Politica
Prima gli italiani, ma 3 poveri su 10 sono immigrati
Su Facebook, in radio o in televisione, il ministro dell'Interno lo ripete spesso: "prima gli italiani". Eppure i dati dell'Istat sulla povertà assoluta dicono qualcosa di diverso, perché dei 5 milioni citati, secondo le ultime stime gli italiani sarebbero circa 3,4 milioni, mentre gli stranieri in povertà un milione e 600 mila. Ma com'è cambiata la povertà assoluta tra gli stranieri in Italia? Lo vediamo in un grafico
«Ho 5 milioni di italiani poveri, quando avrò sfamato loro, penserò agli altri. Io la penso così». A parlare in questi termini, su Facebook, in radio o in televisione, è il ministro dell’Interno, nonché vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini. Sulla scia del suo più noto refrain, ovvero “prima gli italiani”, l’inquilino del Viminale esterna spesso questo suo pensiero.
Un ritornello che ha iniziato a ripetere quando a Palazzo Chigi, nei mesi scorsi, si lavorava alla bozza di decreto del Reddito di cittadinanza, che puntava a rendere più difficile l’accesso alla misura da parte degli immigrati.
Salvini sembrava allora – e sembra tutt'oggi – non aver letto affatto le statistiche che lui stesso cita. Secondo il ministro, bisogna pensare prima ai 5 milioni di italiani poveri. In realtà, e lo dimostrano i dati Istat, tra quei 5 milioni di poveri assoluti ci sono anche tanti stranieri.
Secondo quanto affermato dal presidente dell’Istat, Maurizio Franzini, durante un’audizione sulla Nota al Documento di economia e finanza del governo nel mese di ottobre 2018, “distinguendo tra italiani e stranieri il fenomeno ha interessato nel 2017 il 6,2% dei cittadini italiani (pari a 3 milioni e 449 mila individui) e il 32,3% degli stranieri (pari a 1 milione e 609 mila individui)”. Tra i 5 milioni che Salvini vuole aiutare, quindi, ci sono anche tanti poveri immigrati.
da redattoresociale.it di Giovanni Augello
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.