Cultura

Preti perseguitati da Mugabe

L'ambasciatore americano a Harare smentisce a Vita.it le rivelazioni del settimanale "The Tablet"

di Joshua Massarenti

BRUXELLES – La Chiesa cattolica entra nuovamente nel mirino del dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabo. Secondo un’inchiesta del settimanale cattolico bricannico The Tablet, i preti cattolici sono oggetti di persecuzione da parte della polizia segreta legata al Zimbabwe African National Union-Patriotic Front (Zanu-Pf), il partito di Mugabe.

Le testimonianze raccolte da The Tablet fanno riferimento alla classica panoplia di persecuzioni praticate dal regime zimbabweano negli ultimi due decenni: pedinamenti, telefoni sotto controllo, arresti arbitrari, intimidazioni e anche casi di tortura.

La nuova ondata di minacce fa seguitoalla pubblicazione di una lettera pastorale all’inizio dell’anno in cui i vescovi denunciavano la corruzione paragonata a “un cancro che sta distruggendo il paese”, esortando i partiti politici ad “impegnarsi in un dibattito serio sullo stato della Nazione”, continuamente “insidiata dalla violenza, dall’intolleranza politica, dal’ingiustizia, dai brogli elettorali, dalla paura e dall’inganno”.

Il documento ha provocato l’ira dell’entourage di Mugabe. Secondo la testimonianza di un sacerdote che ha preferito mantenere l’anonimato, “la polizia segreta del dittatore zimbabweano infiltra i fedeli cattolici che partecipano alle messe”. Se “durante le vostre omeliedite che le popolazioni hanno fame, le autorità si sentono direttamente attacate, e siete considerati un nemico” del paese. “Dopo la predica potete ricevere un colpo di telefono in cui vi si chiede di presentarsi a un posto di polizia” sostiene il sacerdote a The Tablet. “Se avete fortuna, sarete semplicemente interrogati e poi liberato”.Ma ci sono i casi in cui la situazione è degenerata. Due settimane fa, due sacerdoti sarebbero stati fermati dalla polizia e condotti a un commissariato. Lì alcune donne poliziotte avrebbero costretto i sacerdoti a spogliarsi davanti a loro per poi essere tradotti in carcere”.

Il testimone di The Tablet avrebbe rivelato di “aver sfiorato la morte”. I poliziotti che lo hanno arrestato “mi hanno detto: ‘Possiamo farti sparire in un momento e nessuno ti troverà’. Qui la gente scompare dall’oggi al domani. Dopo qualche tempo, i loro corpi sono ritrovati in mine o dighe in disuso”.

“Sappiamo che le nostre linee telefoniche sono costantemente sorvegliate su Internet. Inviare dei messaggi all’estero è diventato molto pericoloso” prosegue Padre B., così come “portare il collo romano, perché in questo periodo le autorità sanno che siete un prete, quindi il loro nemico”.

Tutte le accuse riportate dal sacerdote al settimanale britannico sono state smentite dall’ambasciatore degli Stati Uniti ad Harare, Charles A. Ray. Di passaggio a Bruxelles per partecipare a incontri con rappresentanti dell’Unione Europea e altri paesi sulla situazione in Zimbabwe. A Vita.it, Ray ha dichiarato di “non sapere nulla su casi di arresti e torture che riguardano preti cattolici. All’ambasciata abbiamo un nostro consigliere incaricato di seguire i diritti umani in Zimbabwe, dalla mia entrata in funzione al posto di ambasciatore americano a Harare non ho mai ricevuto un rapporto che abbia riferimento a persecuzioni contro i sacerdoti cattolici”.


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