Welfare
Professioni non regolamentate
E' proprio necessario istituire albi, ordini e quant'altro per dire - come la pubblicità - "io valgo"?
Gentili collaboratori del settimanale Vita. Studio per esercitare la professione di educatrice, professione che va assumendo sempre più importanza in qualsiasi campo sociale e che soprattutto riveste il fondamentale ruolo di coordinatrice delle altre figure professionali nella relazione di aiuto e che inoltre è impegnata nella formulazione di progetti educativi. Ed allora mi chiedo: perché non riconoscere queste sue funzioni ed offrire a questo mestiere il suo riconoscimento di diritto attraverso l’istituzione di un albo? Credo che sarebbe un passo in avanti, almeno quanto il riconoscimento dell’importanza della figura degli insegnanti o quanto la creazione della legge sul Volontariato ed il Terzo Settore.
Mi sono così proposta di avviarmi affinché anche la mia professione sia posta ad egual livello delle altre ma non so, ad essere sincera, come muovermi, a chi di competenza rivolgermi per porre la questione, così chiedo che gentilmente mi vengano date delle direttive, dei consigli od informazioni al riguardo nella certezza di essermi al momento rivolta a Persone che possano comprendere a pieno la mia richiesta e volontà.
Nell’attesa di una risposta saluto e ringrazio.
Trovo giusto affermare – come fa con veemenza – la centralità dell’operato degli educatori, che tanto contribuiscono alla crescita delle attività del Terzo Settore e del “sociale” in generale.
Trovo discutibile – anche se prevedibile – che il riconoscimento di una professionalità debba necessariamente passare attraverso l’istituzione di un albo. L’albo, credo, dovrebbe rappresentare una forma di tutela dei cittadini; se un laureato in legge non è iscritto all’albo degli avvocati non potrà offrirmi consulenza giudiziale (e spesso neanche stragiudiziale). In sostanza, con l’albo non si dovrebbe più incorrere in personaggi che esercitano abusivamente una professione senza averne i fondamentali requisiti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una corsa alla richiesta di costituzione di albi con il prioritario interesse di garantire più i professionisti che i “consumatori”; anzi, direi – senza grossi timori di essere smentito – che il maggior beneficio nella presentazione (o nella minaccia) di nuovi disegni di legge per l’istituzione di ordini professionali, lo hanno avuto i parlamentari che hanno perorato cause spesso non perorabili, e che per questo hanno goduto di un minimo di pubblicità.
Tornando a noi, ti consiglio di leggere con attenzione il progetto di legge presentato in parlamento col n. 6296 www.senato.it/leg/13/Bgt/Schede/Ddliter/6392.htm
e il disegno n. 7452 www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk7500/articola/7452.htm di delega al Governo a legiferare su questo tema.
In quest’ultimo si fa riferimento anche a professioni non regolamentate che potranno (art 9, comma &, lett c)
“… c) prevedere, relativamente alle professioni intellettuali non regolamentate, anche in riferimento alle direttive 89/48/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, e 92/51/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1992, che le associazioni di cui alla lettera b) possano rilasciare attestati di competenza riguardanti la qualificazione professionale, tecnico-scientifica e deontologica, in ogni caso assicurando che le eventuali certificazioni richieste dalle citate associazioni per tutti o parte degli associati abbiano carattere oggettivo e provengano da soggetti terzi professionalmente qualificati.”
Mi sembra che spunti di studio tu ne possa trovare in misura ampia. Le “cose da fare” possono essere diverse; sostenere, sensibilizzare parlamentari per la regolamentazione dell’attività degli educatori professionisti; proporre una campagna (via internet, magari, che è abbastanza di moda); iniziare a sensibilizzare e a raccogliere le firme in Università.
Qualsiasi sia la tua azione – che può anche limitarsi a capire dove vanno a finire i DDL di cui sopra – ti raccomando una sola cosa. Lo spirito di affermazione della propria identità di professionista è quello giusto, ma attenzione a porre sempre davanti ai possibili interessi di bottega gli interessi dei tuoi futuri “clienti”, disarmati come tali (cioè come responsabili consumatori di servizi) per palesi ragioni di età e per questo facilmente manipolabili.
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