Politica
Povertà, settimana prossima la delega sarà in Aula
Ileana Piazzoni, relatrice in Commissione XII per la legge delega su contrasto alla povertà ripercorre i lavori in corso. Il riordino delle misure assistenziali praticamente non si farà, «agiamo esclusivamente sulle misure di contrasto alla povertà». L'universalismo selettivo? «Non è stato tolto il concetto, è stato riformulato: universalismo sottoposto alla prova dei mezzi»
Da quasi un anno è segretaria della XII Commissione (Affari Sociali) della Camera. Originaria di Genzano di Roma, 43 anni, una laurea Pubblica Amministrazione e una lunga esperienza come funzionaria amministrativa, Ileana Cathia Piazzoni è la relatrice in Commissione XII per il disegno di legge: "Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali -collegato alla legge di stabilità 2016" (AC 3594). Dopo la scheda sul punto dei lavori, ecco con lei un’analisi.
Onorevole, ci dà innanzitutto qualche indicazione di tempi?
Domani finiamo la votazione degli emendamenti, ci sarà un passaggio per raccogliere i pareri delle altre commissioni, penso che giovedì chiuderemo in commissione e settimana prossima andremo in Aula. Siamo già calendarizzati come ultimo punto della settimana, immagino che la discussione in Aula sarà intorno al 13/14 luglio.
Come sta andando?
Bene, il lavoro delle commissioni è molto proficuo, molti emendamenti sono stati accolti, c’è un clima collaborativo. Il nodo principale è stato rispetto al riordino della spesa assistenziale, tutto nasce dal grosso equivoco attorno alla pensione di reversibilità. In realtà il riferimento al “previdenziale” esisteva perché il sistema assistenziale italiano è in larga parte collegato al sistema previdenziale,
bisognerebbe fare una divisione dei due comparti ma è una cosa molto difficile, ad esempio è ovvio che l’integrazione al minimo è assistenza ma è inserita nel sistema previdenziale. La pensione di reversibilità non è in nessun modo assistenza, era chiaro che non poteva essere compresa nel riordino, c’è stato un errore nella relazione tecnica… fatto sta che stante la polemica dei mesi scorsi e fatte alcune considerazioni, si è scelto di non procedere alla revisione dell’assistenza.
Per nulla?
Togliendo il riferimento alla previdenza esce di fatto quasi tutto. Restano le misure di contrasto alla povertà e alcune misure sociali per gli anziani che meritano di essere trattate come una problematica specifica, alcune misure a cavallo con il sostegno alla genitorialità, che vanno anch’esse riordinate ma siccome in Senato c’è in corso una revisione delle politiche per la famiglia, è meglio che si faccia lì. Noi agiamo esclusivamente sulle misure di contrasto alla povertà: di fatto potremmo dire sulla di social card. E a questo proposito vorrei sottolineare che è stata inserita una formulazione per cui la social card sarà sì assorbita nella misura unica ma quando i soggetti destinatari saranno coperti dalla misura unica. La fase di transizione è coperta, il nostro obiettivo è la misura unica ma finché non ci sono stanziamenti sufficienti agiamo con cautela: non togliamo nulla a nessuno, vogliamo dare di più agli altri.
La strada per quello però sembra lunga, si parla di arrivare soltanto a 3 poveri su 10…
Intanto credo che oggi si disegna la prima misura di reddito minimo che ci sia mai stata in Italia. È chiaro che lo stanziamento non è sufficiente. Un punto su cui abbiamo voluto fare chiarezza è la definizione della platea, indicata dalla povertà assoluta, con il riferimento alla “vita dignitosa”: in tutta Europa il reddito minimo non copre il rischio di impoverimento, siamo in linea con gli altri Paesi. Reputo ancora una forzatura l’aver elencato alcune categorie per l’estensione della misura, d’altronde tutte le forze erano d’accordo: l’obiettivo però, ripeto, è eliminare le categorie e arrivare a tutti, a una misura universale.
Perché è stato tolto il riferimento all’universalismo selettivo?
Non è che sia stato tolto il concetto, è stato riformulato. Non ha senso fare polemiche su una questione nominalistica: si tratta di univeralismo sottoposto alla prova dei mezzi, l’abbiamo riscritto così, per me non cambia nulla. Parlando di contrasto alla povertà è evidente che deve esserci un universalismo selettivo, è così anche nella proposta di legge del Movimento 5 Stelle, anch’essa è collegata alla prova dei mezzi, non esiste da nessuna parte del mondo che non ci sia questo riferiment. Chiarito questo, che l’obiettivo è una misura rivolta a tutti quelli che si trovano in povertà assoluta, c’è da fare i conti con lo stanziamento disponibile. E quasi tutti i soggetti auditi hanno sottolineato l’importanza di intervenire prioritariamente sui nuclei con figli.
La stesura attuale però non smorza questa “priorità”, affiancandogli molte altre categorie praticamente sullo stesso piano?
I soggetti ultra 55enni disoccupati andavano inseriti perché questa misura unica assorbe l’ASDI, era giusto inserirli. Certo l’obiettivo è dare meno indicazioni di categoria possibili, si sottovaluta spesso il fatto che le persone pur avendo diritto di alcune misure non ne fanno richiesta, poiché c’è un disagio anche nell’accedere ai servizi: più è semplice la misura, meglio è. L’ideale sarebbe dire “se hai questa soglia di ISEE puoi accedere”, ma è necessaria una mediazione rispetto alle priorità e all’allargamento graduale. Quanto alle risorse, abbiamo inserito con chiarezza che il fondo non si basa solo sullo stanziamento strutturale e sull’assorbimento delle altre misure ma deve ricevere risorse anche da altri provvedimenti legislativi. Il nostro obiettivo è lo stesso dell’Alleanza contro la Povertà, aumentare nel tempo lo stanziamento: certo c’è un tema da tener presente e cioè il fatto che sui servizi sociali ricadrà un lavoro enorme. Per molti servizi non sarà un problema, per altri sì. Il vero rischio è di non riuscire a far funzionare questa misura, anche per questo una gradualità è necessaria. Anche perché se le risorse non dovessero essere spese, è difficile chiedere altri fondi…
Il raccordo con i servizi è un punto fondamentale…
Domani lavoreremo proprio per cercare di aumentare il coordinamento fra Stato e Regioni. Come sa lo Stato ha competenza solo sui livelli essenziali ed è la ragione per cui lo possiamo fare, questa misura è definita come livello essenziale. Devo dire che la maggior parte delle Regioni ha riconosciuto la necessità di un coordinamento, c’è una disparità sui territori troppo evidente, è un problema. Inoltre mote Regioni hanno da tempo o stanno facendo misure di reddito minimo, hanno la necessità di coordinarle con la misura nazionale, sempre liberamente, ovvio, ma se c’è un tavolo di coordinamento si possono trovare strade. L’ultimo punto è il rafforzamento della gestione associata dei Comuni, che in materia di servizi sociali è importante: con la 328 abbiamo scelto di andare verso la gestione associata ma contemporaneamente abbiamo creato misure che hanno complicato questa possibilità, l’obiettivo è semplificare e incentivare la gestione associata, chiaramente nella libertà di scelta.
Foto di PASCAL PAVANI/AFP/Getty Images
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