Economia

Processi: banche più nei guai delle compagnie petrolifere

La crisi economica ha moltiplicato le cause intentate da cittadini che si sentono truffati dal sistema bancario. Facendo i conti, si scopre che gli istituti di credito rischiano di fallire per pagare gli avvocati. Superando perfino le odiatissime big del petrolio

di Gabriella Meroni

Hanno fatto più danni i mutui subprime che gli sversamenti di petrolio nell'oceano. E' questa la conclusione cui è arrivato un singolare studio realizzato dal sito di notizie economiche Quartz sulla quantità di cause legali intentate contro le banche a confronto con quelle contro le società petrolifere. Ebbene, anche se le big del petrolio sono da sempre le aziende con più contenziosi da risolvere (per motivi ambientali, di salute, di costi degli impianti e di coinvolgimento finanziario con governi dittatoriali), le banche ormai le hanno superate, proprio a causa dei loro comportamenti ritenuti scorretti.
I mutui subprime sono solo un esempio, perché la crisi finanziaria ha moltiplicato le occasioni per litigare con la propria banca: mancata concessione di credito, tassi troppo onerosi, pubblicità ingannevole, clausole contrattuali modificate unilateralmente se non vere e proprie (presunte) truffe. Ma ecco i dati, ricavati da Quartz dai bilanci ufficiali delle società e degli istituti di credito, che periodicamente danno conto delle cause legali in corso. Senza entrare nel merito (una vera "mission impossible"), il sito ha semplicemente contato, nei bilanci 2012, le parole che ciascuna azienda o banca ha usato per descrivere i contenziosi in corso non al pubblico, ma ai propri investitori e azionisti: un criterio abbastanza preciso, sostengono da Quartz, per inquadrare le dimensioni della complessità dei problemi giudiziari dei soggetti esaminati.
Ed ecco la sorpresa: a guidare la classifica generale non è la British Petroleum, finita in un vero e proprio vortice di processi dopo lo sversamento record del 2010 nel Golfo del Messico, ma la banca d'affari JP Morgan, con 8.200 parole, seguita a ruota dalla svizzera Ubs con 8.100; terza a grande distanza la Deutsche Bank, con 3.900 parole, e solo qui troviamo due big del petrolio, Total (3.600) e appunto BP (3.500); seguono le tre banche CitiGroup (2.500), Merril Lynch (1.800), Credit Suisse (1.500), poi la petrolifera Exxon (1.000) e infine un'altra banca, Barclays (800).
Non bastasse, l'outlook è tutto negativo per le banche, visto che la BP dovrebbe aver chiuso con la super-causa legata allo sversamento con la condanna incassata alla fine del 2012, mentre gli istituti di credito sono tutti nel bel mezzo della tempesta giudiziaria scatenata dalla crisi economica. 
 

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