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Prendere la parola e scrivere assieme: ecco il nuovo attivismo neurodivergente

La triade dell'autismo. Etica, epistemologia, attivismo è un volume edito da Lem, è un volume che raccoglie saggi e testimonianze di persone nello spettro, professionisti e familiari, creando un dialogo e stimolando una riflessione collettiva

di Veronica Rossi

«L’autismo di oggi non solo non è quello di Kanner e Asperger, non è quello di Lorna Wing, ma non è nemmeno quello di Baron-Cohen di pochi anni fa, evolve in interazione dinamica col sociale, con l’associazionismo, con l’autoracconto di chi è individuato dalla condizione». Questo passaggio viene dalla prefazione del libro La triade dell’autismo. Etica, epistemologia, attivismo, edito dall’editrice Lem, emanazione dell’omonima associazione che organizza attività di sensibilizzazione, socializzazione e formazione per ragazzi autistici. Il titolo viene da un ribaltamento. Nel 1979 la studiosa Lorna Wing aveva definito la triad of impairments dell’autismo: comunicazione sociale, immaginazione sociale e interazione sociale. Qui, invece, le tre coordinate assumono toni positivi e diventano principio ordinatore degli scritti contenuti nel libro. «Abbiamo fatto una call a cui hanno risposto una settantina di persone», spiega Popi Porrini, curatore della pubblicazione. «Si è creato un comitato di gestione del progetto, che ha selezionato gli scritti in linea con la proposta; da questi scritti sono stati ricavati due libri. Questo è il primo, mentre il secondo avrà uno sguardo più politico e uscirà a febbraio per la casa editrice Derive Approdi di Bologna».

La scelta delle tre direttrici del volume non è casuale. «L’etica, in relazione all’autismo, è il piano fondamentale – si legge nella prefazione –, assolutamente trascurato fino a pochissimi anni fa. Si comincia a comprendere che la contestualizzazione di un’etica delle relazioni, in relazione alle non conformità relazionali, è il modo adeguato per pensarle». L’epistemologia, invece, è chiedersi di cosa si parla quando si parla di autismo, che ha diversi significati per tutti coloro che sono coinvolti nel discorso su di esso, come persone autistiche, genitori, professionisti. «La questione dell’attivismo è assolutamente interessante», commenta il curatore. «Tutto il discorso pubblico sull’autismo è nato dalla presa di parola delle persone autistiche, che è fondamentale perché crea un piano di discorso condiviso, come diceva Ian Hacking (filosofo canadese, presidente al Collège de France, scomparso nel 2023, ndr)». Questa presa di parola, legata all’auto-racconto, è diventata un fenomeno più ampio sui social network, in cui ha assunto anche delle problematicità, legate al funzionamento delle piattaforme, che premiano alcuni contenuti rispetto ad altri e richiedono un’elevata produttività. «Ci vuole costanza, produttività e bisogna pubblicare con cadenza se non quotidiana, almeno bisettimanale», scrive nel suo intervento Tiziana Naimo, grafica, attivista e ideatrice del blog “Bradipi in antartide”. «Affrontando contenuti affatto semplici si rischia però di perdere in parte, o in toto, quella complessità che sarebbe necessaria per non banalizzarli. La tentazione di lasciarsi sedurre da questo unz unz unz è forte, perché l’algoritmo ti dà il rinforzo con i like». Insomma, il rischio è quello di predicare bene e razzolare male, snaturando il proprio messaggio, che invita a rispettare i propri tempi e il proprio funzionamento.

Il progetto del libro – dei libri, in realtà, visto che questo volume è preceduto dalla pubblicazione “Almanacco Tups 2022” e sarà seguito dal suo “gemello diverso”, come viene definito dai curatori, all’inizio del prossimo anno – vuole rispecchiare un nuovo modo di fare attivismo. «C’è la volontà da parte di tutti quelli che hanno partecipato di contribuire collettivamente in modo da creare un piano discorsivo condiviso», afferma Porrini. « È finito il tempo in cui attivismo faceva rima con narcisismo; dobbiamo pensarci come un soggetto collettivo individuato a livello culturale dal significante “autismo”, come orizzonte di non conformità sul piano relazionale, sensoriale, cognitivo». La narrazione dovrebbe, secondo gli autori, essere libera anche da elementi di “suprematismo aspie”, che, spiega Porrini, «è quello per cui si magnificano capacità superiori immaginarie, più intelligenti, più sensibili, più sinceri, incapaci di mentire, creando una contrapposizione fittizia tra ND, neurodivergenti, e NT, neurotipici. E tanto peggio per chi nello spettro non è più intelligente, più sensibile, più sincero». Nessuno spazio nel progetto, quindi, a chi fa semplificazioni riduttive. «Fare attivismo significa dare una forma pubblica ai discorsi, richiede competenza e responsabilità», si legge in chiusura alla prefazione. «Forse questo e l’altro libro sono, per qualche ricorsività, essi stessi attivismo, in quanto presa di parola collettiva, e nella volontà di proporre un discorso in cui ci si riconosce, e che vuole stimolare al dialogo le diverse soggettività coinvolte, sta il loro valore».

Foto in apertura da Unsplash

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