.
Aiuto concreto significa sostegno alimentare, accoglienza abitativa e assistenza in strada, mettendo in campo la competenza degli operatori e la disponibilità crescente dei volontari, con l’obiettivo di accompagnare ogni persona in difficoltà in un percorso di recupero personale e di reinserimento sociale, abitativo e lavorativo

Nella foto di gruppo del convegno Bertolè, Reda, Sinigallia, Nurzia, Regazzo e Stefanizzi

Senza dimenticare l’avvio delle attività di aiuto all’estero, iniziata nel 2012 in India e che si è vieppiù allargata. Tra gli ultimi interventi gli interventi nelle emergenze post terremoto in Turchia e Marocco nel 2023 e il potenziamento dei Market solidali nello stesso anno.

Poveri noi! La ricerca

E proprio i market sono al centro della ricerca “Poveri noi! La povertà tra rinunce, aspettative e desideri di cambiamento” presentata da Valeria Reda, senior Research manager di Bva Doxa Milano.

Secondo gli ultimi dati Istat (ne abbiamo scritto qui ), in Italia sono quasi 5,7 milioni le persone in condizione di povertà assoluta (che non possono cioè permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita accettabile), pari al 9,7% del totale dei residenti; le criticità maggiori si riscontrano nelle famiglie più numerose: sono quasi 748mila le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori.


Ai dati ufficiali si aggiunge quanto gli operatori e i volontari di Progetto Arca osservano ogni giorno, in particolare quanto la povertà abbia un carattere multidimensionale, che non si esaurisce nell’assenza di mezzi e risorse per pagare l’affitto, le bollette e la spesa, ma che influenza le relazioni sociali e le aspettative sul futuro

Il campione

Il campione dell’indagine è nazionale, costituito da 800 individui che frequentano i Market solidali di Progetto Arca a Milano, Roma, Napoli, Bari e Ragusa. Nel campione, 6 su 10 sono donne; più della metà è di nazionalità italiana, mentre il 24% è di nazionalità straniera e proviene soprattutto da Europa e Africa; 8 su 10 vivono con altre persone e in particolare con i figli, il coniuge/partner o i genitori; il 71% non è occupato (si tratta principalmente di disoccupati, anche di lungo corso).

I volontari che aiutano le persone a fare la spesa all’interno dei Market solidali hanno somministrato loro un questionario cartaceo mirato a capire come la povertà incida sulla vita quotidiana e sulle relazioni sociali, quali siano da un lato le rinunce e dall’altro i desideri delle famiglie fragili.

Tra i primi dati, emerge l’impossibilità di mantenere una vita considerata “dignitosa”. Il 63% degli intervistati riferisce di non essersi potuto permettere nell’ultimo anno neanche un giorno di vacanza lontano da casa e il 42% di non essersi potuto concedere tre cene al ristorante; il 46% ammette che in passato riusciva ad affrontare spese necessarie come l’acquisto di un paio di scarpe, ora non più. E il senso di frustrazione più forte riguarda le rinunce che penalizzano le prospettive di crescita dei minori: il 51% non può garantire ripetizioni scolastiche ai propri figli, il 49% non li può iscrivere ad attività sportive, il 28% non ha la possibilità di acquistare i libri di testo. 

La difficoltà a permettersi le piccole soddisfazioni familiari

La povertà è anche sinonimo di isolamento ed esclusione sociale. Alla domanda “quanto sono cambiate le sue relazioni interpersonali nell’ultimo anno?”, quasi 6 persone su 10 raccontano che gli amici sono spariti e confessano di evitare occasioni di incontro, anche per l’imbarazzo di condividere la propria situazione. Il 42% riconosce di frequentare i Market solidali non solo per la spesa ma anche per trovare accoglienza e un supporto emotivo. 

La povertà pesa su presente e futuro, ma la speranza non si spegne del tutto. Il 39% degli intervistati vive il futuro con ansia, preoccupazione e paura; il 13% non riesce a immaginarlo o preferisce non pensarci proprio. Ma il 33% nutre sentimenti di speranza e il 14% lo guarda ancora con fiducia.

Resiste il desiderio di una vita migliore

Resiste dunque il desiderio di una vita migliore e di un cambiamento: 9 persone su 10 confidano il sogno di poter tornare a una vita di normalità, così che cenare in pizzeria con la propria famiglia, prendersi cura di sé andando dal parrucchiere, vedere un film al cinema non siano più un lusso irraggiungibile. Il 68% confida infine che per il prossimo Natale vorrebbe poter comprare un regalo per i propri bambini.

In un video, proiettato in sala Alessi e visibile su Youtube, alcune delle persone che frequentano il market solidale hanno raccontato come i numeri della ricerca siano esperienza viva per loro.

Nel presentare la ricerca Valeria Reda ha sottolineato come nei focus group realizzati per comprendere come il concetto di povertà e la parola stessa siano considerati dalle persone, «la percezione cambia se considerano quella lontana, piuttosto che quella vicina, per tutti è un fenomeno complesso e soprattutto che può capitare e», ha aggiunto «è questo soprattutto che spaventa».

Chiudendo il convegno Alberto Sinigallia ha voluto sottolineare come dignità e bellezza siano qualcosa che ciascuno di noi cerca «e anche i nostri ospiti lo fanno ed è per questo che portiamo avanti il progetto bellezza: noi risuoniamo con ciò che ci circonda»

Tutte le foto sono di Daniele Lazzaretto – le slide sono tratte dalla ricerca Bva Doxa

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