Non profit

Prima valutazione qualitativa delle UVA in Lombardia

Apertura limitata del servizio, mancanza di supporto ai familiari: questi i punti deboli. Uno studio di Federazione Alzheimer Italia con il Mario Negri

di Sara De Carli

La Federazione Alzheimer Italia, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano ha concluso lo Studio sulla Qualità delle Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) nell’ambito del progetto, primo del genere in Italia, “Censimento e Valutazione dei servizi e delle strutture per la cura e l’assistenza ai malati con demenza in Lombardia” avviato a marzo 2006 (in allegato il pdf).

L’obiettivo era quello di realizzare un sistema di valutazione della qualità delle singole strutture UVA censite, sia in termini di rispetto dei requisiti standard di lavoro sia di impatto delle prestazioni sulla salute del malato e della famiglia. «Questo sistema di 27 indicatori», spiega la Federazione Alzheimer, «ha consentito di valutare in maniera standardizzata un campione rappresentativo di UVA. La diffusione dei risultati alle strutture coinvolte consentirà di avviare, ove opportuno, azioni rivolte ad aumentare gli standard qualitativi, in modo da garantire ai malati e alle famiglie un servizio più efficiente ed efficace».

Lo studio è stato condotto su 20 UVA, selezionate in maniera casuale tra le 81 UVA presenti sul territorio lombardo. Di esse, 18 hanno restituito il questionario.

Una prima area tematica di valutazione riguarda la struttura. Su un punteggio ottimale di 37 punti, la media è di 19 punti, pari al 51% del punteggio complessivo: fossimo a scuola, meno di un 6. Valutati, in questa sezione, servizio di prenotazione delle visite, il servizio di counselling, la connessione con i servizi presenti
sul territorio, gli orari di apertura.

Ancora meno per gli indicatori di processo: la media è di circa 32 punti (47 per cento), senza differenze rilevanti tra le UVA. L’Ambulatorio UVA è operativo in media quasi quattro ore al giorno per tre giorni alla settimana. Più di metà del campione (10 UVA) sono aperte 1 o 2 giorni alla settimana, mentre le restanti da 3 a 5 giorni. Solo nel 17 per cento del totale, l’Ambulatorio è aperto tutto il giorno; la restante percentuale si divide nelle aperture solo il mattino, solo il pomeriggio o alternando mattino e pomeriggio. 11 UVA hanno un’operatività di circa 1-3 ore. Per quanto riguarda la lista di attesa, essa si attesta in media sui 52 giorni. 

Il punteggio più alto le UVA lo acquisisono nella valutazione degli indicatori di esito: 55%. È stata analizzata la gestione della comunicazione della diagnosi. Tutte le UVA comunicano la diagnosi tanto ai familiari quanto al medico curante di medicina generale, 13 anche al malato. Nel 28% delle UVA le comunicazioni circa il malato vengono comunicate al malato, nel 61 per cento alla famiglia in sua presenza, nel 67 per cento alla famiglia in sede separata.

Dopo la diagnosi 17 UVA prescrivono, quando indicato, uno dei farmaci antidemenza e 14 definiscono con la famiglia un piano terapeutico e assistenziale. Il paziente viene seguito per l’intero corso della malattia (fino alla morte o alla presa in carico da parte di un’altra struttura) in 17 UVA. Infine l’ultimo item considerato riguarda il compito di fornire indicazioni circa la rete dei servizi a cui rivolgersi durante
il decorso della malattia. 2 UVA non forniscono alcuna indicazione e rimandano alle associazioni che operano nel territorio, 10 forniscono informazioni sia sui servizi
sia sulle associazioni. Le rimanenti danno solo informazioni verbali generiche.

Le conclusioni di Federeazione Alzheimer Italia

Il risultato più importante di questo studio – sottolinea la Federazione Alzheimer Italia – è di essere riusciti a valutare e confrontare in modo standardizzato, attraverso indicatori di qualità, un campione rappresentativo di UVA.
Dai risultati presentati emerge la necessità di rendere ancora più omogenea l’organizzazione dei servizi delle UVA, che rappresentano la porta d’ingresso alla malattia di Alzheimer, in modo da rendere meno difficile la comprensione e la gestione della malattia.

Importante, se letto con l’obiettivo di rispondere ai bisogni dei familiari, appare il dato che nel 33 per cento delle UVA non venga fissato automaticamente l’appuntamento di controllo. Ancora 3 strutture non dichiarano alcuna connessione con i servizi sul territorio: ciò implica un notevole carico sulla famiglia che si deve informare e gestire da sola.

Inoltre, quasi la metà delle UVA non prevede il servizio di counselling/supporto ai familiari e in 7 UVA su 18 manca una figura di riferimento per la gestione delle emergenze e delle informazioni.


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