Volontariato

Povertà: la sintesi del Rapporto Caritas

Il 12 % delle famiglie residenti in Italia - esattamente 7.828.000 cittadini - vive sotto la soglia di povertà. La sintesi della ricerca

di Redazione

Il 12 per cento delle famiglie residenti in Italia – esattamente 7.828.000 cittadini – vive sotto la soglia di povertà: un dato rimasto pressoché invariato negli ultimi 5 anni. Nel mezzogiorno risiedono il 56 per cento delle famiglie disagiate (povertà relativa) e addirittura il 75,1 per cento delle famiglie assolutamente non abbienti (povertà assoluta) (Istat, Rapporto sulla povertà economica in Italia, 2002). Risponde a molte domande sulla povertà in Italia ?Cittadini invisibili. Rapporto 2002 su esclusione sociale e diritti di cittadinanza?, elaborato da Caritas Italiana e Fondazione Zancan ed edito da Feltrinelli. Il Rapporto, a cura di Walter Nanni e TizianoVecchiato, rappresenta, dopo le ultime tre edizioni (?I bisogni dimenticati?, Feltrinelli, 1997, ?Gli ultimi della fila?, Feltrinelli, 1998; ?La rete spezzata?, Feltrinelli, 2000), la quarta uscita di un’opera di divulgazione, sensibilizzazione e approfondimento scientifico sulle tematiche del disagio e dell?emarginazione sociale in Italia. Partendo dalle importanti modificazioni legislative determinate dalla modifica del titolo V della Costituzione, con la conseguente attribuzione di responsabilità alle Regioni in materia socio-assistenziale, il Rapporto 2002 si propone di verificare in quale misura, su alcuni specifici aspetti di disagio sociale, siano garantiti a tutti i cittadini i livelli essenziali di assistenza così come enunciati nel testo della legge quadro nazionale 328/2000. Inoltre, si concentra sul fenomeno della partecipazione sociale e della cittadinanza attiva: ?cittadini invisibili? sono quei cittadini che non riescono a rendersi concretamente presenti nella città e nella vita sociale a causa di una situazione di svantaggio o a causa di un diffuso disinteresse alla partecipazione alla vita sociale. Oltre ai numerosi dati inediti e aggiornati e a una serie di elementi di valutazione qualitativa sui fenomeni indagati, il testo fa il punto sullo stato attuale dei servizi e presenta alcune proposte e risposte, nell’ottica del coinvolgimento comunitario. Nel corso dell?esposizione si trovano anche numerose ?schede? di approfondimento, in cui vengono presentate sinteticamente alcune esperienze di ricerca sul campo, promosse da Istituti specializzati, Università, pubblicazioni scientifiche, Caritas diocesane, organismi del volontariato e dell?associazionismo ecc. Dopo una prima parte in cui vengono date alcune coordinate legislative e di politica sociale (?Per un welfare universalistico e solidale? di Tiziano Vecchiato; ?Federalismo e solidarietà: quale incontro?? di Maurizio Giordano; ?Cittadinanza attiva e partecipazione sociale? di Domenico Rosati), il volume si concentra su alcune specifiche problematiche. Il primo capitolo della seconda parte (?Servizi e sostegno alle persone disabili in situazione di disagio?), scritto da Salvatore Nocera e Walter Nanni, si sofferma sul tema della disabilità. Complessivamente, si osservano in questo settore alcune aree di sviluppo positivo, con la presenza di alcune sacche di inefficienza e di ritardo nell?assunzione delle responsabilità pubbliche, dovute a una legislazione che fa fatica a trovare una piena e compiuta realizzazione. Come in altri settori del sociale si osserva inoltre una distribuzione a macchia di leopardo di servizi e opportunità, secondo una disparità territoriale che non fa che penalizzare i diretti interessati. Qualche dato e qualche nodo critico. ß I disabili di 6 anni e più che vivono in famiglia sono 2 milioni 615 mila. A questi dati va aggiunta una quota di altri 165.538 disabili presenti in residenze. ß Si osserva un tasso di disabilità del 6 per cento nell?Italia insulare e del 5,2 per cento nell?Italia Meridionale, mentre tale tasso scende al 4,4 per cento nell?Italia Nord-Orientale e al 4,3 per cento nell?Italia Nord-Occidentale. Valle d?Aosta e Trentino Alto Adige hanno un tasso inferiore alla metà di quello rilevato in Calabria e Sicilia. ß La percentuale media di alunni con handicap frequentanti le scuole non statali è pari a circa un terzo di quella registrata nelle scuole statali. ß La percentuale di alunni con minorazione visiva è la più bassa (0,02 per cento in media), seguita da quella della minorazione uditiva, compresa tra un minimo di 0,04 e un massimo di 0,24 per cento, mentre il grosso è costituito dal termine generico di ?handicappati psicofisici? (da 0,47 a 2,38 per cento), di cui il circa il 16/17 per cento sono alunni con handicap esclusivamente o prevalentemente motorio e fisico. La stragrande maggioranza di alunni con handicap, dunque, è costituita da ragazzi con ritardo mentale lieve, medio o grave, con insufficienza mentale, con cerebrolesioni e con autismo. Per queste persone diventano necessari percorsi didattici personalizzati. ß Ben il 32,6 per cento dei disabili non ha alcun titolo di studio, contro il 5,2 per cento dei non disabili. Maggiormente svantaggiate le donne, con una percentuale del 36,2 per cento. ß Si stima che i disabili disoccupati non raggiungano le 150 mila unità, pari al 21 per cento delle persone disabili in età lavorativa ß Per l?anno scolastico 2002/2003 risultano iscritti a scuola circa 136 mila alunni con handicap. Il numero dei posti di sostegno in organico di diritto assegnati dal Ministero per lo stesso anno è pari a circa 57 mila. Un semplice calcolo dimostra che occorrerebbero altri 11 mila posti da istituire in organico per raggiungere un numero di insegnanti specializzati pari alla metà del numero degli alunni, in modo da consentire un rapporto medio di un insegnante ogni due alunni, considerato mediamente un livello essenziale. Il secondo capitolo, elaborato da Elisabetta Neve, tratta il tema delle ?Donne in difficoltà?. Sono stati studiati in particolare alcuni fattori che contraddistinguono la condizione femminile e la espongono a particolari rischi: il tipo e il grado di dipendenza economica cui è sottoposta la donna; l?uso del tempo; la disparità nella disponibilità di risorse socioeconomiche, specialmente nell?ambito del lavoro e della famiglia, che crea ancora oggi forti asimmetrie tra donne e uomini. Nel testo vengono inoltre delineate in modo approfondito alcune situazioni specifiche di donne in difficoltà: la donna violata, la donna povera, la madre sola e la donna prostituita. Qualche dato e qualche nodo critico. ß La lavoratrice madre occupata ha mediamente un carico di lavoro di 13 ore e mezza al giorno, di cui 7 ore e un quarto dedicate al lavoro familiare. L?uomo invece occupa per la casa circa 1 ora di tempo al giorno. ß Le donne italiane sono quelle che in assoluto, rispetto ai paesi industrializzati, lavorano di più: le ore giornaliere totali superano del 28 per cento quelle degli uomini, mentre negli altri paesi occidentali le donne lavorano complessivamente il 13 per cento di più degli uomini. ß Tra le coppie più giovani (con donne fino ai 34 anni), quelle in cui tutti e due i partner lavorano raggiungono il 70,9 per cento nel Nord-Est, il 67,5 per cento nel Nord-Ovest, il 50,5 per cento nel Centro. È invece diminuita la quota di coppie con donna casalinga: da 31,9 per cento a 27,1 per cento. ß Si parla oggi di ?tripla presenza?: cresce l?impegno per la donna nella cura degli anziani. È stato calcolato che mentre nei primi decenni del ventesimo secolo la donna italiana dedicava 19 anni della sua vita ad allevare figli e 9 a curare genitori e suoceri, alla fine del ventesimo secolo il rapporto si è invertito: il lavoro di cura degli anziani assorbe 18 anni di vita, e quello per i figli si è ridotto a 17 anni. ß L?84 per cento di tutti i nuclei monogenitoriali è costituito dalla sola madre; le donne più difficilmente degli uomini ricostruiscono una famiglia dopo la separazione o il divorzio. ß In Italia, al 1° gennaio 2001 sono risultate 393.663 le donne divorziate, pari all?1,3 per cento di tutte le donne italiane. Tra i maschi l?incidenza dei divorziati è inferiore (0,9 per cento). ß Nel 1999 si sono registrati 4,5 separazioni e 2,4 divorzi ogni 1.000 coniugate. La concentrazione maggiore è al Nord. ß 714.000 donne hanno subito violenza o tentata violenza nell?arco della vita: ben il 93,2 per cento delle tentate violenze e l?82,7 per cento delle violenze non sono mai state denunciate. Metà delle violenze sessuali (54,2 per cento) è stata opera di persone conosciute ed è stata consumata in luoghi inaspettati (casa di amici, automobile, casa propria). ß Il 4,2 per cento della popolazione femminile ha subito molestie sul luogo di lavoro nell?arco della vita. ß Il 65 per cento delle prostitute lavora in strada; il business della prostituzione in Italia si aggira sui 180 miliardi di vecchie lire al mese. Il capitolo curato da Alfredo Carlo Moro approfondisce il tema ?Minori in situazione di disagio?. L?autore sostiene la tesi che per prevenire e superare le situazioni di disagio di tanti giovani è certamente importante l?intervento delle amministrazioni pubbliche, ma è principalmente necessario che la comunità, nel suo insieme, si senta in prima persona responsabile dello sviluppo umano dei suoi membri più giovani, senza delegare totalmente ai servizi un compito che è principalmente suo: “chi cresce ha bisogno non solo di molte informazioni ma anche di educazione, secondo l?etimo e-ducere, di qualcuno che si ?ponga accanto? per aiutare a uscire dalle proprie insufficienze: non si diviene adulti perché si conosce il mondo ma solo se si hanno gli strumenti per affrontarlo e superarne le difficoltà e carenze”. Qualche dato e qualche nodo critico. ß È solo rituale l?affermazione che l?allontanamento dalla famiglia è temporaneo e funzionale a un effettivo recupero della relazione genitoriale insufficiente: non rientrano mai in famiglia il 33 per cento dei ricoverati in strutture residenziali e il 62,6 per cento dei ragazzi in affidamento familiare; rispettivamente il 7 e il 5,8 per cento rientrano in famiglia solo una volta ogni 6 mesi o ancor più raramente; il 21,5 per cento dei ricoverati in strutture residenziali e il 21,4 per cento dei ragazzi in affidamento familiare non ricevono mai una visita dei propri genitori. ß Tra il 1989 e il 1998 quasi 400 mila figli sono stati affidati o a uno dei genitori o a terzi. ß Ben 334 minorenni sono stati denunciati nel 1998 come autori di violenze sessuali. ß Ben 755 mila ragazze tra i 14 e i 17 anni hanno dichiarato negli anni 1997-98 di aver subito nei tre anni precedenti molestie fisiche, esibizionismi, telefonate oscene, tentativi di stupro. ß Nel 1999, 202 minori sono stati vittime nel reato di prostituzione minorile. Non appare inverosimile il dato che emerge da numerose ricerche secondo cui l?8/10 per cento delle prostitute di strada è minorenne. ß Sono in diminuzione i suicidi e i tentativi di suicidio: il tasso è sceso dallo 0,21 per cento del 1993 allo 0,06 per cento del 1998. ß In crescita i dati di ragazzi in trattamento presso i Sert: contro gli 89 nella fascia di età fino a 15 anni dell?anno 1995, si hanno 143 soggetti nel 1998. ß L?8 per cento dei ragazzi tra i 12 e i 25 anni soffre di un qualche disturbo alimentare del comportamento, più o meno grave. ß La percentuale di minori che commettono delitti nel nostro paese è di gran lunga inferiore a quella di altri paesi europei: nell?anno 1998, su 1.000 minori imputabili la percentuale di minori denunciati è stata del 43,5 in Francia, dell?81,9 in Germania, del 33,0 in Inghilterra e Gallese e solo del 9,7 in Italia. ?Famiglie e responsabilità genitoriali? è l?argomento preso in esame da Paola Milani, pedagogista, che affronta una serie di difficoltà delle giovani coppie con figli piccoli. Il capitolo si snoda intorno a un interrogativo di base: come il sistema dei servizi sta oggi, in Italia, effettivamente sostenendo il ?ruolo delle famiglie nella formazione e nella cura della persona?? Quali azioni sono state realizzate per sostenere le responsabilità e i compiti educativi delle famiglie? Chi e come sostiene questa responsabilità e come le famiglie sono messe in grado di esercitarla? Qualche dato e qualche nodo critico. ß La numerosità media dei componenti per famiglia è più bassa al Nord rispetto al Sud e alle Isole e passa da un minimo di 2,4 componenti medi per la famiglia del Nord-Ovest a un massimo di 2,9 componenti medi del Sud. Rispetto a una volta, il processo di semplificazione delle strutture familiari continua a far registrare un incremento del numero di famiglie – passate, tra il 1988 e il 200, da 19 milioni e 872 mila a 22 milioni e 226 mila – e la diminuzione del loro numero medio di componenti (da 2,9 a 2,6). ß L?Italia si caratterizza per il più basso livello di fecondità mai osservato in una popolazione in condizioni non perturbate da eventi catastrofici e, nel contempo, per elevati livelli di sopravvivenza media. Diminuiscono i bambini e aumentano gli anziani; aumentano i single e le coppie senza figli. La differenza territoriale è marcata: nel Nord-Ovest abbiamo la quota più alta di single, di famiglie monogenitoriali e di coppie senza figli, mentre nel Sud le coppie con figli superano ancora il 50 per cento. ß Nei comuni centro di grandi aree metropolitane la percentuale di famiglie composte da un solo individuo arriva al 29,7 per cento. ß Le donne oggi hanno figli intorno ai 30 anni, in un momento cioè in cui sia la donna che l?uomo sono nel pieno della loro attività lavorativa. ß Si parla di famiglie con tre madri: la mamma del figlio, spesso unico, la mamma della mamma, la mamma del papà, tutte giovani e attive vista l?attuale speranza di vita della donna occidentale. I nonni assumono così un rilievo preponderante nella cura dei bambini da 0 a 2 anni: quando i genitori sono al lavoro lasciano il figlio ai nonni nel 62,8 per cento dei casi, mentre alle baby-sitter è affidato il 6 per cento dei bambini. ß Anche se rispetto al passato si possono notare significativi cambiamenti, i ruoli nella coppia sono sempre molto marcati: recenti ricerche segnalano che gli uomini fanno la spesa, ma non lavano la biancheria e soprattutto non la stirano, fanno da mangiare ma non puliscono la casa o meglio passano solo l?aspirapolvere. Il 19,2 per cento dei padri dà da mangiare al bambino tutti i giorni; il 18,4 per cento cambia il pannolino; il 23,9 per cento lo mette al letto; il 15,7 per cento lo veste, il 7,7 per cento gli fa il bagno. Tali percentuali interessano tutte le aree del paese senza differenze geografiche; si alzano se la donna lavora o se il titolo di studio del padre è più alto. Infine, sono proposti nel volume i risultati di un?indagine nazionale condotta dalla Caritas Italiana sul fenomeno in crescita dell?accattonaggio su strada (?I nuovi mendicanti: accattonaggio ed elemosina nella società post-industriale? di Walter Nanni e Laura Posta). Il fenomeno è in evidente aumento sulle strade delle città italiane, secondo modalità sempre diverse, a cui non sono estranee forme organizzate di sfruttamento della persona. Il case-study presenta 21 interviste biografiche realizzate nel periodo compreso tra novembre 2001 e febbraio 2002. Un punto che ricorre con allarmante frequenza nella storia degli intervistati è la precarietà e irregolarità delle carriere lavorative pregresse degli intervistati: un dato che fa riflettere, vista la crescente diffusione nel mercato del lavoro italiano di condizioni lavorative non stabili, come il lavoro interinale, le collaborazioni, le consulenze. Oggi l?aver maturato un?esperienza lavorativa, anche per lunghi periodi e in settori e comparti professionali di un certo livello, non è più un elemento che può garantire di per sé una protezione certa dalla caduta in uno stato di povertà. Dati di sintesi per un quadro generale – 2 milioni 615 mila disabili di 6 anni e più in Italia (in famiglia); – 165.538 disabili presenti in residenze; – il 32,6% dei disabili non ha alcun titolo di studio; – l?80% delle persone disabili in età lavorativa è disoccupato; – l?84% di tutti i nuclei monogenitoriali è costituito dalla sola madre; – il 79% delle donne anziane sole possiede al massimo la licenza elementare; – le donne sono titolari di circa l?80% delle pensioni sociali e di reversibilità; – sono un milione e 400 mila le famiglie con madre sola in Italia; – 714.000 le donne che hanno subito uno stupro o un tentato stupro; – solo l?1,3% dei tentati stupri e il 32% degli stupri è stato denunciato; – le donne molestate nel nostro paese risultano essere 9 milioni e 420.000, pari al 51,6% della popolazione femminile dai 14 ai 59 anni; – 14.945 sono i minori ancora presenti in istituto; – l?8-10% delle prostitute di strada è minorenne; – solo il 29,7% delle donne ha partecipato a un corso di preparazione al parto; – il 76% delle donne che lavora con figli da 0 a 5 anni ricorre ai nonni; – circa il 50% delle donne lavora complessivamente 60 ore o più a settimana tra lavoro intra ed extrafamiliare; – il 25,2% delle madri di 25-34 anni ha interrotto l?attività lavorativa a causa della nascita dei figli.


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