Non profit
Prendiamo esempio dal Marocco contro la pubblicità dell’azzardo
Una disposizione semplice, sigillata dal decreto reale: così il Marocco mette fuori gioco la pubblicità dell'azzardo, su ogni piattaforma e su ogni mezzo di informazione. Lo fa nell'ambito di una legge - molto semplice, si spera altrettanto efficace - che mira a tutelare la figura e la dignità della persona contro le discriminazioni di genere e lo sfruttamento delle fragilità nelle comunicazioni commerciali.
di Marco Dotti
In Marocco, sono oltre 3milioni, su una popolazione residente di 33milioni di abitanti, i cittadini che con regolarità tentano la fortuna a uno dei giochi d'azzardo che, oggi, iniziano a preoccupare le più alte autorità del Marocco.
Autorità che nei giorni scorsi, con un decreto reale (dahir), hanno vietato la pubblicità di tutti i giochi d'azzardo, su ogni tipo di media o piattaforma.
Essendo il Marocco un Paese a vocazione pluralista nell'informazione, va subito specificato che il divieto si estende tanto ai mezzi del servizio pubblico – in questo caso, si tratta di una conferma, essendo la pubblicità dell'azzardo su questo servizio vietata già dal 2012 -, sia quelli privati, ai quali ora non resta che adeguarsi.
La diga è caduta
Il provvedimento è stato descritto dai media come "un fulmine a ciel sereno". Solo undici mesi fa, infatti, il governo aveva ceduto alle pressioni e ritirato un suo progetto di legge che mirava a vietare la pubblicità di tutti i giochi d'azzardo su tutti i media del Paese.
La società che si occupa di finanziare il Fondo nazionale di sviluppo dello sport marocchino e trae gran parte del proprio profitto proprio dall'azzardo, La Marocaine des Jeux, aveva esercitato pressioni fortissime su alcuni membri del governo, paventando un disastro qualora si fosse intervenuti con un divieto assoluto di pubblicità. Il giro d'affari della Marocaine des Jeux è stimato attorno ai 100 milioni di euro,
Il mercato dell'azzardo legale, in Marocco, ha fatto registrare un aumento del 6,5% nel 2014, con più di 8miliardi di dirhams, di cui il 74% legati all'affare delle corse al trotto e il 20% alle scommesse sportive. Attività, queste, che necessitano di pubblicità e di marketing virale e, quindi, più di ogni altra cosa temono la regolamentazione ferrea e il divieto di pubblicità diretta e indiretta dei loro prodotti.
Qui come altrove le pressioni e le collusioni sono all'ordine del giorno. Come all'ordine del giorno è la retorica di una legalità di facciata. "Bisogna rafforzare la rete del gioco legale", avevano allora affermato all'unisono i lobbisti, "e combattere la rete del gioco clandestino". La solita storiella.
Vietare la pubblicità non farà altro che rafforzare il gioco nero". La solita storia, la solita diga di parole al vento. Ora la diga è caduta.
Zero spot
A preoccupare le alte autorità e la parte più attiva e critica del Marocco è la diffusione di un sistema "misto" di cattura e reclutamente dei nuovi giocatori: il mix tra intratteminento e azzardo, educazione e azzardo, sport e azzardo e moda e azzardo.
Un mix mediato dai mezzi di comunicazione, in particolare dalle emittenti private. Oltre 1 milione di persone – numeri altissimi in Marocco – segue regolarmente le estrazioni del lotto in tv. Più o meno è il numero dei giocatori marocchini stimati patologici dalle ultime indagini di settore.
La regolamentazione della pubblicità, basata su un principio semplice: "zero spot", si inserisce in un quadro normativo altrettanto semplice, ma rigoroso, che può essere preso a modello anche dai Paesi europei.
Vanno da un lato tutelate la salute e la dignità di tutti, dall'altro vanno garantite, oltre a queste "normali" tutele, soglie avanzate di tutela per i minori e va posta grandissima attenzione all'immagine della donna veicolata da questi spot.
All'interno di una regolamentazione contro la discriminazione di genere e all'ampio dibattito sul tema dell'immagine della donna nei media, che nel luglio scorso ha interessato la Camera Bassa del Parlamento e la Commissione Scuola e Cultura ha preso forma un provvedimento di mera matrice parlamentare – il governo, in questo caso, si è limitato a registrare e a non ostacolare la volontà espressa dal legislativo.
Un provvedimento nel quale, successivamente, dopo nemmeno un mese di iter e aggiustamenti non barocchi o da legulei, ma sostanziali, nell'altra camera, la Camera dei Consiglieri (composta da rappresentati delle professioni e della comunità locali), si è innestato il divieto puro e semplice di pubblicizzare o veicolare spot dell'azzardo in forma diretta o indiretta e su qualsiasi piattaforma, oltre al divieto di pubblicizzare alcolici.
Approvato infine con schiacciante maggioranza il 24 luglio scorso (162 a 0, con 72 astenuti), il provvedimento è stato poi sottoposto al governo per decidere come e se indennizzare i media che dalla pubblicità dell'azzardo traevano gran parte del proprio profitto. Inviata al Segretariato generale del governo, la legge è infine stata pubblicata sul Bollettino ufficiale in lingua araba.
Un buon esempio, a quanto par di capire. Perché non seguirlo?
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