Sono il presidente di un’associazione culturale non riconosciuta. Mi è stato chiesto di tenere, dietro compenso, una serie di corsi di formazione rivolti esclusivamente ai soci. Lo statuto prevede la possibilità di «svolgere attività formative» per il raggiungimento dei fini sociali. È lecito il pagamento di un corrispettivo a un socio? Tenere questi corsi potrebbe non essere compatibile col ruolo di presidente? Avendo individuato nel contratto a progetto la forma contrattuale più idonea, come deve comportarsi fiscalmente l’associazione?
Le situazioni di “conflitto di interesse”, come potrebbe essere la sua, sono previste dalla legge 266/9, dove si dice che qualsiasi rapporto di natura patrimoniale è incompatibile con la qualifica di volontario. Ma a mio parere un conto è realizzare un’attività di docenza e un conto è svolgere un’attività amministrativa. L’importante è non “esagerare” con i compensi, perché potrebbe configurarsi la situazione di «distribuzione indiretta di utili». Confermo che il contratto di collaborazione a progetto può essere un ottimo modo per retribuire l’attività.
Le consiglio, in ogni caso, di rivolgersi a un consulente del lavoro per attivare il contratto, perché occorre emettere un cedolino paga per ogni compenso, oltre all’applicazione delle detrazioni fiscali per lavoro dipendente, i contributi Inps per la gestione separata, comunicazione dei dati all’Inps e tutti gli adempimenti del caso.
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