Volontariato

Povertà. Quel 21% d’Europa

Sembrava una parola che apparteneva solo al passato del nostro continente. Intervista a Mary Coughlan.

di Carlotta Jesi

Può un Paese con il più alto numero di abitanti a rischio povertà in Europa, il 21%, sconfiggere l?indigenza che minaccia 55 milioni di europei? A Bruxelles ci credono in pochi. Ma è Dublino l?unica città coi titoli per rispondere a questa domanda. Perché è lì che negli ultimi 10 anni il Pil pro capite è passato dal 90 al 125% della media europea, il maggior progresso fra tutti i Paesi d?Eurolandia. Perché è lì che vive e lavora Mary Coughlan. Biondissima ministra degli Affari sociali e della famiglia in forza al Fianna Fail, il partito di centrodestra che governa l?Irlanda e che, il primo gennaio scorso, ha assunto la presidenza dell?Ue. Con questo obiettivo: combattere la povertà in cui vive il 15% dei suoi cittadini. Il tutto in sei mesi, durante i quali il Fianna Fail dovrà anche organizzare l?entrata in Europa di 10 nuovi Paesi membri e rilanciare la Convenzione. Una missione impossibile?
Non per un ministro che ha 39 anni, un marito, due figli e il pallino di citare Robert Kennedy: “Ogni volta che un uomo si batte per un ideale, o agisce per migliorare la condizione degli altri, o protesta contro un?ingiustizia, genera un debole gorgoglìo di speranza che si trasforma in una corrente capace di spazzare via l?oppressione”. La frase risale al 1966, ma secondo la Coughlan vale anche oggi, “perché la politica serve proprio a questo”.
Vita: Crede che l?Irlanda abbia una sensibilità particolare per il problema della povertà e che questa sensibilità potrà aiutarvi a combatterla in Europa?
Mary Coughlan: Combattere la povertà e una delle sue più gravi conseguenze, l?emigrazione di massa, è stata una delle nostre sfide più importanti a partire dalla grande carestia dell?Ottocento. L?entrata dell?Irlanda in Europa, probabilmente, è stato il fattore più importante che ci ha consentito di raggiungere il livello di indipendenza economica necessario a garantire un lavoro e uno standard di vita decente per la popolazione. Oggi siamo diventati un Paese di immigrazione con una piccolissima percentuale, volontaria, di emigrazione. Ma siamo molto più consapevoli di altri di quant?è vulnerabile il successo economico. La nostra priorità, insieme a una crescita economica sostenibile, è abbinare migliori opportunità di lavoro con una maggiore coesione sociale. Per questo mettiamo tanta enfasi sulle strategie per l?occupazione e contro la povertà a livello nazionale e internazionale.
Vita: Eppure il suo Paese ha assunto la presidenza dell?Ue con la maglia nera della povertà. Come può sconfiggerla sul piano europeo se è ancora un problema a livello nazionale?
Coughlan: Il numero di cittadini a rischio povertà è cresciuto nonostante il più grande aumento di fondi destinati alla lotta all?indigenza nella storia del nostro Paese. Ciò è accaduto perché, in generale, i redditi sono aumentati moltissimo durante il boom economico tra la metà degli anni 90 e il 2002. Ma per i pensionati, per chi vive grazie ai sussidi sociali o con il reddito minimo, questi aumenti, anche se sostanziali, non hanno tenuto il passo degli altri. Gli indici di povertà che misurano sia le cose di cui si è privi che le entrate, comunque, segnano una diminuzione, dal 15% della popolazione nel 1994 al 5% nel 2001. E abbiamo ottenuto anche una sostanziale diminuzione del tasso di disoccupazione. Gran parte del recente successo irlandese si deve alla strategia governativa di intensificare la sua collaborazione con i partner sociali. Strategia che, dal 1987, ha permesso di siglare una serie di accordi nazionali sulle politiche economiche e sociali. A cominciare da quello sulla moderazione degli stipendi in cambio di livelli più bassi di tassazione.
Vita: Qual è, secondo lei, la migliore strategia per battere la povertà e l?esclusione sociale in Europa?
Coughlan: Creare nuove e migliori opportunità di lavoro è il principale strumento per sconfiggere l?indigenza e l?esclusione sociale. Uno stipendio solleva i lavoratori e le loro famiglie dalla povertà e li rende un più efficace sostegno per chi non può lavorare. Inoltre, bisogna aumentare i sostegni alla salute, alla casa e all?educazione per i cittadini più vulnerabili. Sono convinta che la maggiore ricchezza generata da uno sviluppo economico sostenibile renda possibile fare investimenti in questi campi. In aprile, la presidenza irlandese organizzerà una conferenza dedicata alla mobilità e all?inclusione sociale offrendo un forum di scambio per discutere sul modo migliore di garantire queste reti di sostegno a uno dei gruppi più vulnerabili d?Europa: gli immigrati.
Vita: In concreto, che strumenti intendete usare per promuovere la lotta alla povertà in Europa?
Coughlan: La presidenza irlandese arriva a metà dei dieci anni che l?Europa si è data per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Conferenza di Lisbona, e cioè ottenere un impatto decisivo nella lotta alla povertà e all?esclusione sociale entro il 2010. Lo scorso luglio, i Paesi membri hanno presentano il loro secondo Piano nazionale per raggiungere quegli obiettivi. E, in base alle proposte fatte, a dicembre del 2003 la Commissione ha adottato e pubblicato il suo secondo Rapporto sull?inclusione sociale. Questo documento fornirà la base per un nuovo rapporto congiunto di Commissione e Consiglio, che presenteremo in marzo, focalizzato in particolare sulle diverse cause di esclusione sociale e povertà che si riscontrano nelle varie regioni europee. Ma ci dedicheremo anche all?alto tasso di indigenza ed esclusione che oggi colpisce particolari comunità che risiedono nelle città, come gli immigrati.
Vita: Coinvolgerete la società civile e le categorie svantaggiate nella vostra lotta all?indigenza?
Coughlan: Il 28 e il 29 maggio, la presidenza irlandese organizzerà a Bruxelles una conferenza dedicata alle categorie che hanno un?esperienza diretta della povertà nei vari Stati membri.
Vita: In maggio, 10 nuovi Paesi con un?alta percentuale di cittadini a rischio povertà entreranno in Europa. Qual è il modo migliore di aiutarli?
Coughlan: La storia dell?Irlanda insegna che entrare nell?Ue può aiutare i Paesi meno sviluppati a combattere la povertà. Innanzitutto, trarranno dei benefici dall?aver accesso al mercato europeo. E quindi dovranno ricevere aiuti per lo sviluppo di infrastrutture, per la modernizzazione del loro sistema agricolo e per aggiornare le competenze della loro forza lavoro. Ma, contemporaneamente, bisognerà aiutarli a sviluppare politiche sociali efficaci. A cominciare dall?implementazione del Regolamento europeo sulla sicurezza sociale dei lavoratori migranti: una delle sfide più importanti che attende i 10 Paesi entranti.

Info:
La sfida irlandese

C?è Dublino a guidare questo semestre europeo che viene dopo quello guidato da Berlusconi. E l?Irlanda ha messo tra le sue priorità la lotta alla povertà che, nel vecchio continente, riguarderebbe, come realtà o come imminente minaccia, il 21% della popolazione. L?Irlanda ha una grande esperienza nella lotta alla povertà: dal 1994 al 2001 è riuscita ad abbassare il proprio indice dal 15 al 5%. Puntando soprattutto sulla lotta alla disoccupazione, per conseguire gli obiettivi fissati a Lisbona nel marzo 2000.

Consiglio europeo di Lisbona

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