Non profit

Professione fundraiser, un nuovo master a Milano

Realizzato in ottobre dalla Skyler Business School, il corso ha un approccio molto pratico e si rivolge a responsabili di associazioni e cooperative, funzionari della pubblica amministrazione e della scuola, volontari dedicati alla raccolta fondi. Ne parla la docente, Elena Zanella

di Marina Moioli

«Il fundraiser non è un cacciatore di fondi, non è un procacciatore d’affari, bensì un creatore di opportunità. È una figura strategica, un professionista che aderisce a uno stile di vita e a scelte che esulano dagli aspetti meramente economici». Ad affermarlo è la fundraiser Elena Zanella, che con il suo Nonprofit Blog è un punto di riferimento per i professionisti del terzo settore in Italia. Vincitrice dell’Italian Fundraising Award 2013 e autrice del libro “Professione fundraiser. Ruolo, competenze, strumenti e tecniche” (edito da Franco Angeli, giugno 2015) Elena Zanella è la docente del primo Master in Fundaising che la Skyler Business School organizza a Milano dal 21 al 23 ottobre all’Hub Avanzi di via Ampère 61/A.


«La Skyler Business School è una scuola giovane e dinamica che offre corsi altamente professionali ma che vuole offrire un approccio pratico e orientato ai risultati. Il corso va in questa direzione», spiega la docente. «L’obiettivo è che dopo i tre giorni di lezioni i partecipanti possano sentirsi “arricchiti” e in grado di utilizzare subito nuovi strumenti e un nuovo modo di lavorare. Partendo dal concetto che “i soldi non sono il problema”. La questione è culturale: quello che cercherò invece di far capire è che la raccolta fondi è una questione di “atteggiamento”, di “comportamento” che se virtuosi portano risultati concreti e con impatto nel lungo periodo. Costituire un’unità di fundraising integrato interna permette di far diventare sostenibile la propria organizzazione».

Secondo Elena Zanella l’errore più comune che si fa davanti a un fundraiser è chiedere: “Quanti soldi mi puoi portare”. «Si tratta invece di capire chi siamo, cosa vogliamo, dove vogliamo andare, se esiste un “progetto di missione” che sia concreto, sostenibile, utile. Perché prima si passa da una reputazione e una percezione positive e solo poi viene la raccolta», sottolinea la coach.

Per questi motivi il suo Master in fundraising di ottobre punta molto sull’illustrazione di buone pratiche. «Si tratta di una novità assoluta in un’aula di fundraising, un valore aggiunto rispetto a quanto è stato realizzato finora di cui sono molto orgogliosa», aggiunge. «A illustrare casi e portare esperienze verranno anche due ospiti d’eccezione: Rossella Sobrero (presidente e cofondatore di Koinètica, docente di Comunicazione Sociale all’Università degli Studi di Milano e di Marketing non convenzionale all’Università Cattolica) e la blogger Rosa Giuffrè, professionista che si occupa comunicazione, strategie digitali e digital coaching e che si concentrerà sul modulo di social media. Ognuna porterà la propria unicità e la propria esperienza. Voglio fare in modo che gli studenti, una ventina in tutto, possano tornare a casa con le idee molto chiare e con una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per chi vuole cominciare a fare questa professione».

Convinta che «il marketing non è di per sé una cosa brutta, siamo noi che lo facciamo diventare brutto ma è strumentale agli obiettivi sociali che l’organizzazione si propone», Elena Zanella punta molto sull’aspetto culturale del lavoro di fundraiser: «C’è molta curiosità e voglia di saperne di più, ma questo è un momento delicato, in cui non bisogna perdere mai di vista la vista la professionalità, che è articolata e complessa. Essere fundraiser non significa fare il fundraiser: la differenza è sottile quanto sostanziale. Significa credere fortemente in quello che fai e nella causa che proponi».

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