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Prodi, finalmente, risponde sull’Iraq ma ci delude, molto

Sulla questione dell'Iraq...

di Redazione

Nei mesi scorsi insieme all’associazione “Un Ponte per…” e anche grazie a voi abbiamo promosso l’appello “Rompere l’embargo”, perchè il governo italiano rompesse unilateralmente con le sanzioni che hanno ormai ucciso più di un milione e mezzo di iracheni e di cui lo stesso governo Prodi è corresponsabile. Il Presidente del Consiglio ci ha risposto con questa lettera:
Gentile Signor Alberti,
la ringrazio per le sue lettere con le quali ha illustrato la campagna “Rompere l’embargo” promossa dall’Associazione “Un Ponte per…” e dal Comitato Golfo. In merito alla iniziativa nei confronti dell’Iraq, devo farle presente che siamo seriamente preoccupati per le recenti difficoltà insorte nei rapporti tra le autorità irachene e la Commissione delle Nazioni Unite incaricata delle ispezioni e del monitoraggio del disarmo iracheno. Pur ritenendo di dover dare atto alle autorità irachene dei positivi risultati conseguiti grazie alla collaborazione avviata dallo scorso febbraio, siamo contrariati da tale battuta d’arresto. Infatti, una completa ed efficace cooperazione tra l’Organo delle Nazioni Unite e l’Iraq costituisce la strada più rapida e sicura per giungere, in modo completo e definitivo, alla revoca delle sanzioni imposte dalla Comunità internazionale. D’altra parte, ciò non può che aumentare le nostre preoccupazioni per le continue sofferenze che le sanzioni provocano alla popolazione civile irachena. Si tratta di una circostanza cui il governo, anche in considerazione degli orientamenti dell’opinione pubblica italiana, è particolarmente sensibile. Come lei ricorderà, è per questo motivo che l’Italia si è particolarmente adoperata per ottenere, nell’ambito dell’Onu, l’adozione della Risoluzione “Oil for Food”, la quale è desinata a dare risposta, anche se parziale, ai bisogni più urgenti della popolazione civile irachena. Continuiamo a sperare che il governo di Baghdad, riprendendo la piena collaborazione con la Commissione delle Nazioni Unite, possa aprire la strada alla revisione dell’embargo. Da parte sua il governo italiano continuerà a fare quanto possibile per ottenere il ripristino di rapporti di piena normalità tra la Comunità internazionale e l’Iraq. La prego di credermi, con i miei migliori saluti, Romano Prodi (30-9-1998).
Risposta di Rompere l’embargo:
Caro Presidente, abbiamo letto la sua lettera e non le nascondiamo un vivo disappunto per il suo contenuto. Come le avremmo illustrato se avessimo potuto incontrarla, a una parte crescente dell’opinione pubblica italiana sembra inammissibile che si continui a legare una misura come l’embargo, che provoca la morte di 250 persone al giorno, alla soluzione del contenzioso fra il governo dell’Iraq e l’Onu o, se preferisce, alla politica delle autorità irachene. Ci sembra che provocare da otto anni la morte per fame e malattie di 4500 bambini al mese non sia un buon modo per risolvere le controversie internazionali. I diritti umani, e in questo caso i diritti del popolo e dei bambini dell’Iraq, sono indisponibili e non possono essere violati nemmeno dall? Onu. Cordialmente
“Rompere l’embargo”
Guerre&Pace@ammi.mclink.it

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