Welfare
Povertà raddoppiata negli ultimi 40 anni
Lo rivela un rapporto della Conferenza Onu per il Commercio e lo Sviluppo
Nelle politiche di cooperazione allo sviluppo c’è qualcosa che non va. A dirlo non sono i soliti “coopero-scettici” cappeggiati da Dambisa Moyo, ma la Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo.
Secondo l’UNCTAD, negli ultimi 40 anni il numero di paesi estremamente poveri è raddoppiato. Sulle 49 nazioni listate, soltanto due (Botswana e Capo Verde) sono riuscite ad estirparsi dalla povertà. Il dato rischia di gettare ulteriore olio sul fuoco nella battaglia ideologica che oppone i sostenitori degli aiuti e i loro detrattori. Più che mai sostiene l’UNCTAD è necessaria “una nuova architettura internazionale dello sviluppo” (titolo del rapporto) che necessita “riforme globali e sistemiche per consentire ai paesi poveri di integrare i mercati mondiali”.
In altre parole, bisogna cambiare rotta. “Le misure adottate fino ad oggi per appoggiare i paesi più poveri hanno avuto effetti più simbolici che pratici” sottolinea l’UNCTAD, che punta il dito contro l’approccio dei donatori internazionali fondato su una crescita alimentata dal commercio. “Nella maggior parte dei casi, non hanno favorito lo sviluppo delle capacità produttive. Ora, l’assenza di tali capacità costituisce la chiave delle debolezze economiche strutturali dei paesi meno avanzati”.
Il fenomeno più inquietante riguarda il contrasto tra l’aumento dei poveri in un periodo (2002-2007) di forte crescita economica (+7% in media). Il numero degli individui costretti a vivere in estrema povertà sono “aumentati di 3 milioni all’anno” per raggiungere quota 421 milioni nel 2007, cioè il 53% della popolazione dei paesi molto poveri.
Nonostante una buona resistenza nei confronti della crisi, questi paesi rimangono molto fragili. Per l’UNCTAD, l’eccessiva dipendenza dalle importazioni “è devastatrice”. Le spese per importare beni alimentari sono passate da 9 miliardi di dollari nel 2002 a 23 miliardi nel 2008. “E’ un dato molto allarmante” sostiene il direttore dell’UNCTAD, Supachai Panitchpakdi, che rivela altri punti di debolezza strutturale: delle economie poco diversificate, pochi risparmi interni, una più grande dipendenza dal risparmio estero e un’accelerazione delle risorse naturali. “Tutti fattori che rendono ancor più difficile lo sviluppo dei paesi più poveri”.
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