Welfare

Professioni sociali: sorpresa, la busta paga cresce alla distanza

Una ricerca dell’Università di Trento mette in crisi un luogo comune: che a lavorare in associazioni o coop si debba guadagnare meno

di Francesco Agresti

In crescita, ben retribuiti e nove volte su dieci legati da un contratto di dipendenza. Sarebbe sufficiente fermarsi a questa premessa per sfatare una serie di luoghi comuni sul lavoro nel settore dei servizi sociali e nelle organizzazioni non profit. I risultati della ricerca ?Capitale umano e qualità del lavoro nei servizi sociali?, realizzata dall?Issan-Istituto studi sviluppo aziende non profit, dell?Università degli studi di Trento, presieduto dal professor Carlo Borzaga. Le rilevazioni effettuate nel triennio 1998-2000 forniscono indicazioni che rendono vane le convinzioni che nel Terzo settore si guadagni molto meno che nel pubblico e nel privato e che nel settore dei servizi sociali i rapporti di lavoro siano prevalentemente irregolari e instabili. Secondo l?Issan, le retribuzioni medie orarie sono sostanzialmente in linea nei tre settori: 6,26 euro nel pubblico, 5,97 nel privato profit, 5,98 negli enti non profit laici. Nel lungo periodo, addirittura, con un?anzianità di servizio, per esempio, di 20 anni, i livelli retributivi del non profit (7,61 negli enti laici) sono addirittura superiori a quelli sia dell?ente pubblico (6,23) che delle imprese profit (6,95). Ben pagati, quindi, e con un impiego stabile. Il 90% degli addetti risultano legati all?organizzazione da rapporti di dipendenza, siano essi a tempo indeterminato (particolarmente diffusi nelle profit e nelle non profit religiose con percentuali, rispettivamente, dell?85,3% e dell?84,5% a fronte di una media del 75,2%), che a tempo determinato (15,4% nell?ente pubblico contro una media del 9,5%, a testimonianza del fatto che è il privato, profit e non, a garantire maggiore stabilità nei rapporti di lavoro). Inoltre, nel settore dei servizi sociali, in particolare nel Terzo settore, quasi tutte le non profit laiche hanno dichiarato di avere in corso o in programma progetti di espansione. Donna, giovane e con un titolo di studio medio alto: è l?identikit di chi non dovrebbe faticare molto per trovare un?occupazione in questo settore visto che l?80% degli occupati è di sesso femminile e la loro età media è di 40 anni. E inizia a porsi il problema del ricambio generazionale che dovrebbe favorire l?inserimento di nuove leve. Info: www-issan.gelso.unitn.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA