Mondo
Presentata mozione parlamentare sull’Africa
Il gruppo parlamentare misto - comunisti italiani presenta una mozione sull'Africa
Il gruppo parlamentare misto-Comunisti Italiani ha presentato oggi una mozione alla camera sull’Africa. Ne riportiamo il testo.
Premesso che
– Il superamento del divario tra il nord ed il sud del mondo rappresenta la grande sfida del ventunesimo secolo e che il continente africano è il banco di prova della capacità della comunità internazionale di raccogliere questa sfida;
– Contrastare le cause profonde dei conflitti, sostenere le azioni di mantenimento della pace, incoraggiare buon governo e politiche sociali atte a realizzare educazione, salute e pari opportunità per tutti, rompere il circolo vizioso della povertà estrema che condanna ancora oggi centinaia di milioni di persone nel sub-continente a lottare per la sopravvivenza, sono gli obiettivi che si è imposta di perseguire la comunità internazionale adottando, al vertice di Kananaskis (Canada), il Piano di Azione G8 per l?Africa;
– Dal 1989, anno che segna la fine della guerra fredda, l?Africa ha di fatto perduto interesse strategico sul piano politico e militare per l?Occidente, tanto che gli aiuti in suo favore hanno subìto un dimezzamento passando dai 24,4 miliardi di dollari percepiti prima del crollo del muro di Berlino ai circa 12,2 miliardi attuali;
– Ai problemi di antica data che attanagliano il continente africano si aggiungono oggi le nuove sfide della globalizzazione dalla quale derivano nuove opportunità ma anche nuovi pericoli;
– Negli ultimi anni si è affermata una grande capacità propositiva dell?Africa , che non vuole rassegnarsi a quella percezione quasi simbolica che alberga nell?immaginario collettivo di tutti di continente vittima di flagelli, epidemie, terrorismo, fanatismo religioso, e che è stata suggellata in quel progetto avanzato dai presidenti di Senegal, Sudafrica, Nigeria ed Algeria al G8 di Genova meglio noto come NePAD (Nuovo partenariato per lo sviluppo dell?Africa) che rappresenta una richiesta unitaria di collaborazione con i paesi dell?Occidente;
– Gli impegni che la comunità internazionale ha mostrato di assumersi con il Piano di Azione G8 per l?Africa sono stati disattesi all?indomani del vertice canadese, avendo questa stanziato solo 12 miliardi di dollari all?anno per le politiche di sviluppo e solo un miliardo per la cancellazione del debito dei paesi poveri , contro i 300 miliardi di dollari di debito estero e i 54 miliardi di dollari all?anno che la stessa Banca Mondiale ha stimato essere necessari per dimezzare entro il 2015, come previsto dal NePAD , la povertà;
– La gravità della situazione africana è evidenziata da una molteplicità di indicatori;
– Alcuni dati indicano con estrema chiarezza che 800 milioni di africani vivono in stato di permanente vulnerabilità dovuta alle loro precarie condizioni di vita e che 350 milioni di essi sono estremamente poveri e sopravvivono con meno di un euro al giorno , mentre altri 200 milioni sono denutriti;
– l?Africa conta 28 milioni di ammalati di AIDS sul totale complessivo mondiale pari a 40 milioni, ed inoltre l?estrema virulenza della malattia ha ridotto la produttività al 50% mietendo tra le vittime anche 7 milioni di contadini e potrebbe ucciderne altri 16 milioni entro il 2020 nei soli paesi dell?Africa subsahariana, con inevitabili e disastrose ripercussioni sulla produzione agricola complessiva se si pensa che il 70% delle persone attive in Africa è occupata nel settore dell?agricoltura;
– la durata media della vita è diminuita a 54 anni, e si calcola che già nel 2005 la maggioranza degli africani morirà prima dei 48 anni di vita;
– malattia e fame sono fortemente unite nel loro percorso di morte, e la salute della popolazione, dunque, diventa un assunto di partenza indispensabile alla definizione di un qualsivoglia modello economico che rilanci il continente africano;
– il ?Rapporto sulla situazione dell?infanzia nel mondo del 2004? dell?Unicef rivela che il numero delle ragazze escluse ogni anno dal sistema scolastico nell?Africa sub-sahariana è passato dai 20 milioni del 1990 ai 24 milioni del 2002. Eppure è provato che la scolarizzazione delle bambine accelererebbe la crescita dell?economia africana. A Dakar, nell?ambito del Word Education Forum, la comunità internazionale si è impegnata ad eliminare le discriminazioni di genere nell?accesso all?istruzione entro il 2005, come passo fondamentale per raggiungere l?obiettivo dell?istruzione universale entro il 2015, ma solo un paese ogni cinque in Africa ha raggiunto questo obiettivo anche per l?istruzione elementare;
– il rapporto globale sul lavoro minorile dell?Ufficio internazionale del lavoro ha reso noto che solo nell?Africa sub-sahariana circa 25 milioni di bambini subiscono varie forme di schiavitù, mediante il coinvolgimento in attività illecite come la prostituzione, la pornografia, lo spaccio di droga, l?addestramento alla guerra per la partecipazione a conflitti armati;
– la condizione della donna in Africa è drammaticamente difficile. Su di lei ricadono le conseguenze di strutture sociali e sanitarie inadeguate ed insufficienti che la espongono in particolar modo ai gravi rischi legati alle malattie sessualmente trasmissibili ed al parto. Inoltre, alle cause legate alla povertà si accompagnano spesso retaggi culturali, tabù e restrizioni religiose che espongono le donne, già dalla primissima infanzia, ad abusi fisici , come la mutilazione dei genitali, e psicologici. Questa sistematica violazione alla integrità fisica delle donne è un attentato alla loro capacità di generare la vita e quindi di favorire l?amore e la pace, la convivenza e la solidarietà sociale;
– nel continente africano, inoltre, mancano l?acqua corrente e le infrastrutture, dai trasporti alle telecomunicazioni, e l?80% dell?energia viene prodotta con sterco e paraffina;
– dal punto di vista economico oggi l?Africa offre solo il 2% delle esportazioni mondiali ed attira solo l?1% degli investimenti privati, dati che denunciano come i paesi africani vivono ai margini del sistema degli scambi commerciali e dei flussi di investimento internazionali ed a tale marginalizzazione commerciale si accompagna una altrettanto evidente marginalizzazione finanziaria , ossia l?impossibilità concreta di attrarre i flussi finanziari internazionali;
– le politiche protezionistiche adottate fino ad oggi dai governi dei paesi occidentali industrializzati (Stati Uniti ed Unione europea), che attraverso sussidi pubblici erogati ai loro produttori per favorire lo smaltimento delle eccedenze agricole consentono la vendita dei prodotti al di sotto del costo di produzione ed al di sotto dei prezzi mondiali di mercato (c.d. dumping), hanno di fatto tarpato le ali allo sviluppo delle agricolture del terzo mondo;
– in base ai dati del Rapporto sullo sviluppo umano del 2002 gli effetti del dumping praticato da Stati Uniti ed Unione europea si traducono in 100 miliardi di dollari l?anno di perdite per mancati introiti da parte dei paesi in via di sviluppo: una somma pari al doppio dell?intero ammontare dei fondi stanziati per la cooperazione allo sviluppo;
– non si può pensare di affrontare i problemi dell?Africa prescindendo dall?analisi di decenni di politiche neoliberali di aggiustamento macroeconomico, di colonialismo del passato e di neocolonialismo;
– le occupazioni militari , nel corso della colonizzazione, hanno comportato il quasi totale sradicamento dell?organizzazione politica e sociale dei territori africani occupati. Le nuove forme di colonialismo attuate da Francia e Stati Uniti attraverso il tentativo di esportare la loro idea di democrazia universale applicata impediscono di fatto a quei territori di avviare un reale processo di democratizzazione;
– il nostro paese è oggi chiamato a nuove e più incisive forme di dialogo e di partenariato, e stante la sua posizione geografica che lo colloca quale stato-ponte fra l?Europa ed il continente africano, ha la grande opportunità di poter contribuire positivamente nel rilancio e nel sostegno allo sforzo politico ed economico dell?Africa;
impegna il Governo
– a dare piena attuazione alla legge n. 209 del 2000, azzerando il debito dei paesi più poveri, che rappresenta una delle forme di saccheggio del Terzo mondo da parte dei paesi dell?occidente, poiché gli interessi pagati costituiscono da soli il rimborso di due o tre volte il prestito che quei paesi hanno ricevuto;
– ad avviare una procedura di arbitrato internazionale per il debito da affidare ad un organismo indipendente, diverso dal Fondo monetario internazionale;
– a riconoscere ai paesi africani il diritto di proteggere i loro mercati ed i loro prodotti al fine di favorire le loro produzioni locali, impegnandosi concretamente perché si interrompa quella spirale perversa innescata dalle sovvenzioni governative che destabilizza i mercati africani (dumping), e promuova concretamente un?agricoltura sostenibile;
– ad interrompere l?uso e l?importazione delle c.d. risorse ?insanguinate? dall?Africa (diamanti, petroli, legname, coltan , etc.) anche attraverso l?adozione di strumenti di certificazione certi e sicuri;
– ad istituire un trattato internazionale volto alla riduzione della vendita e dell?uso illegale di armi che definisca standard minimi nel commercio degli armamenti ed il rafforzamento del controllo sulle esportazioni delle armi e sulle attività dei produttori e degli intermediari;
– al rispetto da parte dell?Italia degli impegni assunti in sede di Millenium Round con la sottoscrizione delle quote di aiuto per l?Africa, attraverso la destinazione di risorse finanziarie adeguate;
– a rilanciare l?impegno italiano nel settore della cooperazione allo sviluppo anche stanziando lo 0,7% del Pil;
– a non far perdere al nostro paese il ruolo guida nella gestione del Fondo globale alla lotta all?Aids anche contribuendo in misura adeguata al suo finanziamento;
– a ridefinire ruoli e politiche delle rappresentanze italiane all?interno della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale secondo criteri di buon governo e trasparenza che consentano un controllo democratico vero sui processi decisionali di queste istituzioni.
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