Non profit

Profit e non profit, contaminatevi!

Per Giorgio Brunello il non profit non ha confini. Ha fondato un’azienda e una coop sociale. E inventato un nuovo lavoro: l’agente di opportunità

di Redazione

Giorgio Brunello è un veneziano dai molti cappelli: scout per la vita, vicepresidente della cooperativa sociale Rochdale e di una casa di riposo, amministratore delegato della Kairòs Spa, ex presidente del coordinamento delle associazioni di volontariato di Venezia e responsabile Avis Veneto, si muove tra realtà diverse, impersonando la delicata figura di mediatore. Brunello lavora per la contaminazione dei mondi profit e non profit, tra i quali non vede una vera distinzione. Lo si capisce bene anche dalla storia della cooperativa Rochdale che è stata fatta nascere dalla Kairòs di cui Brunello è uno dei fondatori. All?inizio Kairòs aveva voluto Rochdale come incubatore per giovani consulenti aziendali, ma siccome poi i consulenti operavano così vicino a Kairòs da rendere superflua l?esistenza di due società distinte e siccome Uildm e Aias avevano chiesto alla società di sostenere la nascita di una cooperativa sociale di servizi Ict (soprattutto web) per dare lavoro a disabili, fu decisa la trasformazione di Rochdale. Si cambiò il Consiglio di Amministrazione e si chiamò il presidente dell?Aias Giampaolo Lavezzo a presiederlo. Fin dall?inizio tra Kairòs e la cooperativa si è instaurata una collaborazione: la prima ha affidato alla seconda interviste telefoniche in indagini di customer satisfaction e di marketing, mentre la cooperativa si è rivolta alla Spa per la formazione dei propri addetti e lo sviluppo di progetti. Vita: Quali sono gli effetti della contaminazione tra Kairòs e Rochdale? Giorgio Brunello: Il personale della Spa. impara a lavorare con personale apparentemente con minori abilità, Kairòs apprezza l?accuratezza nel lavoro di Rochdale e forse qualcuno riscopre l?accettazione del diverso. La cooperativa invece, lavorando con un?impresa ?normale? impara a stare sul mercato, a non essere ?assistita?. Vita: A guardare i contatti tra il mondo del profit e quello del non profit, quali le sembrano le distinzioni? Brunello: A me non sembra ci sia una distinzione netta se non nella distribuzione degli utili. Con lo sviluppo dell?economia occidentale, nello spostamento delle attività da materiali ad immateriali, stanno modificandosi i concetti stessi di capitale, per cui si parla sempre più spesso di capitale intellettuale, investimenti nelle persone e, timidamente, di valore sociale dell?impresa. Ma se non è solo il denaro versato a costituire il capitale dell?impresa e quindi il reddito d?impresa non è solo economico, ne consegue che il profitto c?è anche nelle non profit. La forma giuridica non definisce la responsabilità sociale dell?impresa e men che meno l?etica d?impresa; esistono società di capitali che reinvestono gli utili in solidarietà e cooperative sociali. Vita: Oggi siamo al punto delicato in cui il non profit si sta staccando dalla sua dipendenza dal pubblico. Brunello: Occorre scappare a gambe levate dal mercato dell?ente pubblico e aprirsi al mercato nella sua accezione più ampia. Altrimenti il non profit dovrà soccombere a causa di nuove situazioni quali l?apertura verso l?Est Europa che ha prezzi concorrenziali e la concentrazione negli acquisti di beni e servizi da parte dell?ente pubblico. Vita: Cercando di stare in piedi da solo, il non profit approccia le aziende profit. Possibilità di collaborazione? Brunello: Profit e non profit sono diversi e complementari, ciascuno porta una propria specificità e ricchezza. Si guardi alla valorizzazione delle risorse umane: quanto potrebbero imparare i piccoli imprenditori dal non profit? Vita: Qual è il percorso che un?impresa sociale dovrebbe fare a fronte di questi cambiamenti?Brunello: Non credo ci sia una strada standard, ciascuno deve trovare la sua. Io destinerei una quota degli investimenti per il marketing alla formazione dei soci, all?acquisizione di una cultura d?impresa ?non assistita?. Le aziende non profit dovrebbero elaborare una propria strategia di marketing e comunicazione, senza modelli preconfezionati. Un primo passo potrebbe essere la mappatura della rete di relazioni dei soci: si potrebbe selezionare un testimonial dell?impresa e pianificare una serie di contatti per farsi conoscere. Vita: Ma perché il non profit fatica a incuriosire il profit? Brunello: È una questione di creatività. Bisogna osare di più, studiando forme stabili di collaborazione tra associazioni datoriali e anche tra le stesse imprese. Per la fortuna del non profit, oggi le imprese profit si bevono tutto quello che il primo dice, forse perché hanno bisogno di redimersi e scontare il peccato originale di aver pensato solo al profitto dimenticandosi del sociale. Vita: Come può iniziare la contaminazione dei due mondi? Brunello: Appoggiandosi a figure che sappiano muoversi in entrambi gli spazi, a mediatori o, meglio, ad agenti di opportunità che facciano gli interessi di entrambi. Non so se sarà una nuova professione, ma quella del mediatore è una figura necessaria a togliere gli ostacoli e costruire occasioni, strumenti e percorsi di comunicazione tra le parti. Vita: La presa di coscienza mondiale sui temi sociali sta spingendo il profit a lasciarsi contaminare da valori del mondo non profit: c?è il rischio che ci si limiti a rapporti di interfaccia? Brunello: La strada per arrivare a una responsabilità sociale autentica del profit è lunga; più che alla responsabilità sociale dell?impresa credo alla responsabilità sociale dell?individuo che, attraverso l?incontro con altri individui, soci o lavoratori, nella stessa impresa arriva alla responsabilità sociale dell?impresa; come tutti gli altri percorsi valoriali richiede tempo, formazione, situazioni che producano cambiamento. Mi accontenterei che si costruissero interfacce tra i due mondi perché non c?è cosa migliore del lavorare insieme: ci si contamina a vicenda. Vita: Il terzo settore si è sviluppato in contrapposizione al dominio del profitto e ora si dice che le sue strade siano quelle che lo avvicinerebbero al profit: come difenderà la sua peculiarità? Brunello: Imparare a stare sul mercato vuol dire individuare gli spazi, prendere il meglio dalle altre imprese, mantenere viva la propria specificità: l?aspetto economico è importante ma strumentale. Le imprese profit di successo saranno quelle che sapranno farsi riconoscere per la responsabilità oltre che verso gli azionisti, verso i lavoratori, l?ambiente, la comunità, anche attraverso reinvestimenti parziali nel sociale; le imprese non profit dovranno aderire al medesimo nuovo modello di impresa profit, reinvestendo però tutto il profitto in azioni di responsabilità sociale.

Barbara Pianca

Chi è Giorgio Brunello, veneziano, ha fondato la Kairòs Spa e la cooperativa Rochdale, che da incubatore per giovani consulenti aziendali si è trasformata in cooperativa sociale di servizi Ict per l?inserimento lavorativo di disabili. Brunello è anche impegnato negli scout, nell?Avis, nel volontariato veneziano e nella gestione di una casa di riposo.

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