Non profit
Procurarsi la pasticca? È sempre più facile
Cronache tra ragazzi in un rave party
Il gruppetto dei borgatari ?caciaroni?, che per comunicare tra di loro usano le mani, attira l?attenzione perché è il più rumoroso. Ma non sono soli. Accanto a loro i paninari (frequentatori abituali di Mc Donald?s) vestiti tutti allo stesso modo; poi tanti figli di papà travestiti da poveri ragazzi di periferia. E ancora, giovani di periferia (veri) griffati dalla punta del calzino al colletto della camicia, universitari, liceali, e nostalgici sessantottini. In cinquemila si sono dati appuntamento per andare a sconvolgersi di musica techno e pasticche in un ?rave party? rigorosamente illegale eppure del tutto tollerato.
Siamo al centro di Roma, al Villaggio Globale, il centro sociale più in voga del momento. Prima tappa di un viaggio notturno verso un weekend allucinogeno. Si parte dal Villaggio per andare in una zona industriale sulla Pontina. È lì che stasera si apriranno le danze. Dal sabato sera al lunedì mattina la musica techno non cesserà, lo spettacolo avrà inizio alle due del mattino e chi vuole è invitato a restare e a divertirsi. Ecstasy, acidi, amfetamine, cocaina, ma anche hashish e marijuana: l?unica droga che non compare tra gli ospiti è l?eroina. Perché i frequentatori dei party, i ravers, vogliono divertirsi, sconvolgersi, passare qualche ora insieme in un paesaggio inconsueto, che nel nostro caso è una fabbrica dismessa di pneumatici. Poi, quando tutto è finito, si torna a casa, spesso da mamma e papà, e quindi il ?trip? (viaggio, ma anche effetto della droga) deve avere una durata ben definita e controllabile. Sarà per questo che i carabinieri non intervengono mai. Al massimo passano a dare un?occhiata, intorno ai capannoni, poi proseguono senza fermarsi. Le forze dell?ordine sanno che è in fondo è un party di bravi ragazzi travestiti da ?cattivi drogati? solo per l?occasione. Ma la droga, quella c?è davvero.
Nessuna locandina, nessun annuncio, non una parola scritta o sentita alla radio ha fatto trapelare l?orario e il luogo della festa, eppure mezza Roma è puntuale all?appuntamento. È stata la parola, il chiacchericcio, il tam tam orale a dare le notizie necessarie. «Solo in questo modo», racconta Jimmy, uno degli organizzatori della serata, «sai che al rave parteciperanno solo gli amici degli amici e che la voce non arriverà alla gente sbagliata, che non capisce la nostra musica e il nostro modo di stare insieme».
Per dare il via ai loro festeggiamenti i ravers hanno portato tutte le apparecchiature necessarie per diffondere con potenza la musica industiale. «Una musica che va ascoltata», afferma Jimmy. «A volume sostenuto, affinché i bassi rimbombino sopra qualunque altro suono». La serata però non è dedicata solo alla musica: la padrona di casa, l?ospite d?onore, arriva con gli invitati e va via con loro. Si chiama droga, e va a ruba. La vendono un po? tutti. Con 20 mila lire puoi assaggiare un tipo di pasticche olandesi che fanno durare il trip anche sei ore. «Ce n?è una», dice Marco, «che ti fa diventare di plastica, nel senso che ti fa sentire delle propaggini di plastica che escono dal corpo per espandersi nello spazio fino a raggiungere gli altri che ballano con te. Al rave, l?idea di fondo», continua Marco, «è la voglia di raggiungere gli altri, di comunicare, di stringerti in un abbraccio, rompendo le barriere. Per questo serve la droga». Con la droga si diventa diversi: sfrontati se si è timidi, vitali se si è pigri e soprattutto lontani dall?immagine quotidiana, che per i giovani frequentatori è triste, da dimenticare. La due giorni di rave è dedicata a Sasha, un ragazzo italiano morto a 19 anni in India per overdose da eroina dopo aver portato la sua musica sintetica e la sua filosofia underground in giro per l?Europa.Tutti danzano e si drogano in suo nome. Lui amava le droghe e le conosceva bene. Ma non aveva fatto i conti con l?eroina. La signora di tutte le droghe l?ha trovato in un momento di solitudine. La via era già stata aperta delle droghe più leggere, è stato facile per lei prendersi la vita di Sasha.
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