Cultura

Preti anglicani dissidenti vogliono nozze gay in chiesa

In una lettera 120 sacerdoti chiedono alla Chiesa d'Inghilterra di annulare il divieto in vigore

di Gabriella Meroni

<<Vogliamo decidere noi>>: questo il senso della missiva inviata ai vertici della Chiesa anglicana da un gruppo di 120 sacerdoti della diocesi di Londra. L’argomento del contendere sono le unioni gay, che da dicembre per la legge possono essere celebrate anche in luoghi di culto, ma non nelle chiese anglicane, a causa dell’opposizione delle gerarchie. I sacerdoti dissidenti chiedono di poter decidere caso per caso se concedere ai gay la possibilità di unirsi in chiesa, così come già avviene nel caso dei divorziati che vogliono risposarsi: secondo la Chiesa anglicana infatti questo è possibile a discrezione del sacerdote, che conoscendo la storia personale degli sposi può o meno dare l’assenso alle nuove nozze religiose.

Diverso è il caso dei gay: per le loro unioni, che neppure le legge britannica considera però <<matrimoni>>, ma semplici <<unioni civili>>, il Sinodo anglicano ha negato le chiese tout court, spiegando che <<un negozio di vestiti per uomo non è tenuto a vendere vestiti per donna>>. Il governo da parte sua ha garantito piena libertà alle confessioni religiose di dare o meno il permesso alle coppie gay di accedere ai luoghi di culto da loro gestiti. Intanto però in marzo si svolgerà in Gran Bretagna una consultazione sulla possibile introduzione del vero e proprio matrimonio anche per gli omosessuali.

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