Sostenibilità

Professione ambientalista Le mie stagioni a Guardiaregia

La tutela sul campo: un racconto dal Molise

di Redazione

Manutenzione dei sentieri, vigilanza, visite guidate, educazione ambientale, monitoraggi sulla biodiversità. Con l’eterno spettro della mancanza di fondi. Ecco come una piccola cooperativa locale, una guardia e tanti volontari in 12 anni hanno fatto di un progetto un po’ folle un esempio da imitare Dodici anni di vita non sono pochi, sono 4.383 giorni, 12 cicli stagionali, inverni freddi e nevosi che si alternano ad altri più miti e secchi, estati torride o piovose, primavere anticipate, autunni tardivi. La natura ha i suoi tempi e notoriamente sono lunghissimi, ma 12 anni vissuti all’interno di un progetto di protezione della natura, sono tanto brevi da sembrare un’eternità.
In una fredda giornata del 1997 a Guardiaregia, un gruppo di “pazzi” guidati dal presidente (ovviamente Fulco Pratesi), tentava di spiegare ad una sala gremita, entusiasta ed anche in parte perplessa, il progetto Oasi e l’importanza delle aree protette.
Tante persone che quel pomeriggio erano lì, oggi sono altrove: amministratori e politici vari andati via verso altri lidi o tornati a fare altro, molti di noi invece sono ancora impegnati all’oasi, o al WWF in vari modi.

Un caso scuola
Oggi, rispetto ad allora, a Guardiaregia vedo un panorama completamente cambiato e l’oasi è percepita come una realtà importante, quasi familiare quanto le Gole del Quirino. Familiare proprio come la “Prece” (così la chiamano i “Guardioli”), che altro non è che quella terrifica fenditura del canyon del Quirino che limita il borgo antico del paese, per la quale i locali sembrano più che intimoriti, quasi abituati a quel paesaggio unico, come se si trattasse di una ovvia e perfetta scenografia che cambia colore al cambiare delle stagioni. Invece, nella realtà di tutti i giorni, l’oasi non è né ovvia né tantomeno semplice.
Insomma, nonostante tutto, in 12 anni un gruppo di volontari ha messo su quello che qualcuno localmente ha definito «un caso da studiare», anche guardato con sospetto ed invidia, finanche copiato da altri ma con scarso successo.
Infatti combattiamo quotidianamente per la sopravvivenza del progetto, a causa della scarsità di fondi, per difficoltà organizzative, ma anche per una Regione Molise sorda a nuove forme di tutela (la Riserva regionale sembra vicina, ma potrebbe essere un miraggio).
Centri visita, sentieri natura, aree attrezzate, rifugi, area faunistica del cervo (quest’ultima da inaugurare) rappresentano una parte del lavoro all’oasi. L’altra parte è la quotidianità della manutenzione dei sentieri e della vigilanza, delle visite guidate, dell’educazione ambientale, dei monitoraggi sulla biodiversità: Guardiaregia rappresenta uno dei siti più importanti in Italia per la minuscola ed endemica Salamandrina dagli occhiali, che in primavera troviamo ai margini dei torrenti dell’oasi.

La nostra pattuglia
L’oasi va avanti anche grazie ad una particolarissima task-force: una piccola cooperativa locale con la sua “tosta” presidente, una guardia (Michele), qualche “appoggio” nelle amministrazioni comunali dei due paesi e tanti volontari che contribuiscono a vario titolo e non senza difficoltà al successo dell’Oasi di Gaurdiaregia-Campochiaro.
In 12 anni, il progetto Oasi ha messo in moto anche una serie d’attività legate al turismo naturalistico, tanto che negli ultimi anni sono sorte a Guardiaregia diverse imprese nate per agevolare il flusso di visitatori: 3 strutture ricettive agrituristiche e di turismo rurale e 2 attività di ristorazione con richiamo nel nome all’Oasi (che addirittura propongono menù e pizze denominate “Oasi”), insomma un ritorno alla natura che ha spronato anche la signora Anna alla riapertura di un piccolo panificio a legna, unico nella zona.
Infine, dal 97 ad oggi, si è sviluppata una certa capacità delle amministrazioni comunali dei due piccoli centri, di attrarre fondi comunitari e locali, per progetti di tutela ed infrastrutturali a supporto dell’oasi, un nulla se non ci fossero i numeri della natura.

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