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Professione podcaster, come cavalcare la cresta dell’onda sonora
Secondo l’ultima rilevazione Nielsen, oltre 14 milioni di utenti seguono i podcast. Ma come se ne crea uno da zero? Quali sono gli spazi professionali nel mercato della voce? Quale la formazione da intraprendere? Ne ha parlato Rossella Pivanti nel corso di un evento svoltosi in PHYD
di Redazione
In un mondo dove la presenza delle immagini risulta sempre più pervasiva, l’ascolto delle sole parole sembra ormai un’abitudine anacronistica. Eppure, oggi, i podcast riescono a ingaggiare l’attenzione dei loro ascoltatori anche fino a 40 minuti, un’infinità di tempo in confronto alla manciata di secondi che ognuno dedica ai più numerosi video disponibili ovunque sul web, da YouTube a TikTok, passando per Instagram.
Viene quindi spontaneo chiedersi: cosa hanno di speciale i podcast? Quello che è certo è che seguono regole ben precise, come spiega Rossella Pivanti in un’intervista con Silvia Pagliuca durante un evento svoltosi in PHYD, per far luce sui percorsi attraverso cui è possibile intraprendere la carriera di podcaster, sulle competenze necessarie e le strade per acquisirle.
L’ esperienza di Pivanti include oltre 25 serie di podcast per brand come Mini BMW, BPER Banca, Danone, Lavazza. Oltre ad essere speaker Ted e formatrice per Spotify e per numerose Università.
Certamente il mercato dei podcast in Italia ha registrato un’impennata negli ultimi tre anni, in numero, formati, tematiche e soprattutto interesse ed investimenti da parte dei marchi
Il primo aspetto da definire, tuttavia, è cosa sia un podcast, spesso confuso con una replica di un programma radiofonico. Si tratta di un prodotto audio, inedito, distribuito online, che può essere condiviso, fruibile anche offline se scaricato su un dispositivo digitale. La definizione non è solo un modo per cercare un’identità in un mondo di media che si accavallano. È utile anche per mettere in luce le potenzialità in termini di raccolta di dati e statistiche che rappresentano un vero punto di forza a favore dei podcast, rendendoli così apprezzati da sponsor commerciali, e aprendo un mondo infinito di possibilità ai Branded Podcast.
Quando tutto ebbe inizio
Pivanti spiega che le origini dei podcast risalgono al 2006 negli USA, dove si sono sviluppati gradualmente fino al 2015, quando poi la crescita ha cominciato ad essere esponenziale. Il nome e la data di esordio sono facilmente riconducibili al lancio dell’iPod nel 2001, iTunes nel 2003, e iPhone nel 2007. All’inizio rappresentavano un modo semplice e poco costoso per poter condividere storie ed opinioni, alla portata di tutti. Senza dover contare su una stazione radio o comprare costosissime apparecchiature video.
In Italia, l’esordio si è fatto attendere fino al 2018, principalmente per questioni legate alla tecnologia, ma la crescita che ne è seguita da allora vanta incrementi del 10% annuo, probabilmente anche spinta dal periodo pandemico, momento in cui molte persone si sono ritrovate a stare casa con più tempo a disposizione per sperimentare nuovi media. E oggi, secondo IPSOS, gli ascoltatori di podcast in Italia sono un sostanzioso 9,3M, con un tempo di ascolto medio che in un anno è quasi raddoppiato da 25 minuti a 40. Dato non sorprendente se si analizza l’ascoltatore medio: dirigenti, imprenditori, laureati, anche con master, profili interessanti per brand che desiderano interagire con target di questa levatura, equamente diviso, o unito, fra uomini e donne…
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