Formazione
Prestito vitalizio, mano tesa agli anziani
La norma è contenuta nel decreto fiscale collegato alla Finanziaria
Un nuovo strumento finanziario potrebbe aiutare gli anziani che vivono in una casa di proprietà a migliorare il loro tenore di vita. Si tratta del prestito vitalizio ipotecario (già noto nel mondo anglosassone come reverse mortgage), introdotto in Italia dal decreto fiscale collegato alla Finanziaria 2006.
La nuova norma autorizza banche e intermediari finanziari a concedere prestiti a persone di età superiore ai 65 anni, che siano proprietari di un?abitazione, da restituire in unica soluzione al momento della morte del debitore, di regola – ma non necessariamente – con il ricavato della vendita della casa. «L?elemento forte di novità rispetto a un qualsiasi mutuo ipotecario è la durata vitalizia, che dà all?anziano la tranquillità di non dover restituire nulla finché vive», spiega Tullio Jappelli, economista, editorialista di lavoce.info. «Per il creditore esiste una componente assicurativa, legata al rischio che il prestito superi il valore dell?immobile: infatti la somma da restituire non può in nessun caso superare questo valore, tanto più incerto quanto più a lungo vive il debitore».
In Italia c?è una situazione sociale che rende questo prestito particolarmente interessante: moltissimi anziani sono ?ricchi di casa, ma poveri di soldi?, ovvero, hanno un discreto patrimonio immobiliare, ma una magra pensione. Secondo una recentissima ricerca condotta su 20mila ultracinquantenni europei, la famiglia media nel Centro e Sud Europa dispone di una ricchezza pari a circa 150mila euro, di cui però solo il 5% è finanziaria (ad esempio, titoli), mentre il resto è immobilizzato nella casa, che non aiuta a integrare il reddito. In Italia, gli over 65 proprietari di case sono cinque milioni. «È il classico caso», spiega Jappelli, «dell?anziano che abita in una casa troppo grande, ma percepisce un reddito basso, che non gli permette di vivere bene e nemmeno di fare manutenzione all?immobile. Il prestito, che può essere erogato in unica soluzione o come rendita vitalizia, è un modo di monetizzare il valore della casa continuando ad abitarci».
Nei paesi anglosassoni, dove esiste da tempo, il reverse mortgage non ha avuto finora un grande successo, soprattutto per i costi di negoziazione molto alti: le banche, infatti, compensano così il ?rischio longevità? . Per questo, molti governi stanno pensando a forme di incentivo. La norma italiana non lo prevede, ma nelle amministrazioni locali se ne discute. «I Comuni potrebbero interagire con le banche, negoziando un pacchetto che garantisca da un lato la trasparenza del complesso meccanismo di definizione del costo del prestito, e dall?altro preveda un ruolo attivo dell?ente locale», dice il direttore finanziario del Comune di Roma, Fabrizio Ghisellini. «Ad esempio, il Comune di residenza dell?anziano potrebbe accollarsi le spese di stipula del contratto, ma anche diffondere la conoscenza di questo strumento con una campagna mediatica ».
Un altro ostacolo è rappresentato del desiderio di molti anziani di lasciare ai figli la casa in eredità; ma in futuro aumenteranno le persone con un solo figlio o senza figli, per cui questo movente perderà di importanza, mentre le situazioni di basso reddito pensionistico diventeranno sempre più diffuse.
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