Cultura

Profumo: come sarà la banca del futuro. Sull’etica mi gioco la faccia

Un gruppo di giornalisti tedeschi lo ha proclamato banchiere dell’anno. Ha portato la redditività del suo gruppo a livelli record.

di Francesco Maggio

“La responsabilità sociale d?impresa oggi? Una via senza ritorno, una sfida in cui so bene di giocarmi la faccia. Ma è l?unica strada che ho davanti se voglio davvero creare valore per il mio gruppo”. è Alessandro Profumo che parla, l?amministratore delegato di Unicredit, fresco banchiere dell?anno secondo il gruppo di giornalisti tedesco ?20+1?. L?uomo emblema del Roe (Return on equity), il manager che ha portato la redditività del suo gruppo a livelli oggi impensabili per qualsiasi altro istituto creditizio italiano (18,3%, al 31 marzo 2003). Ma anche il banchiere che più si è esposto nell?affermare la necessità che la responsabilità sociale entri nelle imprese dalla porta principale, scrivendo in proposito, insieme a Giovanni Moro, il libro Plusvalori. “Il lungo periodo, questo è il punto” spiega. “La responsabilità sociale è l?unico strumento che ha un?azienda per garantirsi una buona redditività non solo nel breve ma anche nel medio-lungo periodo. Per me è innanzitutto una necessità investire in trasparenza, cercare di migliorare costantemente la qualità del rapporto con i clienti, conquistarmi la loro fiducia sulla base di valori e comportamenti ad essi coerenti. Ciò crea identità. E un?identità forte crea valore aggiunto”. Insomma, Profumo è una delle testimonianze più eloquenti di come l?etica e la finanza possano benissimo andare a braccetto. E nel suo studio milanese al secondo piano di Piazza Cordusio, dove lo incontriamo, ci spiega il perché. Vita: Dottor Profumo, come nasce il suo interesse per i temi della responsabilità sociale d?impresa? Alessandro Profumo: Sono tanti gli elementi che vi hanno concorso: la storia personale, l?ambiente in cui sono cresciuto, una certa sensibilità, le persone che ho incontrato. Ma per quanto riguarda Unicredit è stato determinante l?aver realizzato un?integrazione tra una ex bin (banca di interesse nazionale, ndr) e istituti come le casse di risparmio che, per lunga tradizione, hanno sempre avuto un rapporto molto forte con il territorio e la comunità di riferimento. Vita: Così ha scoperto che la responsabilità sociale poteva rivelarsi il denominatore comune per tenere insieme le diverse anime bancarie del gruppo? Profumo: Diciamo che nella definizione delle strategie di aggregazione è emersa con forza l?esigenza di tutelare e valorizzare il patrimonio di relazioni con gli stakeholders che era alla base del successo delle nostre banche. Ma il tema si è imposto anche quando abbiamo cominciato a elaborare il bilancio sociale, oggi alla terza edizione. Allora ho capito anche quanto impegnativo fosse il processo che porta un?impresa ad essere socialmente responsabile. Un processo che passa attraverso valori, comportamenti, ?distruzioni creative?. Vita: Si spieghi meglio. Profumo: Bisogna partire dal fatto che un?azienda, per avere successo nel lungo periodo, deve riuscire a coinvolgere tante persone attorno a una missione, a un sistema di valori condiviso che, insieme ai comportamenti, fanno l?identità dell?impresa. Ciò avviene progressivamente, per cerchi concentrici, provoca non di rado disorientamento tra i collaboratori, si tende a pensare che vi sia una discrasia tra utile e responsabilità sociale. In tale frangente avviene la ?distruzione creativa?. Si deve far capire che il valore dell?impresa è dato dalla sostenibilità nel tempo dei risultati. E la sostenibilità, a sua volta, è data dalla qualità che gli stakeholder percepiscono dei servizi che ricevono. Ciò è possibile solo se hai una grande consistenza dell?azione, consistance direbbero gli inglesi. Ossia, il processo viene percepito come irreversibile e suffragato da eventi testimoniali coerenti come quelli che realizziamo, per esempio, con la Fondazione Unidea. Vita: A proposito, come mai la fondazione ha deciso di sostenere la Casa della Carità di Milano? Profumo: Come sempre queste iniziative nascono dagli incontri. Abbiamo conosciuto il direttore della Caritas ambrosiana, don Virginio Colmegna. Ci ha parlato di questo progetto che stava prendendo il via mentre il cardinal Martini stava lasciando Milano. C?era il timore che la Casa della Carità non avesse una stabilità finanziaria nella fase di partenza. Abbiamo quindi deciso di sostenerla, anche perché ci piace moltissimo che nell?ambito della Casa don Colmegna abbia lanciato l?idea dell?Accademia della Carità, dove imparare ad affrontare questi temi con grande professionalità. Vita: Eventi testimoniali a parte, rimangono le difficoltà a far passare certi messaggi. Vita lo ha verificato con un inchiesta da cui è emerso che in un?agenzia di Unicredit non sapevano che il gruppo avesse in portafoglio un fondo etico. Profumo: Mi ricordo, mi ricordo (e sorride). Ma questa è la dimostrazione di quanto lunga sia la strada che abbiamo davanti. Vita: A che punto del percorso si trova Unicredit? Profumo: Abbiamo fatto partire la valanga, ma non siamo nemmeno a metà del cammino. Vita:E dove vuole arrivare? Profumo: Quando i clienti non ci scriveranno più per esporci lamentele, quando non ci scriveranno più i sottoscrittori dei Cirio bond, allora vorrà dire che avremo raggiunto un bel traguardo. Mi piacerebbe che Unicredit fosse considerata una buona azienda europea. Vita: Lei comunque è stato di recente nominato a Francoforte banchiere dell?anno, è considerato il miglior banchiere europeo. Non è che se la passa poi così male?. Profumo: Sarei più contento se certi riconoscimenti li avesse Unicredit piuttosto che Profumo.


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