Non profit
Prodi, sono petali amari
Perché tutto il non profit era al seminario della Margherita di Frascati.
Se il gossip dalla politica politicante tracima nel mondo del terzo settore, può voler dire due cose: o che tutto è perduto, onore compreso, oppure che qualcosa di serio e reale sta accadendo. Succede, dunque, che una serie di ?mondi? che da tempo erano o venivano indicati come ?prodiani? si dicono – a mezza bocca e senza uscire allo scoperto – «profondamente delusi» se non addirittura «pesantemente irritati» dal Professore. Capi d?accusa, la Fabbrica, un «non luogo» sostanzialmente «artistico» dove il leader dell?Unione si è ben guardato dall?invitare, finora, «un presidente di associazione che fosse uno, un esponente che conta del non profit e terzo settore», dice con evidente disappunto uno dei leader di questo mondo, «preferendo trincerarsi dietro a sfilate di politici e di professorini che discutevano anche di temi dove la nostra voce è essenziale».
Secondo capo d?accusa, i collaboratori di Prodi, «una piccola e autoreferenziale casta di professorini», nota un osservatore attento di questa realtà, «tutti bolognesi e tutti saccenti che portano con sé una cultura elitaria della politica e un sostanziale, sovrano disprezzo per la forza e il coinvolgimento dei corpi intermedi».
Terzo capo d?accusa, lo «sbilanciamento verso il dialogo con la sinistra radicale e l?asse preferenziale con i Ds. Partiti che, per storia e visione del mondo, non possono – con tutto il rispetto – intercettare inquietudini e ansie di un universo composito e frastagliato come quello cattolico, tanto per dirne una», punta il dito un insospettabile esponente ulivista di cultura laica. Segnali di questo scollamento tra mondo del non profit e leader dell?Unione? Tanti, anche se piccoli.
Quell?assenza a Padova
La mancata partecipazione di Prodi al salone-fiera del volontariato che ogni anno si tiene a Padova, Civitas, dove pure era andato, in passato: negli stessi giorni, invece di «impegni all?estero», come aveva detto, Prodi era a Roma per prendere parte alla discussione delle riviste del ?Cantiere? (Aprile, Carta, il manifesto, Liberazione, Alternative). L?assenza ad appuntamenti importanti – e peraltro organizzati anche da associazioni orientate ?a sinistra? come l?Auser, l?Arci e la Uisp – e rappresentative di pezzi importanti del terzo settore organizzato. Infine, appunto, gli inviti alla Fabbrica: mai uno, finora, rivolto a leader di associazioni e realtà, che pure Prodi ben conosce, del non profit. Possibile?
Andando a scorrere gli inviti al pullman stanziale di Prodi, sì, è possibile. Risultato? Per chi non ha alcuna intenzione di consegnarsi mani e piedi a un centrodestra in (parziale) rimonta, uno solo: spostare l?attenzione, il baricentro e il dialogo con un partito come la Margherita, individuato come una «zona franca di libero e non ideologico dibattito politico e culturale». Che non vuol dire desiderare d?avere a che fare con un «partito debole». Anzi, è vero il contrario. «La Margherita è un partito forte», nota con orgoglio Donato Mosella, capo della segretaria politica di Rutelli e deputato Dl, «un partito dove il suo leader ha mangiato per davvero pane e cicoria per anni, sostenendo la battaglia del 2001, perdendo con dignità e dopo dedicandosi alla ricostruzione dell?opposizione. Dal congresso di Parma in poi abbiamo costruito un partito vero, nuovo, plurale e ricco di sensibilità diverse, costruzione che peraltro i prodiani (Parisi su tutti) cercarono di minare dalle fondamenta». «Ora, con l?ultima assemblea federale, ci siamo contati», racconta Mosella, «e senza chiudere la porta in faccia a un futuro partito riformista, abbiamo chiesto di partecipare all?Ulivo conservando la nostra identità e il nostro specifico. Ci hanno scatenato contro una guerra mediatica inaccettabile e pesantissima. Gli interlocutori economici, sociali, imprenditoriali e associativi hanno capito che non volevamo ?tradire? nessuno, la gente comune meno ma ci faremo capire anche da loro».
Nubi all?orizzonte
La situazione, in effetti, tra rutelliani e prodiani volge al brutto e al seminario di Frascati se ne sono accorti anche gli esponenti dell?associazionismo presenti: «Ormai lo scontro è arrivato anche ai livelli periferici del partito e temo nulla sarà come prima», sospira Mosella, che assicura: «Rutelli è determinato, non tornerà indietro. Siamo un partito giovane ma fiorente e organizzato, che conta ben 90 consiglieri regionali. All?assemblea federale abbiamo votato per chiamata nominale, una cosa che fanno davvero in pochi, anche a sinistra. Senza la Margherita non ci sarà nessuna lista dell?Ulivo, ne sono sicuro», chiude Mosella facendo capire che lo scontro in atto potrebbe anche non ricomporsi o avere esiti futuri del tutto imprevisti. E il mondo dell?associazionismo e del terzo settore cosa ne pensa?
Bocche cucite, di fronte al taccuino, ma nei ?pour parler? di Frascati in molti – dalla Cisl a dirigenti aclisti, esponenti del terzo settore e delle associazioni – sottolineavano che tutto possono desiderare tranne che un «berlusconismo di sinistra» nei rapporti con la politica, che i leader devono essere «plurali» e «capaci di fare sintesi per poi rilanciare proposte unitarie». E anche che – rilievo non da poco – «un partito deve essere saldo e netto sulle scelte politiche, garantire il più ampio dibattito e libertà di coscienza su quelle etiche». Non ci vuol molto a capire che il profilo che meglio combacia alla descrizione ha la forma di una Margherita.
A Frascati hanno chiamato a raccolta anche un bel pezzo di questo mondo, oltre a molti altri: «Rappresentanze orizzontali, non solo verticali, e invitate per ascoltarle perché reali e radicate», dice Bonomi. Sommata alla delusione descritta prima per Prodi, un bel punto a favore di Rutelli. Mosella, naturalmente, auspica «un progressivo svelenamento del clima e il ritorno della politica», ma ci tiene a far sapere dalle colonne di Vita «che non siamo solo un partito che va trattato con più rispetto ma anche un partito che saprà aprirsi come mai alla società. Alle prossime politiche le nostre liste parleranno per noi». Chissà chi parlerà con Prodi.
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