Non profit

Prima il petrolio, poi le persone

Le sorti della guerra in Iraq sono ancora incerte, eppure si sa già chi sarà il vincitore, almeno dal punto di vista economico: sono le grandi imprese americane

di Gabriella Meroni

Le sorti della guerra in Iraq sono ancora incerte, eppure si sa già chi sarà il vincitore, almeno dal punto di vista economico: sono le grandi imprese americane, soprattutto del settore petrolifero e dell?industria pesante, soprattutto se legate al gabinetto presidenziali di petrolieri doc. L?amministrazione Bush ha infatti già assegnato tre commesse per il dopoguerra, che riguardano la prima la ricostruzione delle infrastrutture petrolifere, la seconda lo spegnimento dei pozzi di petrolio incendiati dall?esercito di Saddam, e l?ultima la gestione e ricostruzione del porto di Umm Qasr, incarico quest?ultima assegnato prima ancora che le forze alleate ne abbiano assunto il pieno controllo. Una puntualità scandalosa se paragonata alle decisioni non ancora prese riguardo le emergenze umanitarie. Venerdì 7 marzo è fioccata la prima commessa per la Halliburton Company (già guidata da Dick Cheney), società specializzata nei servizi all?industria petrolifera, ha ottenuto (ma va?) dalla Casa Bianca l?appalto per bonificare e ricostruire le infrastrutture petrolifere in Iraq. L?affare è di circa 20 milioni di dollari, al netto di un volo in Borsa da 8 dollari per azione ad oltre 20. A spegnere i pozzi di petrolio ci penserà un?azienda specializzata con sede in Texas (patria della dinastia Bush), la Boots & Coots International Well Control. Attualmente non sono stati più di 10 i pozzi andati in fiamme, una cifra molto bassa se paragonata agli oltre 700 della Guerra del Golfo nel 1991. Tuttavia i tecnici delle due industrie sono già pronti permettersi al lavoro; anzi, in Texas da tempo i petrolieri erano in fibrillazione, e aspettando la guerra rilasciavano interviste sui giornali dando con largo anticipo la propria disponibilità a gestire i pozzi iracheni conquistati (si veda lo Houston Chronicle del 25 gennaio http://www.cudd.com/chron.htm). Ora gli specialisti calcolano che per domare gli incendi e rendere operativi i pozzi iracheni potrebbero essere necessari fino a 35-40 giorni. Nella zona sud dell?Iraq sono presenti oltre 1.000 pozzi di petrolio che sono in grado di produrre più di un milione di barili di greggio al giorno. Il governo americano ha pensato però anche al porto di Umm Qasr, la cittadina che costituisce l?unico sbocco al mare per l?Iraq, e attorno alla quale mentre scriviamo (martedì 25 marzo) ancora fervono i combattimenti alleati per fiaccare le sacche di resistenza irachene. Incurante di questo dettaglio, o forse assolutamente fiduciosa nella vittoria finale, l?amministrazione Bush ha assegnato un contratto per un valore di 4,8 milioni di dollari alla Stevedoring Services of America (SSA) per la gestione del porto. Un comunicato dell’UsAid (Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale) ha annunciato che la SSA «avrà l’incarico di ripristinare l’operatività del porto, per consentire l’arrivo di aiuti umanitari e dei materiali necessari per la ricostruzione».


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