Breakthrough of the year 2024

Prevenzione dell’Hiv, la prep a lunga durata la scoperta dell’anno

Un'iniezione ogni 6 mesi: il farmaco Lenacapavir è efficace nel controllo del virus e anche come profilassi pre-esposizione. Questa innovazione per Science potrebbe essere un punto di svolta per l'eradicazione del virus nel mondo. Ma ne va garantita l'accessibilità

di Nicla Panciera

È un farmaco che, con una singola iniezione, protegge per ben sei mesi dall’infezione, inibendo la replicazione del virus. Con un’efficacia pari al 100%, come dimostra un recente studio di fase 3 condotto in Uganda e Sudafrica su adolescenti e giovani donne, in cui sono state azzerate le infezioni. È questa la breakthrough of the year 2024, la scoperta dell’anno, secondo Science che ogni anno stabilisce quale sia la novità più importante del progresso scientifico. Al farmaco, il lenacapavir, si riconosce la peculiarità del meccanismo di funzionamento, è un inibitore della proteina del capside del virus dell’Hiv, il primo di questa classe. Un farmaco innovativo e interessante che, questa è la speranza, potrebbe drasticamente abbassare il numero di nuove infezioni e bloccare la diffusione del virus.

L’Aids è ancora da sconfiggere

Ogni anno nel mondo l’Aids provoca 700 mila morti, sono 1,5 milioni i nuovi casi di infezione, oltre a 40 milioni di persone che convivono con l’Hiv. L’obiettivo di Unaids, il programma delle nazioni unite su Hiv/Aids, è di eradicare il virus entro il 2030. Perché l’Aids continua a esistere. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità, infatti, sono oltre 2.000 le nuove infezioni diagnosticate ogni anno, delle quali il 60% è tardiva con un quadro clinico già conclamato e gravi conseguenze dal punto di vista sanitario. Sono poi 10.000 le persone che non sanno di avere il virus. Un sommerso che contribuisce alla diffusione del virus.

Cos’è la Prep

La profilassi pre-esposizione è una strategia di prevenzione che consiste nel prendere farmaci orali anti-Hiv da parte di persone Hiv-negative ma che hanno un rischio di contrarre l’Hiv. Il trattamento consiste in una combinazione di farmaci che, in modo diverso, sopprimono la replicazione virale, riducendo la carica virale a livelli non più rilevabili dai test di laboratorio e quindi non rendendo possibile la trasmissione. È efficace nell’evitare l’infezione nelle popolazioni che in base ai dati epidemiologici sono maggiormente esposte al virus: Maschi che fanno sesso con maschi (Msm), donne ad alto rischio, transgender, sex worker.

Cos’è la long lasting prep

Come vi abbiamo raccontato qui, nel focus book dedicato agli abbonati di VITA “Yes, we cure”, su alcuni importanti successi dell’associazionismo, «il farmaco per la profilassi, negli Usa, è in uso dal 2012, mentre in Europa si è dovuto attendere il 2016 e Aifa ne ha stabilito la rimborsabilità solo nel 2023. Nello stesso anno, Ema ha dato il via libera alla Long acting Prep, Prep a lunga durata, da assumere solo due volte l’anno, che ci aspettiamo possa arrivare in qualche mese anche qui» ci aveva raccontato Sandro Mattioli, Presidente dell’associazione Plus e direttore del Blq Checkpoint, ricordando le conseguenze di tutti questi ritardi sulla diffusione dei contagi. Tanto che accelerare l’accesso alla Prep è quanto chiedono le nuove raccomandazioni diffuse in occasione della Conferenza internazionale sull’Aids di Monaco, che ha definito lenacapavir “game changer”  la cui accessibilità rimane però una “questione critica”.

Questioni aperte: l’accessibilità

Infatti, sono ancora molte le barriere all’accesso universale alla Prep, che è uno degli strumenti più importanti a nostra disposizione per contrastare la diffusione del virus. Barrire che andrebbero abbattute, contemporaneamente all’approvazione dei farmaci long acting che possono dare una risposta a certe popolazioni più vulnerabili, liberandole dalla necessità di un trattamento quotidiano (la maggior parte delle persone a rischio vive in Paesi a reddito medio o basso). «Attualmente esiste già una cura a lunga durata d’azione approvata in Europa, cabotegravir, che prevede un’iniezione ogni due mesi e ci aspettiamo possa arrivare in Italia in pochi mesi» spiega Sandro Mattioli, che evidenzia come le aspettative verso un trattamento ogni sei mesi siano giustificate ma anche che la sua mera approvazione non è sufficiente, serve una riorganizzazione dei servizi. «Quello che ci domandiamo è se saprà la nuova molecola a somministrazione semestrale risolvere i problemi che rendono difficile l’accesso alla Prep», come i pochi centri di riferimento, i costi di visite e controlli, la limitata erogazione sul territorio da parte delle sole farmacie ospedaliere su ricetta dell’infettivologo, i rischi legati all’aderenza e allo stigma.

La questione del prezzo

C’è il problema del prezzo contrattare con l’azienda, la Gilead, protagonista di un’altra vicenda che raccontiamo nel book “Yes, we cure” (quella relativa al farmaco salvavita sofosbuvir contro l’epatite C). La questione è stata affrontata anche a Monaco, dove l’appello all’azienda è stato lanciato dalle associazioni di pazienti e dalla International Aids Society Ias che si è augurata l’accessibilità non venga mai meno. L’azienda, dal canto suo, ha consentito che il generico della nuova molecola sia prodotto e distribuito in 120 paesi a basso e medio reddito, ma non in tutti quelli in cui è stata condotta la sperimentazione, come il Perù. Una mossa quindi ritenuta altamente insufficiente.

Foto del National Institute of Allergy and Infectious Diseases su Unsplash

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