Politica

«Prime vittime: le famiglie»

Un commento di Angelo Cremonese: «l’Italia sarà uno dei paesi con la maggior aliquota ordinaria praticata»

di Redazione

 “L’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Imposta sul valore aggiunto colpirà, con i suoi effetti fortemente regressivi, soprattutto le famiglie e i consumatori, ma non solo”. Ign, testata online del Gruppo Adnkronos, ha domandato ad Angelo Cremonese, docente di Economia dei Tributi presso la Facoltà di Economia della Luiss Guido Carli di Roma, gli effetti dell’aumento dell’Iva previsto dalla manovra.

“Il testo della legge di conversione del DL 138/2011 prevede, tra le altre misure, un aumento dell’aliquota ordinaria dell’Imposta sul valore aggiunto dal 20 al 21%. Tale aumento andrà a colpire molti beni che riguardano la spesa per la casa, gli articoli del comparto elettronico, inclusi pc e telefonini, auto e moto, alcuni prodotti alimentari ed altre voci ancora, oltre a numerosi servizi, inclusi quelli offerti dagli artigiani, professionisti, artisti ecc. – afferma il professor Cremonese – Non viene previsto invece l’aumento dell’imposta relativa ai beni con aliquota ridotta del 4% (beni di prima necessità) e del 10% (ristoranti, alberghi, bar, utenze private). Con questo incremento l’Italia diventa uno dei paesi con la maggior aliquota ordinaria praticata. La Spagna è al 18%, la Germania al 19%, la Francia al 19,6% e la Gran Bretagna al 20%”.

“Gli acquisti del consumatore finale non sono, infatti, gli unici sui quali grava il tributo – prosegue l’esperto – ad esempio gli enti pubblici e gli enti privati non profit solitamente sopportano l’IVA sugli acquisti, come un costo della loro attività. Lo stesso discorso vale anche per tutti gli operatori economici che effettuano operazioni esenti (operazioni di credito, assicurazione, prestazioni di trasporto urbano di persone, servizi postali, prestazioni sanitarie etc.). Pertanto la maggiorazione dell’aliquota avrà come effetto un aumento dei costi delle materie prime e dei servizi per i soggetti con detrazione IVA limitata, che per sopravvivere, dovranno aumentare i loro ricavi, con evidenti ripercussioni sui consumatori finali”.

“Vengono dunque colpiti anche alcuni acquisti intermedi e alcuni investimenti di vasti settori dell’economia fortemente presenti nel nostro Paese – sottolinea Angelo Cremonese – In questa ottica, oltre ai consumi privati, verranno tassati in maniera più elevata anche una parte dei consumi collettivi e individuali erogati alle famiglie dalla pubblica amministrazione“.

“Per ciò che riguarda la suddivisione in percentuale della domanda interna delle diverse categorie di base imponibile IVA – prosegue il docente – è stato rilevato che in Italia il consumo finale delle famiglie ed il consumo intermedio degli enti pubblici e privati non – profit pesano rispettivamente il 74% ed il 5% sul consumo totale delle unità istituzionali (Fonte: Commissione Europea 2004).

“Resta infine da effettuare una difficile proiezione di come, in un periodo di forte crisi dei consumi quale quello attuale, l’aumento dell’IVA possa essere realmente ribaltato sui consumatori dalle imprese – conclude il professor Cremonese – Con buona probabilità parte dell’onere sarà traslato dagli stessi consumatori sulle imprese che saranno costrette a ridurre i profitti e/o aumentare le perdite pur di non perdere quote di mercato, con inevitabili conseguenze sull’occupazione e sugli investimenti. Si pensi ad esempio al settore della grande distribuzione oppure ai prodotti hi-tech, dove per mantenere i “prezzi ottici” (euro 99, 199, ecc.) le imprese, probabilmente, non potranno ribaltare l’aumento sui consumatori finali. Pertanto, non è così scontato che saranno solamente i consumatori finali a subire le conseguenze derivanti dall’aumento dell’aliquota ordinaria. Nei settori dove le vendite sono in costante diminuzione, come ad esempio il comparto del vino, è possibile prevedere una flessione dei consumi, con evidenti effetti regressivi. Non bisogna dimenticare poi il possibile effetto recessivo dell’e-commerce. Difatti, sarà sempre più conveniente fare acquisti fuori dal territorio nazionale vista la minore aliquota ordinaria praticata negli altri paesi”.


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