Non profit

Progetti… guardando il futuro

Una giornata di Giuseppe, una persona diversamente abile.

di Franco Bomprezzi

Giuseppe uscì di casa di buon mattino. Con la sua carrozzina, in piena autonomia, come è giusto. Appena fuori dell?uscio, la prima sorpresa. Una voragine nel marciapiede, tubi dappertutto: era il cantiere per cablare la città, un bel progetto per il futuro telematico. Intanto per Giuseppe il primo ostacolo: come fare per raggiungere la fermata dell?autobus? Un passante volenteroso lo aiutò. L?autobus si accostò, ma la pedana non funzionava, come spesso succede. “Stanno progettando i nuovi automezzi”, disse l?autista con un mezzo sorriso, scusandosi del disagio, “è solo questione di tempo”. Dopo essere salito a forza di braccia nell?autobus, Giuseppe raggiunse la sede dell?agenzia per il lavoro. “Caro Giuseppe”, gli dissero in breve, “ora come ora un lavoro vero non c?è, ma abbiamo dei bei progetti in fase di attivazione, potrai partecipare a un corso di formazione, e poi anche a uno stage, e fra un anno, se ci confermano i finanziamenti, probabilmente, con le nuove figure della legge, potresti trovare una prima forma di inserimento, sempre nell?ambito di un progetto sperimentale, che poi sarà sottoposto a revisione, ma insomma… meglio che niente…”. Giuseppe uscì un po? rabbuiato, ma ancora ottimista. Percorse qualche centinaio di metri, sperando almeno di poter visitare il museo della città, inaugurato da poco. Un cartello bianco con una scritta nera, molto in alto, annunciava però: “Progetto di ristrutturazione del museo per adeguarlo alle norme sull?abbattimento delle barriere architettoniche. Consegna dei lavori: marzo 2005”. Giuseppe annotò mentalmente la parola ?progetto?. Quante volte l?aveva sentita o letta in poche ore. Era meraviglioso: stavano tutti lavorando per lui. Un progetto dopo l?altro, la sua vita sarebbe migliorata, bastava avere un po? di pazienza. Giuseppe faticosamente tornò a casa, con un autobus che funzionava meglio del primo, e riuscendo ad aggirare il cantiere pieno di tubi e di cavetti. Sospirò, si guardò allo specchio e si sorrise. Prese la sua agenda telefonica e chiamo Claudia, la ragazza del cuore: “Senti, Claudia, hai dei progetti per stasera?”.


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