Non profit

Professioni del futuro. Così si diventa perfetti fundraiser

Una scelta vincente, che raccorda mondo profit e non profit. Intervista a Paolo Venturi, direttore marketing della scuola promossa dall’università di Forlì.

di Redazione

Si chiude l?anno anche per la Fund Raising School. Chiediamo a Paolo Venturi, direttore marketing, di tracciare un bilancio delle attività svolte fin qui. «La sfida di posizionare l?intera attività di ricerca e di formazione della scuola sui temi della raccolta fondi, fin dalla nascita, è stata vincente», spiega Venturi. «Non era così semplice nel 1999 far nascere una scuola che avesse come mission la raccolta fondi come strumento di autonomia e indipendenza del mondo non profit. Oggi la parola fund raising è entrata a far parte del vocabolario di molti operatori del mondo non profit, e molto lo si deve anche all?incessante attività della The Fund Raising School». Domanda: Chi sono i partecipanti della scuola? Chi aspira a diventare fundraiser? Risposta: Fra gli oltre 400 partecipanti ai corsi del 2001, il 70 per cento è costituito da operatori del mondo non profit, soprattutto volontari, dipendenti e amministratori; il 20 per cento appartiene ad aziende o imprese profit e il restante 10 per cento è formato da studenti universitari che cercano una specializzazione in un settore che richiede con forza figure professionali. Il profilo del fundraiser perciò è ancora legato a figure che operano all?interno dell?organizzazione non profit, che guardano alla raccolta fondi come un?opportunità di crescita per la propria organizzazione alla quale legare anche la possibilità costruirsi una professionalità. È molto interessante, inoltre, il fatto che stiano aumentando le presenze di professionisti del mondo profit, delle società di comunicazione e di consulenza o dei responsabili marketing, a testimonianza di un mutato interesse da parte delle imprese che sentono sempre più pressante la richiesta dei cittadini di comportamenti socialmente responsabili. Domanda: Quali sono, secondo lei, le caratteristiche del fundraiser? Risposta: Citando Valerio Melandri e Alberto Masacci, autori di Fund raising per le organizzazioni non profit, il fundraiser è l?artefice di un matrimonio di interessi tra l?organizzazione non profit, che necessita di risorse economiche, materiali e umane per realizzare il proprio scopo sociale, e chi, possedendo queste risorse, ne è un potenziale donatore. Compito del fundraiser è quello di individuare, realizzare, garantire una reciprocità tra queste due parti, nel perseguimento di un bene comune. Per questo la figura del fundraiser ha un profilo complesso, risultante dalla padronanza di una serie di competenze e di tecniche specifiche, a sostegno di una forte motivazione di partenza. La capacità di trasmettere e di trasformare tale motivazione in obiettivi e risultati concreti si basa sulla professionalità e sulla capacità di relazione del fundraiser, e sulla credibilità e fiducia che queste alimentano. Tutto questo è possibile solo all?interno di una cornice etica ben precisa e con l?adozione della massima trasparenza nel proprio operato. Domanda: Siete stati favoriti dal clima culturale italiano degli ultimi tempi? Risposta: Nel nostro Paese aumenta la cultura della donazione da parte della società civile: secondo l?Iref, nel 1999 il 46,2 per cento della popolazione italiana ha donato risorse economiche al non profit, mentre il 12,6 per cento ha prestato regolare attività volontaria. Aumenta l?attenzione da parte del sistema statale verso la capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini mostrata dal privato non profit, da parte delle fondazioni (soggetti pronti a investire risorse importanti sul territorio per il benessere della collettività) da parte delle imprese che anche la Comunità europea indirizza a una crescente assunzione di responsabilità sociale. Questi sono gli interlocutori cui il professionista della raccolta fondi deve saper proporre delle risposte di successo fondate su una valida progettualità e dei forti valori. Per questo la qualificazione del professionista della raccolta fondi passa attraverso la formazione, ma anche attraverso una forma di autoregolamentazione professionale, due processi che portano la The Fund Raising School e Assif – Associazione italiana fundraiser a procedere lungo un percorso in parallelo e a sostenersi reciprocamente. Domanda: Ci parli di Assif. Risposta: Assif è nata da circa un anno proprio per divenire un punto di riferimento professionale per i fundraiser, avviando il dibattito per il Codice etico italiano, ma anche sostenendo iniziative formative e culturali. Non a caso Assif era presente alla consegna dei primi certificati in Fund raising management da parte di The Fund Raising School. Domanda: La formazione è quindi indispensabile? Risposta: Pensiamo che un serio percorso formativo sia indispensabile per quella che è a tutti gli effetti una professione. Attività come la comunicazione, le relazione esterne, la capacità progettuale e la pianificazione strategica delle attività di raccolta fondi richiedono una preparazione specifica. Il certificato in Fund raising management nasce come uno strumento formativo che gradualmente fornisce le conoscenze necessarie. Nel 2001, 33 studenti hanno conseguito il certificato e quest?anno la possibilità è aperta ad altri 30 aspiranti fundraiser. Domanda: Quali le novità del 2002? Risposta: Il Comitato docenti della The Fund Raising School ha elaborato un programma formativo che si compone di due parti: una forte impostazione di base e la successiva specializzazioni per settori. Il corso base della scuola verrà esteso a cinque giornate e verranno introdotti corsi specialistici per settore (sanità, scuola, cultura). Riteniamo che il prossimo passo nella costruzione di un profilo sempre più professionale del fundraiser sia quello di possedere uno specifico know how legato al settore in cui si opera, perché le motivazioni che spingono a donare sono diverse a seconda del settore. (pagina a cura di Fund Raising School)


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