Economia
Prima le tassano poi le scaleranno
"Questo governo vuole costringere le coop a diventare imprese capitalistiche. Ma così si fa un piacere agli oligopoli, non al mercato". Intervista a Paolo Leon
Negli ultimi anni ha esaminato le leggi finanziarie per individuarne gli effetti sul mondo cooperativo. Quest?anno? «Non ho fatto alcuna ricerca perché nessuno me lo ha chiesto». Paolo Leon è professore di Economia pubblica all?università Roma Tre e conosce molto bene la realtà della cooperazione per averne osservato negli ultimi anni l?evoluzione.
Vita:Perché questo accanimento contro le cooperative?
Paolo Leon: L?attuale governo prosegue la politica avviata dal primo governo Berlusconi. Allora incombeva la necessità di rimpinguare le casse dell?erario per centrare i parametri di Maastricht. Tremonti pensò bene di ottenere una parte di quel denaro chiedendolo a chi non doveva fino ad allora versarlo, andando a bussare alla porta delle cooperative che producevano utili per costringerle a pagare un?imposta sul reddito d?impresa. Fu allora, e lo è a maggior ragione oggi, una mossa ingenua, di chi non ha idea, o a cui non importa nulla, di cosa realmente sia la cooperazione.
Vita: Un problema culturale, prima che economico..
Leon: Per la maggioranza della coalizione oggi al governo il mercato è rappresentato solo da quei soggetti che sono uguali davanti al fisco. Non a caso la legge che prende il nome del ministro dell?Economia è significativa solo se applicata a tutti, se le cooperative continuassero a non pagare le imposte sugli utili si configurerebbe una grave ipotesi di concorrenza sleale. Secondo questa logica non ha alcun senso l?esistenza delle cooperative, o peggio ancora di tutto il settore del non profit. L?unica forma di mutualità costituzionalmente accetta da questo governo è infatti quella di chi si mette insieme per tutelare o soddisfare solo i propri interessi.
Vita: Quali sono i rischi di un?eccessiva uniformità tra soggetti economici?
Leon: L?idea che il governo ha del sistema economico rappresenta una visione del mercato puro che è sbagliata. Le economie moderne hanno invece bisogno di pluralismo, della presenza contemporanea di tante attività e soggetti economici diversi, l?uniformità provocherebbe oligopoli o monopoli.
Vita: Può farci un esempio?
Leon: Prendiamo il settore della distribuzione. Oggi il mercato italiano è caratterizzato dalla presenza di pochi gruppi, la maggior parte stranieri, e le coop di consumo rappresentano un elemento di stabilizzazione del mercato. Non a caso proprio le cooperative di consumo, tra le più redditizie, sono nel mirino dei provvedimenti che vorrebbero tassare gli utili. Se queste dovessero essere costrette a trasformarsi in imprese capitalistiche potrebbero essere oggetto di scalate e venire acquisite proprio da quegli stessi gruppi che oggi tendono a imporre una regime oligopolistico.
Vita: Questo vale per le grosse realtà. E quelle più piccole?
Leon: Anche le realtà minori svolgono lo stesso ruolo. Penso alle cooperative di produzione e lavoro o alle sociali che riescono a operare con ridottissimi margini: senza la defiscalizzazione non potrebbero sopravvivere. Mettersi in cooperativa non ha lo stesso senso del diventare socio di un?impresa capitalistica. Vuol dire aderire a un progetto con individui che sono sullo stesso tuo piano, con gli stessi tuoi poteri decisionali, rappresenta quindi una valida alternativa a forme che invece portano verso il darwinismo sociale creando delle gerarchie.
Vita: Quali altri vantaggi genera la cooperazione?
Leon: L?impatto occupazionale. Coop e non profit, oltre ad avere come obiettivo il perseguimento della loro missione, ne hanno uno interno, molto importante, spesso criticato dagli economisti: far crescere o comunque mantenere stabile il livello occupazionale. Se si decide di andare avanti lo si fa tutti insieme, altrimenti è inutile mantenersi in vita. In un momento storico in cui la creazione di occupazione è uno degli obiettivi principali dei governi nazionali, un aspetto importante. In questo modo si risparmierebbero i soldi da destinare agli incentivi per creare nuova occupazione, quelli per i sussidi per la disoccupazione, quelli destinati a favorire l?autoimprenditorialità e soprattutto quelli per finanziare la legge Tremonti.
Vita: Perché un regime fiscale agevolato?
Leon: Perché non hanno le stesse possibilità che il mercato offre alle imprese capitalistiche. Per esempio le cooperative non possono accedere ai mercati finanziari per raccogliere denaro in quanto vige la regola che ogni socio ha diritto a un solo voto.
Vita: Salviamo le coop…
Leon:L?attività dell?uomo non può essere governata dal profitto altrimenti non avrebbe senso parlare non solo di non profit, ma anche della chiesa, delle fedi, dello spirito. Fu Marx ad affermare che tutto poteva essere mercificato, basta non farlo.
Input
Docente di Economia pubblica alla facoltà di Economia
?Federico Caffè? dell?Università Roma Tre, Paolo Leon è anche
vicepresidente dell?Associazione per l?economia della cultura.
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