Mondo

Processo del gruppo petrolifero francese Elf: secondo atto

E' ripreso il processo sul più grande scandalo petrolifero europeo che ha messo in luce i rapporti più marci fra la Francia e l'Africa

di Joshua Massarenti

Undici mesi dopo un primo processo giudicato dagli esperti esemplare, è ripreso presso la Corte d’appello di Parigi il processo riguardante alti dirigenti della compagnia petrolifera francese Elf-Aquitaine sui quali pesano accuse pesantissime di frode fiscale, tangenti e chi più ne ha più ne metta. Tutto è unico ricorda il quotidiano francese “L’humanité”: “la durata dell’istruttoria (tre giudici coinvolti per otto anni), l’ammontare complessivo delle 15 sentenze pronunciate (25 anni di carcere e 19 milioni di euro di multa), la molteplicità delle ramificazioni (dai quadri del gruppo petrolifero ai capi di Stato africani), distrazioni di fondi che superano i 300 milioni di euro…”. Lo stesso Loick Le Floch-Prigent, presidente di Elf tra il 1989 e il 1993, si era lasciato scappare durante il primo processo: “Tutto, in Elf, era sprofondato nell’oltranza”. Proprio lui, Le Floch-Prigent, definito dal Tribunale correzionale di Parigi “il primo responsabile dell’affare Elf” e condannato in primo grado alla pena massima di 5 anni di reclusione e di 375 000 euro di amenda, ha deciso di non ricorrere in appello, risultando quindi essere il grande assente del secondo atto dello scandalo Elf. Al contrario dei suoi complici: Alfred Sirven, ex direttore degli affari generali del gruppo petrolifero, condannato a 5 anni di carcere e un milione di euro per aver “partecipato alle malversazioni”, e André Tarallo, ex “Monsieur Afrique”, condannato a 4 anni di reclusione e due milioni di euro per “aver facilitato l’incredibile deriva nella gestione del gruppo”. Per la stampa francese, da qui al termine di questo processo (previsto per l’8 dicembre) non ci si dovrà aspettare a rivelazioni decisive. Di sicuro, il tribunale non esiterà a ricordare i numerosi “regali” – tra cui “hotels particuliers” nei quartieri parigini più ricchi, diamanti, villa in Corsica ecc. – che si sono fatti i dirigenti di Elf attingendo senza ritegno nelle casse della compagnia statale francese, un tempo fiore all’occhiello del “sistema” economico della Francia. Oltre tutto, il Tribunale non mancherà di ricordare il modo con cui questi fondi venivano stornati a destinazione di numerosi capi di Stato africani (Nigeria, Camerun, Congo-Brazzaville, Angola e Gabon) per permettere loro di sfruttare le proprie risorse petrolifere.


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