«Gli stranieri? Sono debitori più affidabili degli italiani». Marco Marcocci, a capo del Migrant Banking di Iccrea, la holding delle banche di credito cooperativo, nel libro Migranti e Banche appena pubblicato dalle edizioni Don Chisciotte fa le pulci ai conti multicolour degli istituti. E dimostra che le insolvenze dei nuovi cittadini sono bassissime, «un dato che dovrebbe far riflettere gli amministratori delegati delle grandi banche».
Vita: Oggi però è al tramonto la stagione del credito a buon mercato. E molte famiglie hanno difficoltà nel rimborsare le rate, sempre più salate, del mutuo per la casa. Che ne sarà delle fasce più deboli, alle quali spesso appartengono gli immigrati?
Marco Marcocci: I lavoratori di origine extracomunitaria hanno una fortissima propensione al risparmio. Soprattutto quelli di seconda generazione, a cui è stata trasmessa dai padri la cultura della rimessa, del denaro da inviare alla famiglia. Piuttosto che saltare un pagamento, si tagliano le spese alimentari. Lo confermano persino le società di recupero crediti. Ecco perché i mutui multietnici cominciano a piacere alle banche italiane.
Vita: C’è bisogno di prodotti specifici, magari agevolati, per gli immigrati?
Marcocci: No, il problema non sta nel prodotto, o meglio nella confezione con cui si vende un mutuo, perché di marketing spesso si tratta. Le banche devono invece lavorare di più alla formazione del personale, all’educazione finanziaria e all’inserimento di mediatori culturali. Questa è la vera frontiera dell’inclusione. Altrimenti si rischia di ghettizzare una fascia intera di popolazione.
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