Formazione

Primo rapporto Volontariato sanitario

Compilate e inviate in busta al seguente indirizzo: ILESIS, Ricerche e formazione per i sistemi sanitari, Via Alessandro Torlonia, 15/A, 00161 ROMA per fax (06 44260337) o per mail: ilesis@ihg.it

di Nadio Delai


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La centralità del tema del Volontariato per la vita collettiva costituisce ormai un’acquisizione quasi scontata.
Eppure è proprio in queste occasioni che serve compiere un ulteriore passo avanti.
Da un lato, infatti si assiste oggi nella cultura collettiva ad un forte recupero della dimensione sociale rispetto a quella puramente economica, la quale ha tenuto banco negli ultimi dieci anni, mettendo (temporaneamente) da parte le componenti della coesione sociale, della gratuità, dei valori non materiali in genere.
Oggi il sociale sta riacquistando cittadinanza piena e centralità nel dibattito pubblico, tanto che persino le imprese riscoprono il valore della responsabilità sociale. E il tema ha addirittura trovato posto prioritario tra quelli iscritti nell’Agenda del semestre italiano della Presidenza Europea.
Dall’altro lato, il mondo del Volontariato si trova ad affrontare compiti sempre più impegnativi di fronte ad uno Stato che sempre meno riesce a rispondere ai bisogni crescenti e personalizzati della popolazione, nei vari settori e specialmente in quello sanitario e socioassistenziale.
Sembrerebbe dunque che le due condizioni precedenti concorrano naturalmente allo sviluppo del Volontariato nel nostro Paese. In realtà siamo oggi davanti a due rischi che derivano proprio dalle condizioni suddette.Il primo rischio è che il ritorno del sociale resti prevalentemente confinato dentro il mondo delle parole e non si trasformi abbastanza in opere concrete come il Volontariato esige.
Il secondo rischio è che i bisogni dei cittadini, specie nell’ambito di un welfare state in ritirata e di una crescita esponenziale delle necessità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, finiscano su spalle troppo esili di un Volontariato che “piace” anche alle istituzioni (tanto da aver trovato posto all’interno dell’ultima Legge di riforma del Sistema Sanitario Nazionale). Ma questo mondo ha un grande e continuo bisogno di reclutamento, di formazione, di sostegno organizzativo e, soprattutto, di entusiasmo e di passione.
Per tutte queste ragioni sembra utile e significativa l’iniziativa promossa da Farmindustria e destinata ad affrontare almeno una parte importante del Volontariato (quello sanitario e socioassistenziale) con una logica di indagine scientifica e “incrociata”. Si analizzeranno cioè le esperienze e le valutazioni dei Volontari, da un lato e quelle delle famiglie italiane, dall’altro, tramite due indagini nazionali su campione, le quali indagheranno parallelamente su opinioni, comportamenti, esperienze e propensioni delle due parti in gioco.
La ricerca sui Volontari viene condotta tramite questionario, inserito nel presente numero di Vita, da cui ci aspettiamo un’attenta e forte risposta da parte dei lettori.
La ricerca sulle famiglie che si sono rivolte ai Volontari e che a loro volta possono generare volontariato attivo, viene invece condotta in parallelo tramite un apposito questionario su di un campione di 2.000 italiani adulti.
Sarà perciò possibile, attraverso questa duplice operazione, guardare se stessi (come Volontari) e guardare al modo con cui le famiglie italiane si rapportano con questo mondo.
È la prima volta che si effettua un’analisi incrociata delle rispettive esperienze ed opinioni. E proprio per questo vorremmo che i risultati delle due indagini servissero a dare una spinta di qualità alla rinata attenzione per il sociale, ma anche al miglioramento continuo di quella forza preziosa costituita dalla gratuità e dal dono di sé e del proprio tempo da parte dei Volontari.


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