Non profit

Procreazione, Vita non dimentica la vita

Ho notato uno strano silenzio riguardo la tutela del concepito messa in discussione dai quesiti referendari.

di Riccardo Bonacina

Sono un lettore del vostro settimanale in quanto l?associazione che presiedo è da anni abbonata alla vostra rivista, sempre attenta ai fermenti nuovi della società e ai diritti delle persone in particolare di quelle svantaggiate. In questi mesi ho notato tuttavia qualcosa di stonato: uno strano silenzio riguardo a una questione fondamentale per il futuro della società e di ciascuno di noi: la tutela del concepito messa in discussione dai quesiti referendari. Con questi referendum non è in gioco semplicemente una legge che regolamenta la fecondazione artificiale, ma il destino dell?uomo, di ciascun uomo sia esso embrione, feto, neonato, bambino, giovane, adulto, vecchio, moribondo, handicappato, malato psichico? e quindi il destino della nostra società e credo anche della nostra democrazia. Se infatti passerà il concetto che l?uomo non va tutelato in quanto uomo, ma in relazione al suo stadio di sviluppo o alla sua condizione, credo che ci avvieremo verso una convivenza in cui le parole solidarietà, condivisione, accoglienza suoneranno vuote. Capisco che si tratta di un argomento scomodo, ma credo che almeno dovreste impegnarvi fornendo una informazione secondo verità rispetto alle questioni in gioco, considerando che chi ha voluto i referendum fonda la sua campagna su notizie, anche scientifiche, inesatte se non false, facendo leva sul pietismo e non sulla ragione. Nella speranza che vogliate proseguire a fornire una buona informazione ai vostri lettori senza tradire l?origine di Vita, porgo cordiali saluti. Antonio Pellegatta, presidente Cav – Busto Arsizio Carissimo, il IV dei nostri dieci principi recita così: «Abbiamo voluto chiamare il nostro giornale Vita, perché è questo il nome stesso del nostro obiettivo. Vita, come parola prima, sostantivo essenziale da cui bisogna sempre ripartire se non si vuol soccombere alle astrazioni con cui si vorrebbe catalogare, imbrigliare le nostre azioni, i nostri ragionamenti, persino i nostri sentimenti». E sinceramente mi sembra un principio cui stiamo tenendo fede soprattutto in questo periodo. Dal n. 48 al n. 51 del 2004 questa rubrica ha ospitato lettere di mamme con bambini disabili gravissimi che ci hanno insegnato cosa sia la vita, la nuda vita, come bene primo, sacro e irrinunciabile di fronte alle pretese anche legislative e autoritarie. Negli ultimi numeri abbiamo seguito con particolare attenzione il dibattito verso il referendum dando voce soprattutto ai cattolici e alle loro diverse posizioni. Insomma, la sua mi pare una critica davvero ingenerosa.


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