Formazione

Powell: corro forte, perchè non corro da solo

Viva lo sport. Parla l'uomo più veloce del mondo

di Elisa Cozzarini

È timidissimo l?uomo più veloce del mondo, il giamaicano che ha superato se stesso correndo i cento metri in 9?74. Asafa Powell è una montagna umana, alto un metro e 90, con due spalle così. Ma è soprattutto un ragazzo che farà 25 anni a novembre e tiene il cappellino un po? abbassato sul flash dei fotografi. Gli chiedono di alzarlo. Lui sbircia da sotto la visiera e sorride. Domenica 16 settembre ha rinunciato ad andare a Berlino per la Golden League perché aveva promesso di essere presente a Udine come testimonial del Comitato Sport Cultura Solidarietà. La gente l?ha accolto con un lungo applauso calorosissimo. Un gruppo di ragazzine impazzite lo aspettava da più di mezz?ora, appostate con la macchina fotografica sul terrazzo della Casa della Contadinanza, al Castello.

Per rompere il ghiaccio, l?incontro inizia con le immagini di Asafa che compete con i disabili a Lignano il 15 luglio al Meeting internazionale di atletica leggera. L?evento è organizzato dall?associazione Nuova Atletica dal Friuli, tra i fondatori del Comitato Sport Cultura Solidarietà. Poi passano le immagini di domenica 9 settembre a Rieti, quando Powell ha battuto il 9?77 del suo stesso record mondiale dei 100 metri. Scoppia un altro applauso, ancor più lungo, e c?è chi si fa scappare una lacrima di commozione.

Asafa ha corso i 50 metri con i disabili a Lignano ed è arrivato terzo. A Vita racconta: «Visto che per me le cose vanno così bene e sono sotto i riflettori, voglio usare questa visibilità. Voglio che i giovani mi vedano come un modello, nello sport ma anche dal punto di vista umano». Per scherzo al meeting ha fatto una falsa partenza, ma nessuno ha battuto ciglio. Lui è rimasto stupito e, ridendo, si è preso il cartellino giallo. «Federica non si è nemmeno girata. Spesso siamo noi che creiamo le diversità. I disabili non sono contenti perché corrono con un campione, sono felici invece perché sentono di avere la stessa dignità e visibilità di una star come Powell. Poi certo, gli si sono buttati addosso in modo un po? scombinato, ma ci sta anche questo», spiega Giorgio Dannisi, del Comitato.

Asafa non ama esprimersi in pubblico, si vede. «Di solito lascio che siano i piedi a parlare», dice. E aggiunge, breve e semplice, tutto d?un fiato: «Vedere la felicità dei ragazzi che hanno corso con me mi ha reso davvero felice».
Ci tiene poi a presentare il team che lo accompagna, dagli atleti al massaggiatore. Senza di loro, dice, non sarebbe arrivato fino a qui. Sono in 12 e dal 2006 hanno scelto di allenarsi per due mesi e mezzo all?anno a Lignano Sabbiadoro. Una giornalista indiscreta gli chiede se è vero che vuole sposare un?italiana e lui ridendo risponde di sì.

Poi torna serio e saggio: «Lignano mi piace perché l?ambiente è tranquillo, siamo vicino al mare e ci sentiamo in famiglia. L?Italia è una seconda patria». Il gestore dell?albergo, Pierantonio Vaccari, per loro è il ?papi?. Da bravo friulano, schivo e di poche parole, preferisce stare tra il pubblico. Parla il figlio, emozionato anche lui, confessa che in fondo non è difficile adattarsi ai ritmi giamaicani. Ma soprattutto, Asafa e gli altri sono persone semplici.
Giuliano Gemo, presidente del Coni regionale, lo premia come l?atleta più veloce di tutti i tempi, ma ricorda che Powell è soprattutto uno che sa perdere. Uno che si emoziona e arriva terzo ai Mondiali di Osaka, e poi a Rieti, in una gara in cui tutti cercano di risparmiare energie, non si risparmia niente e corre superando ogni record.


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