Cultura

Professor rom

In Italia c’è una cattedra di Lingua e cultura Romanì. Cioè Lingua e cultura degli zingari. Il titolare è Santino Spinelli, in arte Alexian (di Selena Delfino).

di Redazione

Decisamente un personaggio eclettico. Fin dalle prime parole scambiate con lui, si scopre una persona positiva ed entusiasta, oltre che un grande comunicatore pronto a renderti partecipe dell?amore per la sua cultura. è uno di quegli incontri per i quali c?è da ritenersi fortunati. Santino Spinelli, 39 anni, in arte Alexian, è un musicista, poeta, compositore, docente universitario, collaboratore della Sorbona, membro del parlamento della Romanì Union Internazionale. Ma soprattutto è rom. “Sono un rom abruzzese, appartengo a una delle comunità rom presenti in Italia da più di sei secoli. La mia famiglia vive e lavora in Abruzzo, dove ho frequentato le scuole fino all?università”. Da poco è uscito presso Meltemi il suo ultimo libro Baro romano drom, che tradotto in italiano significa ?la lunga strada dei rom?. Vita: Come hai iniziato a fare musica o cosa vuol dire per te fare (anche) musica? Alexian: Ho cominciato a studiare musica e la fisarmonica fin da piccolo, abbracciando diversi generi musicali. Poi ho sterzato verso la tradizione e verso un viaggio sempre più intenso dentro la mia anima e la mia interiorità, per scoprire il mio passato, la mia vera identità, le mie radici e la mia cultura. Vita: A proposito di viaggi: il tuo ultimo cd Romanò Drom è una sorta di viaggio? dove ci porti? Alexian: Metaforicamente intraprendo un viaggio con la mia carovana (Romano Drom). Non un cammino nomadistico in senso tradizionale. Direi piuttosto un nomadismo interiore, un percorso a ritroso attraverso i meandri profondi della mia anima, quale specchio fedele di un?identità prismatica. Vita: Stai lavorando a un nuovo progetto musicale? Alexian: Sì. Si intitolerà Metamorfosi – Panì-Bravàle-Thèm ?Jàg. Acqua-Aria-Terra-Fuoco e uscirà nel 2004. Vita: Un titolo molto evocativo? Alexian: Ho scelto questo titolo perché ?metamorfosi? per la popolazione romanì significa il ?continuo mutare esteriormente?. L?evoluzione è necessaria per difendere la propria interiorità e la propria identità. è il riciclo di elementi sempre nuovi per alimentare, in simbiosi con l?ambiente circostante, quella che chiamiamo ?romanipé? (identità romanì). La metamorfosi sottende la partecipazione alla continua creazione della realtà che ci circonda. Vita: La cultura e quindi anche la musica della comunità romanì sono il risultato del loro lungo cammino: dall?India all?Occidente, passando per la Persia, l?Armenia e l?Impero bizantino. Un cammino iniziato nel terzo secolo! Alexian: Infatti è particolarmente interessante la metamorfosi musicale delle comunità romanès costrette a vivere in uno stato di perenne precarietà. Nella musica si esprime l?unicità di un individuo, ma allo stesso tempo le peculiarità di una comunità. Essa, infatti, riesce a cogliere il fenomeno-uomo nel suo insieme, sia come individuo che come collettività. Per citare il grande filosofo Martin Heidegger: “L?arte diventa l?ambito nel quale l?Essere si rivela e si manifesta, con un discorso che è sempre per via, mai concluso”. Vita: La cattedra che ricopri all?Università di Trieste è la prima in Italia dedicata a un corso di lingua e cultura Romanì. Alexian: Sì, ed è un?occasione unica per diffondere finalmente in maniera veritiera la storia, la cultura, la lingua, la letteratura di un popolo transnazionale che, nonostante sia stato fatto oggetto di violenze inaudite e purtroppo non conosciute, è rimasto se stesso nel tempo e nello spazio senza mai dichiarare guerra a nessuno e senza mai darsi al terrorismo per rivendicare i propri diritti. Di questo sono orgogliosissimo. Vita: Che tipo di riscontro hai avuto dagli studenti? Alexian: Ottimo. Anzi, devo ringraziare Trieste e i miei numerosi studenti per il rispetto, il calore , l?affetto e l?altissima attenzione con cui seguono le mie lezioni. Saranno loro i portatori sani e i difensori della nostra cultura perché conoscono la verità. Vita: Certo, le falsità e gli stereotipi legati al popolo rom non mancano e nel tuo libro ne parli ampiamente? Alexian: L?esigenza di scrivere un manuale nasce proprio dall?intento di far chiarezza nel mare di confusione e di menzogne in cui naviga l?opinione pubblica riguardo alla popolazione romaní. E’ un contributo all?informazione di base, che risulterà utile anche agli stessi addetti ai lavori. Credo che informare correttamente possa contribuire al rispetto e alla sensibilizzazione e di conseguenza al miglioramento delle condizioni sociali, umane e culturali di un popolo che resta invisibile o senza ?voce?. Oggi, nell?era della globalizzazione e del bombardamento televisivo, non essere visibili significa scomparire. Le comunità romanès hanno dimostrato, nel corso della loro storia, di essere dei ?no-global ante litteram? assolutamente pacifici… La giusta conoscenza infrange gli stereotipi negativi, supera la disinformazione dilagante e soprattutto pone l?opinione pubblica ignara di fronte alle proprie responsabilità nei confronti di una cultura e una popolazione il cui patrimonio appartiene all?umanità intera. Vita: Mi pare di capire che considerare il popolo rom come ?nomade? per natura sia un altro dei falsi cliché da sfatare? Alexian: Esatto. Il nomadismo, come si è sviluppato in Europa, non ha una connotazione culturale, ma è stata la conseguenza delle politiche persecutorie. Le comunità romanès erano obbligate a spostarsi continuamente, così come il ?campo nomadi? è l?espressione della segregazione razziale e della discriminazione. Vita: Non possiamo però dimenticare che la più grossa resistenza verso i rom nasce da alcuni loro comportamenti… Alexian: Certo, ma l?emarginazione, l?accattonaggio non sono espressioni culturali, ma fenomeni sociali e come tali vanno affrontati. La cultura è un?altra cosa. La cultura Romaní è basata essenzialmente sul concetto di ?puro? e ?impuro?, ereditato dall?antica cultura indiana. è una società semplice, basata sul concetto di dare-avere-ricambiare, non prevede l?omicidio (mardipé) o la guerra (merribé) in quanto considerati assolutamente ?impuri?. In Europa invece di trovare scampo e una patria hanno trovato altre repressioni. Da qui le incomprensioni che ci trasciniamo fino ad oggi. I romanès sono stati costretti a vivere alla macchia, lontano dai centri abitati e soprattutto privati di qualsiasi diritto (la situazione oggi è quasi la stessa). Continuamente espulsi, sono andati alla continua ricerca di rifugi sicuri. Lo spostamento e la solidarietà del gruppo di appartenenza aiutava a sopravvivere. Vita: La mendicità è una pratica che alimenta parecchio i pregiudizi verso i rom. Alexian: Alla base c?è sempre un?interpretazione errata della cultura rom. La mendicità è una forma di resistenza passiva, non un tratto culturale: fra di loro i rom non si chiedono l?elemosina, tantomeno si derubano. Tendere la mano è un atto apparentemente umile, ma in realtà è marcare un ?territorio?. Fin dal loro arrivo in Europa i rom hanno compreso che per i gagé (non-rom) l?elemosina era l?atto più umile. La mendicità dunque cela resistenza, una resistenza passiva. Più forti sono le pressioni e i conflitti che arrivano dall?esterno e più si attuano atteggiamenti di resistenza passiva. Vita: C?è anche il problema del furto. Alexian: Il furto si inserisce sempre in questa ottica di resistenza e di ribellione. Allo sterminio sistematico (l?ultimo quello dei nazi-fascisti durante la seconda guerra mondiale dove oltre 500mila rom e sinti sono stati massacrati) le comunità romanès hanno risposto con atteggiamenti di rivalsa e di scherno: il furto è uno di questi, insieme al raggiro. Che sia ben chiaro: questo non riguarda, oggi, tutte le comunità romanès. In Italia esistono comunità di rom e di sinti che, nonostante tutto, sono riusciti a superare le spinose barriere razziali e a inserirsi nel contesto sociale maggioritario. Si pensi ai musicisti, agli artisti, ai giostrai e ai circensi, ma anche a piccoli imprenditori, o i venditori ambulanti e commercianti; in Abruzzo anche infermieri professionali e impiegati statali. Vita: Come pensi che il cinema, la letteratura, la musica, partecipino alla fossilizzazione dei luoghi comuni sui romanì? Penso a Bregovic o a Kusturica? Alexian: Purtroppo nei mass-media passano solo gli stereotipi negativi, così l?opinione pubblica è privata di un grande diritto: quello della conoscenza. Se riusciremo a superare le barriere facilitando la conoscenza, tutti ne trarremo degli enormi benefici. Da sempre la nostra realtà è stata avversata o ha affascinato. Questo è spiegabile. Se l?opinione pubblica entra in contatto con fenomeni sociali prova avversione, se entra in contatto con la nostra cultura ne resta affascinata. Da ciò si deduce che la cultura romanì arricchisce tutti; per questo occorre diffonderla il più possibile e la musica può sicuramente dare il suo contributo. Ciò che mi rattrista è sapere che molti bravissimi scrittori, poeti, musicisti, attori e pittori rom non siano conosciuti. Dall?altra parte è assurdo si conoscano solo alcuni gruppi musicali, registi, scrittori non zingari: degli opportunisti che producono opere non appartenenti in nessun modo alla nostra tradizione e che vengono usate come simboli per rappresentare la nostra etnia. è un doppio danno per l?opinione pubblica che viene presa in giro e privata del giusto diritto alla conoscenza.

di Selena Delfino


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