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Premio Gran Giuria al film sui monaci d’Algeria
Il film di Xavier Beauvois “Des hommes et des dieux” ha conquistato due importanti riconoscimenti
Ha corso per la Palma d’oro al Festival di Cannes, e alla fine ha ricevuto il Gran Premio della Giuria il film di Xavier Beauvois “Des hommes et des dieux”, liberamente ispirato al sequestro e poi all’uccisione dei sette monaci trappisti di Notre-Dame de l’Atlas a Tibhirine, in Algeria.
Nella notte fra il 26 e il 27 marzo del 1996 frère Christian, il priore, e i suoi confratelli Luc, Christophe, Michel, Bruno, Célestin e Paul furono rapiti a Tibhirine da un gruppo islamico e furono poi uccisi in circostanze mai chiarite. I sette monaci furono gli ultimi di 18 religiosi e religiose vittime di una violenza cieca; dopo di loro cadde ancora il vescovo di Orano, il domenicano padre Pierre Claverie, assassinato assieme al suo giovane autista musulmano al ritorno da una celebrazione in memoria dei sette monaci dell’Atlas.
Nella sua opera, il regista ha voluto lasciar da parte la strage, per dedicarsi alla contemplazione della vita quotidiana dei monaci con le loro preghiere , il loro impegno sociale, i loro pasti, i loro silenzi. A Cannes il film ha vinto anche il premio della Giuria ecumenica che per tradizione segnala opere di grande qualità artistica, tese a testimoniare, attraverso il cinema, le profondità dell’animo umano e la complessità del mondo.
«Se un giorno mi capitasse, e potrebbe essere oggi, di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere attualmente tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita è stata donata a Dio e a questo Paese» aveva scritto frère Christian, qualche anno prima della morte, nel suo testamento spirituale. Oggi la chiesa di Algeria è ancora in prima linea nel dialogo. «È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti» ha detto l’arcivescovo di Algeri, monsignor Henri Teissie . «L’Algeria e l’Islam, per me, sono un’altra cosa: sono un corpo e un’anima».
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