Famiglia

Presentato il quinto rapporto “Bambini e Aids”

Unicef, Oms, Unfpa, Unesco e Unaids per l'obiettivo: una generazione libera dall'Aids. Il lancio oggi a New York

di Redazione

Una generazione libera dall’Aids è possibile, ma la comunità internazionale deve aumentare gli interventi per fornire accesso universale alla prevenzione, ai trattamenti e alla protezione sociale per l’Hiv, lo afferma il rapporto “Bambini e Aids: quinto rapporto di aggiornamento” lanciato oggi a New York, realizzato congiuntamente da Unicef, Oms, Unfpa, Unesco e Unaids. Il raggiungimento di questo obiettivo, però dipende da quanto si riuscirà a raggiungere i membri più marginalizzati della società.
In generale i bambini hanno beneficiato enormemente degli importanti progressi compiuti nella lotta all’Aids, ma ancora ci sono milioni di donne e bambini che sono rimasti esclusi da questi benefici a causa delle ineguaglianze dovute alle differenze di genere, alla condizione economica, alla dislocazione geografica, ai livelli di istruzione e allo status sociale. Il superamento di queste barriere è cruciale per raggiungere l’accesso universale alla conoscenza, cure, protezione e prevenzione della trasmissione da madre a figlio (PMTCT) dell’Hiv per tutte le donne e i bambini.

«Per ottenere l’obiettivo di una generazione libera dall’Aids dobbiamo fare di più per raggiungere le comunità più colpite. Ogni giorno, circa 1.000 bambini in Africa sub-sahariana contraggono l’Hiv attraverso la trasmissione da madre a figlio» afferma Anthony Lake direttore generale dell’Unicef. «Il nostro quinto rapporto di aggiornamento sui bambini e l’Aids evidenzia gli interventi innovativi, quali il mother baby pack, che possono portare farmaci antiretrovirali salvavita a un numero maggiore di madri e bambini come mai prima», afferma Lake.

L’Oms all’inizio di questo anno ha aggiornato le proprie linee guida, per assicurare servizi di qualità per la prevenzione da madre a figlio dell’Hiv per le donne incinte sieropositive e i loro bambini. Nei paesi a basso e medio reddito, il 53% delle donne in gravidanza sieropositive ha ricevuto farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione da madre a figlio dell’HIV nel 2009 rispetto al 45% nel 2008. Uno dei progressi più significativi si è ottenuto in Africa orientale e meridionale, dove tale percentuale è salita di 10 punti dal 58% del 2008 al 68% del 2009.
«Ci sono prove importanti che dimostrano che l’eliminazione della trasmissione da madre a figlio dell’Hiv è possibile» ha affermato Margaret Chan, direttore generale dell’Oms. «Raggiungere questo obiettivo richiede prima di tutto una migliore prevenzione tra le donne e le madri».

L’Aids è ancora una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età riproduttiva a livello globale e una delle maggiori cause di mortalità materna nei paesi dove l’epidemia è generalizzata. In Africa Sub-sahariana il 9% della mortalità materna è riconducibile all’Hiv e Aids.

«Ogni anno circa 370mila bambini nascono con l’Hiv. Ognuna di queste infezioni si può prevenire» afferma Michel Sidibé, direttore generale di Unaids. «Dobbiamo fermare le morti delle madri e i contagi dei bambini. Ecco perché ho posto l’obiettivo dell’eliminazione virtuale della trasmissione da madre a figlio dell’HIV entro il 2015».

L’Oms ha pubblicato anche nuove linee guida per il trattamento con antiretrovirali di neonati e bambini, aprendo la strada a molti più bambini sieropositivi per accedere tempestivamente alle cure antiretrovirali. Nei paesi a basso e medio reddito, il numero dei bambini sotto i 15 anni che ricevevano i trattamenti è salito da 275.300 nel 2008 a 356.400 nel 2009. questo significa che il 20% del 1,27 milioni di bambini che ne hanno bisogno sta ricevendo i farmaci antiretrovirali.

I neonati sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’Hiv per questo si è resa urgente una campagna globale per la diagnosi tempestiva tra i neonati. La disponibilità dei servizi per la diagnosi tempestiva è cresciuta significativamente in molti paesi, mentre a livello globale rimane ancora bassa (circa il 6% nel 2009). Senza le cure circa la metà dei bambini sieropositivi muore prima del secondo anno di età. In molte parti del mondo i nuovi contagi da Hiv stanno diminuendo o stabilizzandosi. Nel 2001 circa 5, 7 milioni di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni erano sieropositivi. Nel 2009 il numero si è ridotto a 5 milioni. Tuttavia in nove paesi, tutti in Africa meridionale, circa 1 su 20 giovani è sieropositivo.

Le giovani donne ancora portano sulle proprie spalle il peso maggiore dei contagi e in molti paesi le donne corrono il rischio di contagio più alto prima dei 25 anni. A livello mondiale oltre il 60% di tutti i giovani sieropositivi sono donne. In Africa Sub-sahariana tale percentuale raggiunge il 70%.


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