Riforme

Premierato, i primi no dalle associazioni

Non piace alle Acli la proposta di elezione diretta del presidente del Consiglio che viene dalla maggioranza di Governo. Duro il presidente Manfredonia: «Non esiste in nessun paese democratico»

di Giampaolo Cerri

«Il testo di riforma dell’elezione diretta del presidente del Consiglio, così come proposta dalla maggioranza, è sbagliato sia nel merito che nel metodo», lo dice il presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli, Emiliano Manfredonia, in una nota.

Spiega Manfredonia: «Consapevoli che è legittimo e possibile discutere e approvare riforme, anche significative, del testo della Costituzione, rimaniamo perplessi di fronte a quello che sembra una forzatura del volere dei Padri Costituenti che riteniamo inaccettabile».

Il presidente aclista entra anche nel merito della proposta: «Attraverso l’elezione diretta del capo del Governo (non prevista in nessun paese democratico al mondo) si riduce notevolmente la competenza del presidente della Repubblica, rischiando di trasformare la sua figura da garante della Costituzione a puro e semplice notaio di scelte altrui. Praticamente si colpisce l’unica istituzione della Repubblica che tanto è servita come equilibrio istituzionale e costituzionale in questi ultimi 20 anni. Anche togliere i senatori a vita è un messaggio chiaro: via la competenza e il merito di grandi figure super partes che hanno dato valore e lustro al nostro paese».

E anche il metodo non piace alle Acli: «Come fa una maggioranza parlamentare, che è tale solo per effetto della legge elettorale, ad approvare un suo testo di riforma di un aspetto delicato del sistema istituzionale senza coinvolgere tutte le forze politiche e sociali? Il fatto che ciò sia accaduto in passato, e che abbia portato alla bocciatura in sede referendaria dei testi proposti, dovrebbe essere di ammonimento» 

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